Storica protesta in Moldavia contro la corruzione del governo

Erano circa 100 mila i moldavi scesi in piazza la prima domenica di settembre per protestare contro gli illeciti commessi da un governo ritenuto corrotto, in particolare nel sistema bancario.

Si tratta della più grande protesta che la Moldavia abbia mai affrontato. Un dissenso che punta il dito direttamente contro il governo europeista capeggiato da Valeriu Strelet, primo ministro del Partito Liberal Democratico di centro-destra, che dalla scorsa primavera è andato al governo con il supporto del Partito Democratico di centro-sinistra e del Partito dei Comunisti di Moldavia.

L’indignazione della popolazione moldava è esplosa dopo che il sistema bancario è stato coinvolto in una frode da un miliardo di euro. Una truffa che equivale a circa un ottavo del Prodotto interno lordo annuale del Paese, e che ha quindi danneggiato in maniera sostanziale l’economia moldava.

La manifestazione – organizzata dalla Piattaforma Civica ’Dignità e Verità’ – è stata chiamata simbolicamente ‘Grande Assemblea Nazionale’. Sono state installate più di 100 tende nella piazza di Chisinau, in quella che i manifestanti chiamano ‘Città della Dignità’, e centinaia di persone hanno trascorso la notte nel centro della capitale. Uno dei leader della protesta ha spiegato a Epoch Times il motivo per cui la gente rimane in strada e perché la protesta continuerà.

«Non ce ne andremo da qui fino a quando non verremo ascoltati. Quest’estate abbiamo fatto tre grandissime manifestazioni e decine di picchetti, ma le nostre richieste non sono state mai ascoltate dal governo criminale. Se ce ne andiamo via, non ci permetteranno più di tornare. Non ci permetteranno più di protestare. Nelle condizioni attuali, anche se domani vi fossero delle elezioni anticipate, vincerebbe la stessa classe politica che si trova adesso al potere. Perché? Perché loro controllano la Cec (Commissione Elettorale Centrale, ndr), il Cca (Consiglio del Coordinamento delle Emittenti), la giustizia e le altre istituzioni statali. Le elezioni anticipate potranno aver luogo soltanto dopo che queste istituzioni saranno rimosse dal controllo politico, e quindi certamente i meritevoli vinceranno», ha detto a Epoch Times il giornalista Alexander Cozer, uno dei leader delle proteste.

Per cui la richiesta che sta alla base delle proteste è la dimissione del presidente della repubblica, Nicolae Timofti, nonché dell’attuale classe politica al potere.

Alla domanda sul perché il movimento civico non si trasforma in una vera alternativa politica al fine di competere con i partiti esistenti, il giornalista ha dichiarato che la «Piattaforma Civica ‘Dignità e Verità’ rimarrà ai cittadini, tuttavia i suoi membri hanno assunto il ruolo di identificare i cittadini che potrebbero costituire un partito politico per diventare una vera alternativa europeista».

A suo avviso, la pressione da parte della gente è una soluzione, perché «solo la pressione della strada può cambiare le cose in qualche modo. È per questo che la protesta si è trasformata in una [protesta] non-stop,  perché questa oligarchia che oggi guida lo Stato non ascolta più la voce dei cittadini».

Cozer ha fatto riferimento al caso dell’Ucraina, facendo notare che ieri, Christine Lagarde, il capo dell’Fmi si è  detta impressionata dalle riforme fatte dall’Ucraina negli ultimi mesi. Le riforme «sono state rese possibili grazie  alla costituzione di un governo approvato dalle centinaia di migliaia di manifestanti [chiamate Euromaidan, ndr], dato che l’Ucraina in quel momento si trovava in una situazione simile a quella della Moldavia», ha spiegato.

Il membro della Piattaforma Civica ritiene che un primo passo verso la depoliticizzazione delle istituzioni moldave debba essere «il licenziamento degli attuali dirigenti di queste istituzioni. Quindi, attraverso uno stretto dialogo tra i rappresentanti dei manifestanti, gli inviati occidentali e l’attuale governo, verranno identificati  i leader appropriati per queste istituzioni, dopo di che saranno organizzate le elezioni anticipate».

Il primo ministro Valeriu Strelet, seppur in un primo momento avesse detto di essere pienamente pronto al dialogo, alla fine ha rifiutato di incontrare i manifestanti scesi in piazza il 6 settembre. La giustificazione del rifiuto sarebbe legittimata dal fatto che l’incontro dovrebbe aver luogo dove vuole il governo, e non dove vogliono i manifestanti. In più, adesso Strelet ha dichiarato che dovrà incontrare il presidente della Repubblica per consultarsi sulla facenda e per prendere una decisione su ciò che dev’essere fatto. 

Per quanto riguarda la reazione del governo a Chisinau, Cozer ha detto che «è una cosa che non ci sorprende. Queste persone vivono in un mondo diverso. Per loro è impossibile capire il dolore di una madre che è venuta nella Piazza della ‘Grande Assemblea Nazionale’ con un bambino di tre anni, e che ha dormito in una tenda. Tuttavia essi avranno una grande sorpresa, perché le proteste non diminuiranno  in dimensioni, ma al contrario, diventeranno più ampie, finché loro non verranno sostituiti».

Articolo in rumeno: ‘Lider al protestelor din R.Moldova: «Oligarhia nu mai ascult? glasul cet??enilor»’

 
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