Uccidere Trump, e altre ambizioni iraniane

Di Michael Ledeen

Citando un articolo di Adam Kredo pubblicato dal Washington Free Beacon:

«In seguito all’annuncio dell’Iran di una taglia di tre milioni di dollari sulla testa del presidente americano Donald Trump, i funzionari statunitensi e gli esperti di terrorismo temono che Teheran abbia aumentato significativamente la propria capacità terroristica negli Stati Uniti, dando potenzialmente alla Repubblica Islamica l’occasione di effettuare un attacco all’interno dei confini nazionali».

L’Iran ha dunque ampliato la sua capacità di colpire gli Stati Uniti e Israele, e il rischio di un attacco iraniano contro entrambi i Paesi sembra essere aumentato notevolmente. Sebbene gli iraniani abbiano ripetutamente fallito nel portare a termine un attacco armato contro le forze americane, stanno continuando a tentare, e in fin dei conti è sufficiente che abbiano fortuna una volta sola.

Nel frattempo, le sentenze di condanna per varie nefandezze ordite dal regime iraniano continuano ad accumularsi sia negli Usa che in Israele; dall’esplosione di auto e camion a Times Square, al contrabbando di bombe sui treni tra il Canada e gli Stati Uniti, fino alla detonazione di esplosivi davanti a un elegante ristorante italiano nel centro di Washington.

L’Iran avrà certamente altre opportunità. Hanno costituito cellule di Hezbollah in tutto l’emisfero occidentale, dal Canada fino al Sud America. Intorno al Venezuela questo gruppo terroristico è particolarmente presente ed organizzato, e il Paese è diventato di fatto la principale base dell’Iran in America del Sud. E sebbene siano passati oltre vent’anni, non si può dimenticare il terribile attentato contro la comunità ebraica di Buenos Aires, organizzato con ogni probabilità proprio dal regime islamico.

Intanto gli israeliani e gli americani continuano a colpire i potenziali aggressori. Recentemente Abdolhossein Mojaddami è stato ucciso da due uomini con il volto coperto davanti alla sua abitazione nella provincia iraniana del Khuzestan.
Mojaddami era il capo di una sezione delle milizie Basij, un ramo del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica responsabile per il mantenimento dell’ordine pubblico. Era uno stretto collaboratore del generale Soleimani, ed è indicato come il responsabile della morte di molti manifestanti. Nessuno sa chi lo abbia ucciso, ma in passato molte di queste uccisioni sono state attribuite ad agenti segreti israeliani.

Israele ha inferto molti duri colpi al regime iraniano nell’ultimo anno. E il capo delle forze di sicurezza interna di Israele, Nadav Argaman, ha annunciato che i servizi segreti hanno sventato più di 560 «attacchi significativi» lo scorso anno.

Tra le altre cose, tre membri siriani di al-Qaeda, che fingevano di essere colombiani, sono stati arrestati a Dallas quando le forze dell’ordine hanno scoperto che i loro passaporti erano falsi, ed ora sono sotto processo per la loro appartenenza alla rete terroristica.

Il Dipartimento della Difesa statunitense, con molta cautela, ha annullato una conferenza stampa che doveva annunciare la morte di Asim Umar, un emiro di Al Qaeda nel subcontinente indiano, perché «avrebbe complicato le future trattative con i talebani», secondo le dichiarazioni rilasciate da alcuni ufficiali dell’esercito statunitense al Long War Journal.

Il Long War Journal ha scritto:

«L’esercito statunitense ha ucciso Umar nella roccaforte talebana di Musa Qala nella provincia di Helmand, Afghanistan, il 23 settembre 2019. Umar è stato ucciso appena due settimane dopo che il presidente Donald Trump aveva rifiutato un possibile accordo tra gli Stati Uniti e i talebani. Come parte di quell’accordo, gli Stati Uniti avrebbero dovuto accettare il presunto impegno nella lotta al terrorismo offerto dai talebani. Ma è probabile che i servizi segreti statunitensi abbiano confermato la presenza di Al Qaeda tra le forze talebane, spingendo così il presidente a interrompere i negoziati. Il raid del 23 settembre ha portato alla luce i legami tra i talebani e le forze di al-Qaeda in Asia meridionale. Tra le 17 persone uccise c’era anche Haji Mahmood, il comandante militare dei talebani nel vicino distretto di Naw Zad, anch’esso controllato dai talebani».

Tornando in Iran, quest’anno centotrentanove personalità del cinema stanno boicottando il Festival del cinema di Teheran. In passato, le star del cinema, i registi e i produttori tendevano ad accettare i soldi del regime per realizzare i loro film, ma sembra che la loro pazienza si sia ormai esaurita.

Mentre il regime iraniano cerca affannosamente di far fronte alle proteste che stanno attraversando tutto il Paese e il vicino Iraq, i responsabili del programma di armamento nucleare hanno annunciato che la produzione di uranio arricchito aumenterà in futuro. Ed hanno dichiarato di avere abbastanza uranio a basso arricchimento per produrre una bomba atomica. Sarà vero? Può darsi; ma anche se fosse, il regime avrebbe bisogno di almeno un anno per realizzare una tale arma, e d’altra parte la propensione all’esagerazione dei leader del regime è ben nota.

Dando un’occhiata alle ultime notizie, si parla spesso delle proteste in corso in Iraq, e secondo alcuni giornalisti i manifestanti avrebbero addirittura preso il controllo di Nassiria, proprio dove le milizie sostenute dall’Iran stavano cercando di affermare la propria egemonia. Come minimo, questo suggerisce che gli sforzi iraniani siano falliti.

Di certo appare come uno Stato destinato alla rovina.

 

Michael Ledeen è uno studioso della Foundation for Defense of Democracies. È stato consulente del Consiglio di sicurezza nazionale americano e dei Dipartimenti di Stato e della Difesa e consigliere speciale del Segretario di Stato. È autore di 35 libri, l’ultimo dei quali ‘Field of Fight: How to Win the War Against Radical Islam and Its Allies’ (Come vincere la guerra contro l’Islam radicale e i suoi alleati), scritto in collaborazione con il tenente generale in pensione Michael T. Flynn.

Le opinioni espresse in quest’articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

Articolo in inglese: Killing Trump, and Other Iranian Ambitions

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