Dopo l’annuncio del cessate il fuoco nella guerra aerea tra Iran e Israele, Maryam Rajavi, presidente eletto del Consiglio nazionale della resistenza iraniana in esilio a Parigi, ha esortato il popolo iraniano a porre fine al regime del leader supremo Ali Khamenei. Le sue dichiarazioni sono giunte il giorno dopo che Reza Pahlavi, ultimo erede degli scià di Persia, ha invitato gli Stati occidentali a riconoscere la necessità di un cambio di regime per garantire pace duratura e stabilità regionale.
Le parole di Rajavi hanno preceduto l’annuncio del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha ordinato un attacco su Teheran in risposta al lancio di missili iraniani, in violazione del cessate il fuoco. «Il cessate il fuoco e la fine della guerra rappresentano un passo verso la terza via: né conflitto né conciliazione», ha dichiarato Rajavi in un comunicato, dopo che il presidente Trump, ha confermato l’entrata in vigore della tregua nella guerra aerea iniziata il 13 giugno. «Tocca al popolo iraniano, nella lotta per il proprio futuro, abbattere Khamenei e la dittatura», ha aggiunto, delineando una visione di repubblica democratica, non nucleare, con separazione tra religione e Stato, uguaglianza di genere e autonomia per le diverse nazionalità iraniane.
Sabato, dopo i bombardamenti americani su installazioni nucleari iraniane, Trump ha accennato alla possibilità di un rovesciamento dei leader religiosi di Teheran, pur chiarendo che l’obiettivo era distruggere il programma nucleare iraniano. Le autorità di Teheran non hanno replicato immediatamente alle parole di Rajavi. L’Iran sostiene che il proprio programma nucleare abbia scopi pacifici e respinge le accuse di voler sviluppare armi atomiche.
OPPOSIZIONE BANDITA
Il Consiglio nazionale della resistenza iraniana — noto in persiano come Mujahideen-e-Khalq — è un’organizzazione vietata in Iran. Fino al 2012, Stati Uniti e Unione Europea lo hanno classificato come gruppo terroristico. Sebbene critici ne contestino il sostegno interno e i metodi operativi, il gruppo si distingue per la capacità di mobilitare seguaci. «Nella sua lotta secolare, il popolo iraniano ha pagato un prezzo altissimo, opponendosi con rivolte alle dittature dello Scià e dei religiosi», ha affermato Rajavi.
Lunedì, Reza Pahlavi ha invitato polizia, esercito e forze di sicurezza iraniane a disertare i leader del Paese. Ma l’opposizione al governo clericale rimane frammentata, priva di una guida unitaria e composta da diversi gruppi etnici. Un confronto diretto con la Repubblica Islamica richiederebbe probabilmente un’insurrezione popolare, ma gli analisti dibattono sulla sua fattibilità e tempistica.
Durante il conflitto aereo, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana ha adottato un profilo discreto, limitando le comunicazioni per non sembrare favorevole a una guerra guidata da Israele, secondo fonti citate da Reuters. I Mujahideen hanno partecipato alla Rivoluzione islamica del 1979, ma successivamente si sono scontrati con i religiosi al potere, combattendoli durante la guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta. Nelle proteste di massa contro il regime, il gruppo si è distinto sui social media, documentando gli eventi con informazioni da fonti interne. Teheran lo accusa regolarmente di istigare disordini e nell’ultimo anno diversi suoi attivisti sono stati giustiziati.
Nel 2002, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana ha rivelato per primo l’esistenza di un programma iraniano di arricchimento dell’uranio.