Siria e Libano saranno inclusi negli Accordi di Abramo?

di Redazione ETI/Oren Shalom
1 Luglio 2025 11:00 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Il ministro degli Esteri israelieano Gideon Saar ha ospitato recentemente il ministro degli Esteri austriaco Beata Meinl-Reisinger presso il ministero degli Esteri a Gerusalemme. Dopo l’incontro, si è tenuta una conferenza stampa.

Riguardo alla possibilità di estendere gli Accordi di Abramo, il ministro israeliano ha affermato: «Noi abbiamo interesse a includere Paesi come la Siria e il Libano, nostri vicini, nel cerchio della pace e della normalizzazione, preservando al contempo i nostri interessi vitali e di sicurezza. Israele ha applicato le sue leggi alle alture del Golan più di 40 anni fa e, in qualsiasi accordo di pace, il Golan rimarrà parte integrante dello Stato di Israele».

Sa’ar ha anche affrontato la possibilità di raggiungere un accordo con gli ostaggi e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: «Israele è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo con gli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza. Noi abbiamo detto ‘sì’ alle proposte dell’inviato americano Steve Witkoff più e più volte. Purtroppo, fino a questo momento Hamas non lo ha fatto […] Naturalmente, ci sono significative divergenze: noi ci rifiutiamo di accettare i diktat di Hamas riguardo alla fine della guerra. Hamas vuole porre fine alla guerra mantenendo di fatto il suo controllo sulla Striscia di Gaza, cosa che non garantirebbe la sicurezza di Israele, né permetterebbe la stabilità regionale. Hamas sta cercando di usare gli ostaggi per imporre tale risultato, ma noi restiamo focalizzati sui nostri obiettivi», ha spiegato il ministro degli Esteri israeliano.

COSA SONO GLI ACCORDI DI ABRAMO

Gli Accordi di Abramo sono una serie di accordi di normalizzazione delle relazioni tra Israele e alcuni Paesi arabi, mediati dagli Stati Uniti. Il nome “Accordi di Abramo” è stato scelto per sottolineare il patriarca Abramo come figura comune e condivisa da ebraismo e islam. Questi accordi, firmati a partire dal 2020, hanno rappresentato un cambiamento significativo nella politica mediorientale, rompendo con il tradizionale principio arabo secondo cui la normalizzazione con Israele dovesse avvenire solo dopo una risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

I Paesi firmatari sono: Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan, Marocco e appunto Stati Uniti.

I dettagli variano leggermente tra i diversi accordi, ma i temi comuni e fondamentali prevedono la piena normalizzazione delle relazioni diplomatiche e la cooperazione in vari settori economici, negli scambi culturali e nella sicurezza. Ma soprattutto prevedono il reciproco riconoscimento della sovranità, la risoluzione pacifica delle controversie e l’impegno a comporre tutte le dispute attraverso mezzi pacifici, in linea con la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale. In questo modo, gli accordi di Abramo dovrebbero garantire, nelle intenzioni, la pace e la stabilità in Medio Oriente.

Gli Accordi hanno rotto il precedente “consenso arabo” di subordinare la normalizzazione con Israele alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese e favorito la formazione di nuovi allineamenti strategici in Medio Oriente, spesso guidati da una comune percezione della minaccia iraniana e dalla volontà di rafforzare la sicurezza regionale.

Sebbene gli Accordi di Abramo non abbiano affrontato direttamente la questione palestinese, la loro firma è stata accompagnata dalla sospensione del piano di Israele di annettere parti della Cisgiordania. Tuttavia, la questione palestinese rimane centrale e non risolta, e la sua gestione è un fattore critico per la stabilità a lungo termine degli accordi.

 


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