NEW YORK – Le sofferenze «estreme e impensabili» che il regime cinese ha inflitto ai praticanti del Falun Gong sono l’emblema delle tattiche totalitarie di Pechino, che, se non fermate, potrebbero farsi strada nel mondo libero. Questo è l’ammonimento lanciato da alcuni attivisti per i diritti umani il 18 aprile.
«Il Partito Comunista Cinese prospera sull’ignoranza e sull’apatia delle persone in tutto il mondo – ha dichiarato Alan Adler, presidente dell’associazione Friends of Falun Gong di New York – Mentre le nostre spalle sono girate e i nostri occhi chiusi, essi approfittano della nostra debolezza e compiono le loro malefatte senza freni».
Durante il suo discorso al rally del Falun Gong nel quartiere Flushing di New York City, Adler ha esortato il pubblico a usare «l’antidoto contro l’ignoranza» denunciando il «pericolo canceroso» del regime. Battersi per i fedeli perseguitati in Cina, ha detto, «equivale a battersi per le proprie libertà personali».
Per rimanere al potere, il regime comunista decide di prendere di mira un gruppo ogni decennio, etichettandolo come «nemico pubblico», ha sottolineato Adler. Anche durante la pandemia, il Partito non ha rallentato la sua persecuzione degli innocenti, usando i lockdown per perpetuare le molestie e raccogliere informazioni personali sui praticanti del Falun Gong che hanno trovato rifugio all’estero.
«Se questi immigrati non sono liberi dalla morsa del Pcc, quale è la situazione del cittadino medio americano?» Ha domandato retoricamente Adler, per poi sottolineare: «Se non ci muoviamo ora, gli oppressori saranno incoraggiati ad espandere il loro raggio d’azione. Se non ci muoviamo ora, potremmo non avere l’opportunità di farlo in futuro, e non ci sarà più nessuno che ci difenderà».
Durante la mattinata, circa mila tra praticanti e sostenitori del Falun Gong della città hanno marciato per le strade nella loro prima parata da quando è iniziata la pandemia, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori dell’evento.
Hanno celebrato «verità, compassione e tolleranza», i tre principi fondamentali della disciplina spirituale che è pesantemente perseguitata in Cina dal 1999, e commemorato il 22° anniversario di uno storico appello che coincide con la prossima domenica.
Infatti, il 25 aprile 1999, circa 10 mila praticanti del Falun Gong si sono riuniti pacificamente presso la sede del Partito Comunista Cinese (Pcc) di Zhongnanhai, chiedendo che le autorità ripristinassero il loro diritto a praticare liberamente la loro fede e rilasciassero decine di praticanti arrestati nei giorni precedenti.
Nonostante gli alti funzionari del Pcc avessero inizialmente accolto le richieste dei partecipanti, il regime si stava in realtà preparando a lanciare una campagna di repressione totale contro il Falun Gong, che negli ultimi 20 anni ha sottoposto i circa 70-100 milioni di praticanti ad arresti, lavori forzati, prelievo di organi e vari altri metodi di tortura volti ad allontanarli dalla loro fede.
Chen Fayuan, una suonatrice di Erhu di 16 anni che studia nello Stato di New York, ha raccontato che i suoi genitori che vivono nella Cina centrale stavano studiando l’insegnamento principale del Falun Gong, intitolato Zhuan Falun, a casa di un amico a tarda notte in ottobre, quando più di 20 agenti di polizia, per lo più in borghese, hanno improvvisamente fatto irruzione e li hanno arrestati.
La polizia ha anche molestato i suoi nonni e ha cercato di ottenere informazioni sul suo conto. Le lacrime le sono scese sulle guance mentre parlava: «I miei genitori non hanno commesso alcun crimine, ma stanno soffrendo la persecuzione per aver seguito verità, compassione e tolleranza, penso che questo sia estremamente ridicolo».
Chen ha detto che se non fosse stata già all’estero, probabilmente sarebbe stata arrestata anche lei insieme ai suoi genitori: «Non avrebbero lasciato andare nemmeno una ragazza adolescente come me».
Non avendo notizie della sua famiglia da quasi mezzo anno, Chen ha raccontato di aver lottato con la solitudine e l’ansia, e di aver pianto la notte fino ad addormentarsi.
«Non so se sono stati torturati», ha detto la ragazza.
Yulia Nova, che durante la parata ha distribuito souvenir e opuscoli del Falun Gong, ha dichiarato di aver «sentito nel cuore ciò che queste persone hanno dovuto affrontare» quando ha sentito parlare per la prima volta della pratica.
Prima di trasferirsi negli Stati Uniti 22 anni fa, Nova è cresciuta nell’ex Unione Sovietica dove tutti i membri maschi della sua famiglia erano ufficiali militari comunisti. Nonostante fosse in una famiglia che si trovava nella fascia alta della società, molti dei libri che leggevano venivano «ottenuti sottobanco» perché dichiarati illegali.
«Questo è lo stato d’animo di chi ha quasi vissuto sulla propria pelle quanto sia malvagio il partito comunista – ha raccontato Nova a Epoch Times – Ti può raggiungere ovunque, non importa se sei un bambino o un adulto».
Le ci sono voluti circa 10 anni «solo per rendersi conto del lavaggio del cervello della società», il che l’ha anche motivata a sostenere il Falun Gong e a far luce sulla persecuzione.
«Essere sinceri richiede anche coraggio – ha spiegato – Nonostante tutta la divisione […] dobbiamo invece unirci, perché questo ci porterebbe la speranza di superare qualsiasi cosa arrivi come umanità in generale».
Martha Flores-Vasquez, leader del 40° distretto dell’Assemblea dello Stato di New York, ha dichiarato durante il rally che era in lacrime guardando la parata. Ha raccontato che la sua migliore amica ha perso il marito perché era un praticante del Falun Gong, e ha sottolineato che la persecuzione è andata ben «oltre il punto di non ritorno» e «deve finire».
Articolo in inglese: Chinese Regime ‘Thrives on Apathy’: New York Parade Draws Attention to Persecution of Falun Gong