Qual è il segreto per essere bravi in matematica?

Spesso si crede che gli asiatici siano naturalmente dotati in matematica. Nazioni come Singapore e il Giappone si piazzano rispettivamente al primo e al secondo posto per i risultati matematici, secondo il Pisa (Program for International Student Assessment), un sondaggio internazionale che classifica i metodi d’insegnamento di tutto il mondo.

Per comprendere i motivi alla base delle eccezionali capacità matematiche, StesonLo, dottorando presso l’Università di Sydney e Sally Andrew, professoressa di psicologia cognitiva all’Università di Sydney, sono andati in Giappone per vedere come i bambini sono in grado di moltiplicare in un istante nella loro mente numeri a tre o a quattro cifre.

COME VIENE INSEGNATA LA MATEMATICA AI BAMBINI GIAPPONESI

Dall’età di 7-8 anni, a tutti i bambini giapponesi viene insegnato il motivetto delle tabelline, chiamato kuku. ‘Ku’ in giapponese significa nove, e il nome per intero riflette il verso finale del motivetto, che significa semplicemente ‘nove nove otto-uno’. Come dire appunto che 9×9=81.

I giovani scolari imparano a memoria questo motivetto, che gli viene fatto recitare velocemente in classe e a casa.  Vengono anche organizzate delle competizioni locali tra gli studenti di seconda elementare; i bambini fanno molta pratica con il cronometro, per vedere quanto velocemente riescono a recitare gli 81 versi del kuku. Alla fine, la costante associazione tra la domanda e la risposta esatta permette al bambino di conoscere subito la risposta. Infatti, come ha fatto notare il famoso scrittore di divulgazione scientifica Alex Bellos, gli adulti giapponesi sanno che 7×7 fa 49, non perché riescano a ricordare la matematica, ma perché ‘sette sette quattro nove’ suona giusto.

Alcuni bambini giapponesi frequentano anche delle lezioni di matematica dopo la scuola. A maggio Steson Lo e Sally Andrew hanno visitato una scuola di Tokyo, specializzata nell’insegnamento dell’abaco per gli studenti delle elementari e delle superiori. Questa è una delle circa 20 mila scuole indipendenti che si trovano nel Sol Levante.

Qui gli studenti dapprima imparano a utilizzare un abaco reale per eseguire dei calcoli aritmetici. Poi si perfezionano utilizzando un abaco mentalmente, e per farlo immaginano semplicemente i movimenti delle palline. I bambini trascorrono ben 1-2 ore per 2-4 sere a settimana a esercitarsi in calcoli aritmetici, su appositi fogli per il calcolo in velocità. Il governo giapponese ha istituito quattro ore settimanali da 45 minuti ciascuno di matematica, e questa costituisce la lezione più importante.

Dopo un paio d’anni, gli studenti migliori della scuola sono in grado di moltiplicare mentalmente numeri a sette o otto cifre più velocemente di quanto un bambino australiano riesca a fornire la soluzione di 7×8.

PERCHÉ LE SCUOLE AUSTRALIANE SONO CONTRARIE ALL’APPRENDIMENTO MECCANICO

Contrariamente alle prestazioni impressionanti dei bambini giapponesi, l’approccio intensivo usato dalle scuole d’abaco è deriso in Paesi come l’Australia, dove gli insegnanti scoraggiano esplicitamente tale pratica.

Recentemente nello Stato del Victoria, le scuole sostengono di scartare i testi e i vecchi esercizi, gli insegnanti hanno scoraggiato l’insegnamento delle formule matematiche e hanno messo in guardia i bambini dall’imparare le tabelline a memoria.

Queste raccomandazioni derivano dalle idee dello psicologo americano Jerome Bruner, secondo cui l’apprendimento è più efficace quando i bambini scoprono da soli i concetti. Da allora alcune persone ritengono che i metodi d’insegnamento a memoria, in cui i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo a memorizzare dati, a seguire formule stabilite e a completare degli esercizi, forniscano uno scarso contributo alla comprensione della matematica.

Tuttavia, la ricerca suggerisce che la memorizzazione e l’apprendimento meccanico rimangano importanti tecniche d’insegnamento. Secondo infatti lo psicologo cognitivo Daniel Willingham, i bambini non riescono ad apprezzare la relazione tra i concetti matematici, se tutte le loro risorse mentali vengono usate per eseguire semplici operazioni matematiche. Giacché i problemi diventano più difficili, la pratica e l’apprendimento meccanico sarebbero essenziali per accelerare alcune di queste operazioni, in modo da diventare automatiche. Questo permette al bambino di impiegare maggiori risorse cognitive verso conoscenze di alto livello.

Sfortunatamente, la pratica ripetitiva non è sempre divertente. A volte gli insegnanti evitano le tecniche di apprendimento meccanico poiché pregiudicano l’impegno e la motivazione dei bambini.

LA SPINTA PER IL SUCCESSO

Tuttavia è anche vero che i bambini alle scuole d’abaco si divertono a fare calcoli a ripetizione. Molti di loro considerano il calcolo mentale come uno sport e partecipano a diverse competizioni locali, regionali e nazionali, e non sono riservate solo ai ragazzi.

 

L’Australia, dal canto suo, evita sempre più la competizione e di conseguenza i bambini sono coccolati e tenuti a distanza sia dalla realtà del fallimento, che da quella del successo. Per fare un esempio affine, in Australia i bambini sotto i dieci anni giocano a calcio senza punti, senza tabelloni, senza premi e senza riconoscimenti per le prestazioni individuali. L’eliminazione di questi obiettivi della prestazione lascia i bambini senza nulla a cui aspirare.

QUANDO LA PASSIONE COLTIVA IL TALENTO

A quanto pare stelle si diventa e non si nasce. La ricerca ha dimostrato che ci vogliono almeno diecimila ore di allenamento intensivo per diventare esperti in un’area in particolare. Gli studenti con i risultati migliori in matematica riescono a sostenere il carico di queste ore perché ciò che li motiva è l’eccellenza.

Tuttavia, la pratica volontaria è un lavoro faticoso. Dal ripetere il kuku ogni volta sempre più velocemente fino a problemi di aritmetica da risolvere a mente ogni volta sempre più lunghi, le ricerche di Stesen Lo e Sally andrew in Giappone, mostrano che i bambini giapponesi usano la competizione per alimentare la loro passione per la matematica. In Australia questa competizione manca.

I metodi basati sulla scoperta per l’insegnamento della matematica potrebbero essere più divertenti, tuttavia sono anche meno efficaci nel produrre delle prestazioni veloci e accurate degne di un livello di eccellenza.

Trovare un modo per incoraggiare gli studenti australiani a condividere l’amore che hanno gli studenti asiatici per la matematica competitiva è una bella sfida. Forse la risposta non è facile, ma per fare un esempio, in Cina il gioco televisivo Super brain ha attirato a marzo l’attenzione di 22 milioni di telespettatori, mentre i concorrenti si sfidavano a risolvere problemi aritmetici di difficoltà sempre crescente.

Quindi, dato il recente successo del Great australian spelling bee nel generare un rinnovato interesse nello spelling, forse quello di cui l’Australia potrebbe aver bisogno adesso è il Great australian times tables, per motivare i bambini a raggiungere prestazioni matematiche allo stello livello degli asiatici.

 

Steson Lo, dottorando presso l’Università di Sydney e Sally Andrew, professoressa di Psicologia cognitiva presso l’Università di Sydney.

Articolo pubblicato su The Conversation.Clicca qui per leggere l’originale

Articolo in inglese: ‘What Is the Secret to Being Good at Maths?

 
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