Prato, Free China conquista il Castello dell’Imperatore

Ancora una volta Free China: il coraggio di credere ha ispirato il pubblico. Il film-documentario che espone le brutalità del governo cinese sul suo popolo ha commosso Prato e la sua gente nello storico Castello dell’Imperatore. Dopo aver raggiunto luoghi come il Parlamento Europeo, il Congresso americano e la Camera dei deputati, il documentario prodotto da Ntd Television e World2Be è arrivato nella cittadina toscana, che ospita una delle comunità cinesi maggiori d’Europa.

L’evento patrocinato dal Comune di Prato è caduto il 24 agosto e, nonostante la minaccia incombente della pioggia, si è risolto con due proiezioni consecutive del film en plein air all’interno delle suggestive mura del Castello.

Kean Wong, il produttore esecutivo, ha partecipato alla cerimonia di presentazione in diretta streaming e ha condiviso col pubblico com’è nata l’idea del film.

Subito, occhi a mandorla e non, si sono fissati sullo schermo tremante per la forza travolgente della trama narrata. Sessanta intensi minuti hanno raccontato le esperienze vissute da milioni di prigionieri di coscienza del Falun Gong – antica pratica di meditazione repressa dal Partito Comunista Cinese (Pcc) fin dal 1999. Storie talmente forti che tra il pubblico, sia cinese che italiano, c’è stato chi è tornato a casa con le lacrime agli occhi.

A seguito della prima proiezione è intervenuta la co-protagonista Jennifer Zeng, che ha risposto alle domande poste dal pubblico. Il tema centrale era sempre uno: l’effetto deleterio della cultura propagandata dal Pcc sulla cultura tradizionale cinese e sui suoi valori spirituali. Una conseguenza che si vede riflessa anche nella mentalità totalmente materialista della Cina odierna.

Riprese dal conduttore della serata le parole dell’avvocato Carlos Iglesias Jimenez che a giugno 2015, durante una conferenza al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, riferendosi al prelievo forzato di organi perpetrato dal Partito nei confronti di cristiani, uiguri e soprattutto praticanti del Falun Gong, ha citato la parola ‘olocausto’: «Perché solo così si può definire il fatto che quasi 100 milioni di cittadini cinesi innocenti siano perseguitati fino alla morte solo per la loro fede nel Falun Gong, per credere in Verità, Compassione e Tolleranza, per poi essere utilizzati come una banca di organi vivi, come se si trattasse di un commercio di animali».

E lo stesso vale per il dott. Paoli, presidente Lions, che a seguito della proiezione ha ricordato ciò che successe durante la Shoah: «A Mauthausen il direttore del campo, che era un ex internato, disse, mentre noi eravamo lì per la festa di inaugurazione del 5 maggio: “Ho sofferto tanto, ma oggi sono felice vedendo tutti i Paesi del mondo qua riuniti, cosicché queste cose non succederanno più”, ma purtroppo l’amarezza è oggi, dove sono ormai trascorsi 70 anni dalla fine della guerra e si vedono ancora cose simili».

Per cui la preoccupazione nasce dal fatto che «il materialismo cinese è diventato anche un business cinese» e così è andato perso perfino il rispetto dalla vita umana, perché «l’uomo è fatto anche di spirito». Secondo Paoli, Free China «andrebbe divulgato anche in altre città», magari più grandi, perché possa servire a promuovere questa verità e ad accrescere la consapevolezza delle persone riguardo alla vera essenza della Cina.

Una presa di coscienza che interessa tutti: da un lato i cinesi, che grazie al film hanno avuto modo di comprendere le verità celate dietro la macchina di propaganda del regime, dall’altro lato coloro che la Cina la seguono da questa parte del mondo. Per il dott. Doriano Cirri, sindaco di Carmignano, il Pcc «non prende in considerazione una parte importante dell’essere umano, mentre la Cina ha una grande tradizione, che vede l’uomo nel suo complesso». Quindi sarebbe ottimo per tutti «avvicinarsi a questa visione olistica della vita» per comprendere al meglio la reale profondità dell’essere umano. E quale modo migliore di farlo se non con Free China, che mostra «una realtà assolutamente da approfondire perché sconosciuta».

Più che mai importante in una città come Prato che vive la comunità cinese quotidianamente. «L’Italia garantisce la libertà di culto e il diritto di professare la propria fede e questo è il motivo per cui il Comune di Prato ha patrocinato l’iniziativa», ha detto Simone Mangani, assessore alla Cultura di Prato. Soprattutto «la proiezione di un film come Free China è tanto importante quanto più il pubblico è mescolato», in modo tale che tutti possano aprire gli occhi di fronte a questa triste verità. Un film «assolutamente da vedere».

 
Articoli correlati