Una dimora piena di Dei, un’antica tradizione cinese

In un passato non molto lontano, i cinesi veneravano liberamente gli antenati e le divinità all’interno delle proprie case. La venerazione e la preghiera erano una parte importante della vita quotidiana ed era stato così fin dai tempi antichi.

Da quando nel 1949 il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha preso il controllo della Repubblica cinese, ha in tutti i modi danneggiato e infine distrutto la cultura tradizionale. Oggi le religioni e i credi tradizionali del popolo cinese sono stati messi al bando e ogni traccia della loro esistenza è stata distrutta o denigrata.

Secondo la dott.ssa Wen-chien Cheng, anche se è probabile che oggetti privati come immaginette di divinità e antenati non esistano più in Cina, molte grandi istituzioni mondiali possiedono ancora esempi di queste immagini. Cheng è anche la co-curatrice di Dei nella mia Casa: I ritratti degli antenati e le immagini degli Dei durante l’anno nuovo cinese, una mostra d’arte al Royal Ontario Museum, in Canada. La mostra ha chiuso il 5 Gennaio 2020.

Molte di queste immagini raramente si sono conservate, perché non venivano considerate oggetti da collezione o perché affisse alle mura delle case, oppure venivano bruciate come parte di riti propiziatori. E ovviamente, molte sono state distrutte dal Pcc.

 

Ritratto degli antenati di una coppia, con un bimbo che si protende verso la donna, simbolo di fertilità; Dinastia Qing (1644 – 1911), da un artista sconosciuto. Pergamena pensile, inchiostro e colori su carta; 54 pollici e mezzo per 30 pollici e mezzo. (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Alcuni dei ritratti degli antenati visionabili oggi furono acquistati da occidentali all’inizio del 20esimo secolo. A quel tempo, la Cina sperimentava enormi disordini politici dopo la caduta della Dinastia Qing e nel corso della rivoluzione repubblicana del 1911. La Cheng ha spiegato che molti cinesi dovettero vendere i propri cimeli religiosi per poter sopravvivere.

E intorno al 1920, molte immagini sono sopravvissute grazie ai missionari e agli esploratori che si trovavano in Cina. I missionari erano affascinati dal fatto che i cinesi adorassero molti Dei, in contrasto al loro unico Dio; volevano studiare quelle immagini per capirne di più. Essi «trovavano quei dipinti curiosi, interessanti ed economici da acquistare».

Gli oggetti nella mostra variano molto in qualità, da ritratti elaborati e commissionati, a semplici stampe su carta. La mostra mette in risalto il fatto che, a prescindere che un devoto fosse ricco o povero, l’intento alla base di ogni immagine era lo stesso: pia devozione.

Definire le immagini delle Divinità

La dott.ssa Cheng invita i visitatori a esplorare la mostra con un senso di curiosità simile a quello che avevano i missionari, perchè nella cultura Cinese la «relazione umana con lo spirito Divino può essere diversa rispetto alle altre culture», ha spiegato.

Poi ha continuato: «Sin dai tempi antichi, i Cinesi hanno riconosciuto e creduto nella presenza di spiriti divini. Essi credevano che “avere una relazione buona e armoniosa tra gli spiriti divini e il mondo terrestre fosse la chiave per mantenere il benessere della gente”. Onorare il divino e ricevere benedizioni è una credenza universale comune a molte religioni».

La dottoressa suggerisce due categorie distinte per le immagini: le divinità universalmente riconosciute, inlcuse quelle propizie per le case; poi i ritratti degli antenati.

Tutti i Cinesi erano consapevoli delle Divinità universali. Esse originarono da varie fonti, come le religioni del Buddismo, Taoismo e da leggende popolari. Ad esempio, la Bodhisattva Buddista della Compassione, Guanyin, può essere vista nelle case in molti modi diversi. Ogni forma che Guanyin assume dipende da quale delle 33 manifestazioni, maschili e femminili, può essere d’aiuto a risolvere un particolare dilemma umano. Queste manifestazioni, ha aggiunto la Cheng, sono spiegate nel Sutra del Loto, una scrittura Buddista. Ad esempio, Guanyin può essere vista come la Dea del parto, che spesso tiene un infante tra le braccia.

Dio del focolare e sua moglie, 19esimo e metà 20esimo secolo. Stampa xilografica, inchiostro e colore su carta; 14 pollici e tre quarti per 7 pollici e mezzo. Jiajiang, Sichuan. (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Altri esempi potrebbero essere diversi Dei del focolare, che proteggono le case oppure Divinità che portano prosperità a particolari professioni. Anche figure leggendarie sarebbero potute essere raffigurate come divinità a guardia di una professione.

