Usa, la Corte Suprema ribalta la storica sentenza sull’aborto Roe vs Wade

Di Matthew Vadum contributor

Il 24 giugno 2022 la Corte Suprema statunitense ha ribaltato la storica Roe vs Wade, la sentenza che nel 1973 ha invalidato una serie di leggi federali e statali che limitavano l’aborto, rendendolo ampiamente legale a livello nazionale.

La Corte, attualmente a maggioranza conservatrice, ha deliberato per 6 voti contro 3 in favore di una legge del Mississippi che vieta l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza. Mentre il voto che ha formalmente ribaltato la Roe v. Wade è stato di 5 a 4, con il giudice John Roberts che si è espresso in favore della convalida della legge del Mississippi ma non dell’abolizione tout curt del precedente Roe v. Wade.

La sentenza di 116 pagine ha anche annullato il precedente gemello del 1992 noto come Planned Parenthood v. Casey, secondo il quale i singoli Stati non potevano imporre restrizioni significative all’aborto prima che per un feto diventi possibile la vita fuori dell’utero.

La sentenza Casey non specificava quando ciò diventasse possibile, ma suggeriva che fosse all’incirca verso la ventiquattresima settimana di gravidanza.

La sentenza del 24 giugno è arrivata nell’ambito della Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization (fascicolo del tribunale 19-1392).

Nel processo, l’unica clinica per aborti con licenza statale del Mississippi contestava la legge statale sull’età gestazionale, che consente aborti dopo 15 settimane di gestazione solo per emergenze mediche o gravi anomalie fetali. E citando la Roe v. Wade, i tribunali di grado inferiore avevano giudicato incostituzionale la legge statale.

Una prima bozza delle motivazioni della sentenza della Corte Suprema è stata pubblicata il 2 maggio dalla rivista Politico, che non ha rivelato la sua fonte. La Corte sta indagando sulla fuga di notizie, ma non sono stati divulgati dettagli sull’indagine in corso.

Ad ogni modo, il giudice Samuel Alito ha messo per iscritto il parere della maggioranza. Mentre il giudice Stephen Breyer ha scritto un parere discordante che ha ottenuto il sostegno degli altri due giudici liberali.

Alito ha spiegato nel suo parere perché la maggioranza dell’attuale Corte Suprema ritiene che che la Roe vs Wade sia stata giudicata erroneamente 49 anni fa: «L’aborto presenta una profonda questione morale su cui gli americani hanno opinioni fortemente contrastanti. Alcuni credono con fervore che una persona umana nasce al momento del concepimento e che l’aborto pone fine a una vita innocente. Altri ritengono altrettanto fermamente che qualsiasi regolamentazione dell’aborto invade il diritto della donna di controllare il proprio corpo e impedisce alle donne di raggiungere la piena uguaglianza. Ancora altri in un terzo gruppo pensano che l’aborto dovrebbe essere consentito in alcune, ma non in tutte le circostanze, e quelli all’interno di questo gruppo hanno una varietà di opinioni sulle particolari restrizioni che dovrebbero essere imposte».

Per i primi 185 anni dopo l’adozione della Costituzione degli Stati Uniti, «ogni Stato è stato autorizzato ad affrontare questo problema in accordo con le opinioni dei suoi cittadini», ma poi nel 1973 la Corte Suprema ha emanato la Roe v. Wade. Nonostante la Costituzione non menzioni l’aborto, la Corte ha ritenuto che «[la Costituzione, ndr.] conferisce un ampio diritto ad ottenerne uno».

La corte non ha affermato «che la legge americana o la common law abbiano mai riconosciuto un tale diritto, e la sua rassegna della storia variava dal costituzionalmente irrilevante (ad esempio, la sua discussione sull’aborto nell’antichità) al chiaramente errato (ad esempio, la sua affermazione che l’aborto probabilmente non è mai stato un crimine secondo la common law)», ha proseguito Alito. «Dopo aver elencato un’ampia gamma di altre informazioni che non incidono sul significato della Costituzione, il parere [della Roe v. Wade, ndr.] si concludeva con un insieme di regole molto simili a quelle che si potrebbero trovare in uno statuto emanato da un Parlamento».

La corte aveva creato uno schema in cui «ogni trimestre di gravidanza era regolato in modo diverso, ma la linea più critica veniva tracciata all’incirca alla fine del secondo trimestre, che, all’epoca, corrispondeva al punto in cui si pensava che un feto raggiungesse ‘vitalità’, cioè la capacità di sopravvivere al di fuori del grembo materno».

Sebbene la Roe v. Wade riconoscesse che gli Stati «avevano un legittimo interesse a proteggere la ‘vita potenziale’», stabiliva che questo interesse non giustificava l’imposizione di restrizioni agli aborti nella fase precedente a quella di ‘vitalità’. La sentenza della Corte non offriva alcuna spiegazione per questa constatazione, che anche i sostenitori dell’aborto hanno avuto difficoltà a difendere.

Alito ha quindi sottolineato che uno studioso costituzionale di alto profilo, John Hart Ely, ha scritto che «avrebbe votato per uno statuto molto simile a quello che la Corte ha finito per redigere» se fosse stato «un parlamentare», ma che a suo avviso la Roe v. Wade «non rappresenta materia di diritto costituzionale».

D’altro canto, nel suo parere discordante, il giudice Byron White ha scritto che Roe v. Wade «rappresentava l’esercizio del potere giudiziario puro e ha acceso una controversia nazionale che ha avvelenato la nostra cultura politica per mezzo secolo».

Mentre il giudice Stephen Breyerm, nel suo parere dissenziente, ha contestato il parere della maggioranza in quanto «afferma che dal momento stesso della fecondazione, una donna non ha più alcun diritto. Uno Stato può costringerla a portare a termine una gravidanza, anche ai più alti costi personali e familiari».

«Una restrizione all’aborto – prosegue il giudice Breyerm – è ammissibile quando è razionale secondo la maggioranza, il livello di controllo più basso noto alla legge. E poiché, come ha spesso affermato la corte, proteggere la vita fetale è razionale, gli Stati si sentiranno liberi di adottare ogni sorta di restrizione».

 

Articolo in inglese: Supreme Court Strikes Down Roe v. Wade Abortion Precedent

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