Salvatore Borsellino: che Crocetta abbia sentito o no le minacce, è colpevole

Tra crolli psicologici e slanci da leone, il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta è senza dubbio un personaggio particolare. Ma molte delle sue scelte più coraggiose, specie nella nomina degli assessori, da Battiato, a Zichichi a Lucia Borsellino, in un modo o nell’altro non sono andate nel verso giusto. E le presunte intercettazioni dell’Espresso lo hanno ridotto ad uno straccio.

Salvo poi risvegliarsi dai pensieri di abbattimento e denunciare «poteri occulti» che vorrebbero farlo fuori. Per lui l’intercettazione non esiste, e, se anche esistesse, assicura che quelle parole del suo medico – «[Lucia Borsellino] va fatta fuori come suo padre» – non le aveva sentite. Fino a ieri Crocetta era deciso a combattere fino alla morte.

Cambiando ancora idea, oggi 21 luglio dichiara di volersi dedicare per un mese alle riforme, per poi farsi da parte, pur rimanendo convinto della sua innocenza.

Ma per Salvatore Borsellino, fratello del magistrato anti-mafia vittima della strage di via D’Amelio, ciò che emerge dalla vicenda di Crocetta è grave in tutti i casi.

«Se mi chiede se credo in Dio o meno le posso rispondere, ma se credo a quella intercettazione…una risposta non la posso dare», comincia Borsellino al telefono con Epoch Times. Quasi 75 anni, attivista anti-mafia fin da quel tragico 19 luglio 1992, Salvatore sembra avere nella mente un quadro chiaro, razionalizzato. E nero.

«Nel mondo così intricato della politica siciliana credo che sia verosimile che ci possa essere una intercettazione di questo tipo, ma la cosa riguarda la Magistratura», premette, prima di cominciare ad esporre il quadro della vicenda.

L’ANALISI DI SALVATORE BORSELLINO

Ci sono due casi, dice: che l’intercettazione sia vera o che sia falsa.

Se è vera, e Crocetta ha ascoltato le dichiarazioni del medico Tutino senza replicare, naturalmente sarebbe inaccettabile. Ma anche qualora Crocetta non avesse sentito quella dichiarazione – perché distratto, o in una zona d’ombra, o per qualsiasi altro motivo – sarebbe comunque estremamente grave, spiega.

«Perché vuol dire che gliel’ha detto senza temere che Crocetta, come avrebbe dovuto fare, si rivolgesse direttamente all’autorità giudiziaria per denunciarlo». La dichiarazione di Tutino, se l’intercettazione fosse vera, presuppone che tra lui e Crocetta tali discorsi non sarebbero stati troppo scandalosi.

«Eliminare Lucia come è stato eliminato suo padre è una minaccia di morte delle più gravi e delle più vergognose perché suo padre è stato fatto a pezzi», dice Salvatore, tradendo un po’ di emozione in quella che è la sua analisi fredda della faccenda.

Qualora invece l’intercettazione fosse falsa – spiega – inutile dire che ci sarebbe poco da festeggiare, «perché se quella che chiamano macchina del fango arriva al punto di utilizzare questo tipo di argomenti per eliminare un politico che magari non sono riusciti ad eliminare per altra via, è estremamente grave perché sintomo del degrado a cui è arrivata la vita del nostro Paese».

E il tutto sarebbe stato fatto in un momento particolarmente sensibile: a pochi giorni dall’anniversario della morte di Paolo Borsellino, nonostante l’intercettazione risalisse al 2013. Se fosse falsa, allora, vorrebbe dire che «il degrado della vita politica sociale, giornalistica e tutto quanto vogliamo dire, del nostro Paese, è giunto ad un livello di non ritorno».

«Abbiamo toccato il fondo – conclude – anche se il fondo diciamo sempre che l’hanno toccato, ma poi evidentemente bisogna scavare sempre più in basso per poterlo veramente trovare».

 
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