 

Dio della Guerra con asce da battaglia, 19esimo fino a metà 20esimo secolo. Stampa xilografica e pittura a mano; 25  5/8 pollici per 16 1/8 pollici. Yangwanfa, Liangping, Chongqing. (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Dio della Guerra con asce da battaglia, 19esimo fino a metà 20esimo secolo. Stampa xilografica e pittura a mano; 25 5/8 pollici per 16 1/8 pollici. Yangwanfa, Liangping, Chongqing. (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Onorare gli antenati

I dipinti degli antenati possono sembrare simili a quelli della tradizione occidentale che venivano affissi in un castello oppure nelle dimore solenni e auliche. La Cheng ha fatto notare che a differenza dei ritratti occidentali, quelli cinesi non venivano messi in mostra per tutto il periodo dell’anno. Venivano esposti per certi periodi di tempo per essere venerati, ad esempio durante l’anno nuovo e poi messi accuratamente da parte.

Ritratto di antenato con donna anziana, Dinastia Qing (1644–1911), artista sconosciuto. Pergamena affissa, inchiostro e colore su seta; 67 7/8 pollici per 38 pollici (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Le famiglie ricche commissionavano i propri ritratti mentre erano ancora in vita, per poi preparare le immagini per la venerazione dopo la morte. La famiglie più povere invece compravano disegni generici di una coppia e aggiungevano il nome della propria famiglia. In queste immagini di solito veniva poi dipinta una tavoletta votiva.

Una tavoletta votiva è un oggetto di legno dedicato a un antenato e che dà all’anima errante un luogo dove risiedere; la tavoletta rappresenta lo spirito del deceduto. Queste tavolette venivano poi di solito conservate in un armadio speciale della casa o nel sepolcro di famiglia.

 

A volte, le tavolette votive rappresentavano Divinità. Ve n’è una alla mostra del Royal Ontario Museum che rappresenta il Dio della fortuna.

 

Piccolo scrigno per le tavolette votive, fine del 18esimo secolo fino a inizio 19esimo secolo. Legno dipinto e dorato; 45 1/4 di pollici per 37  3/8 di pollci per 23 5/8 pollici. Shanxi. (Royal Ontario Museum, 2013)

 

Un pezzo unico è un sepolcro in miniatura: è la prima volta che tale pezzo è in mostra sin dalla sua acquisizione nel 2009. I sepolcri in miniatura venivano commissionati dalle famiglie benestanti per ospitare le tavolette votive e i piccoli sepolcri erano un’imitazione dei sepolcri veri e propri delle famiglie.

La tavoletta votiva rappresenta un’antica credenza Cinese, ha spiegato la Cheng, la quale vuole che, quando una persona muore ha due diverse anime – una ascende ai cieli e l’altra invece va nel sottosuolo della Terra. La dottoressa ricorda uno stendardo di una tomba della Dinastia Han  (206 B.C.–A.D. 220), nonostante questa usanza sia ancora precedente a quella datazione. L’immagine mostra un monaco che ha con lui l’anima terrestre, insieme all’immagine dell’anima (la seconda anima) che ascende ai Cieli.

 

Il potere della venerazione

Alcune delle immagini più semplici della mostra sono di Dei su carta, che formano una collezione chiamata ‘100 immagini’ e rappresentano gli Dei dell’universo. La Cheng ha spiegato che «sono immagini molto semplici ma anche molto potenti che le persone veneravano».

 

Il Dio Re Dragone, 19esimo secolo fino a metà 20esimo secolo. Stampa xilografica, inchiostro e colore su carta; 12 1/4 pollici per 11 pollici. Pechino. ( Royal Ontario Museum, 2013)

 

La mostra ha 78 Dei su carta, provenienti da Pechino, i quali portano lo stile rappresentativo della città: un semplice disegno stampato su carta leggermente colorato e, per finire l’immagine, piccole quantità di rosso o a volte di verde. La parte principale è il volto della divinità, come si può vedere nel dipinto Il Re Dragone.

Le ‘100 immagini’ erano parte delle celebrazioni del Nuovo Anno Cinese. Non necessariamente c’era bisogno di possederle tutte. Le famiglie più povere avevano una sola immagine di un Dio in cima a una pila di fogli bianchi. «L’enfasi era sul fatto che se uno fosse stato davvero sincero e avesse creduto nell’immagine, sul fatto che fosse una rappresentazione degli Dei, essa allora lo sarebbe stato davvero».

I cinesi credevano che gli Dei scendessero sulla Terra nel momento del Nuovo Anno.

Tipicamente, alla vigilia del nuovo anno Cinese, veniva preparato un altare con sopra le immagini degli Dei di carta. Quando la prima ora si approssimava, venivano accesi incensi e fuochi d’artificio e dopo aver venerato le immagini di carta, venivano bruciate per poter permettere alle Divinità di ritornare ai Cieli. Questa tradizione ha luogo ancora oggi in Cina in alcuni piccoli villaggi.

Alcune delle tradizioni sopra menzionate vengono ancora tramandate in luoghi come Taiwan. E anche se il Pcc ha bandito la cultura tradizionale, gli abitanti di Hong Kong e alcuni remoti villaggi della Cina continentale ancora onorano il proprio lignaggio, portando avanti queste tradizioni.

 

Articolo in inglese : An Ancient Chinese Tradition: A Home Full of Deities

 
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