Morti per oppioidi, un’epidemia sottovalutata in America

L’epidemia di oppiacei in corso negli Stati Uniti è più diffusa e letale di quanto si possa immaginare. Questo è tanto più vero se si considera che diverse tipologie di morti correlate agli oppiodi, secondo un recente rapporto del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), vengono attribuite ad altre cause.

Le morti causate o correlate all’utilizzo di oppioidi possono infatti non essere rilevate dai sistemi che tracciano la causa di morte, poiché l’abuso di droga prescritta a livello farmacologico, secondo Victoria Hall, coautrice del rapporto e funzionario del Cdc, può contribuire all’insorgenza di malattie infettive, come la polmonite, che possono alla lunga causare la morte. L’attuale sistema di monitoraggio dei decessi correlati all’uso di oppiodi calcola soprattutto le overdose.
Inoltre, spesso i medici legali non vedono motivo di testare la tossicità agli oppioidi su una persona media e quindi sui certificati di morte scrivono che la causa è imputabile a una malattia o ad altre cause.
«C’è molto spazio per l’errore – spiega infatti Michael Barnett, professore assistente di Politica e gestione sanitaria presso la Harvard School of Public Health – La gente non pensa che possano essere rilevati dei livelli di oppioidi in questo sistema [di tracciamento, ndt]. Ritengo che il modo in cui sono scritti i certificati di morte sia un problema: un problema cronico di salute».

In particolare, il numero di anziani che muoiono per oppioidi, secondo Andrew Kolodny, co-direttore in ricerca sulle politiche di oppiacei presso la Heller School per la Politica e gestione sociale presso la Brandies University, è stato sottovalutato. Secondo Kolodny c’è stato un «enorme aumento» del numero di pazienti anziani negli ospedali trattati per overdose, ma questa tendenza non è stata registrata nel numero ufficiale di anziani morti attribuiti agli oppioidi. Questo implica che i numeri noti siano semplicemente una ‘punta dell’iceberg’».
«Il numero di decessi registrati è molto più piccolo. Molti anziani, a cui sono stati prescritte quantità elevate di oppioidi, vanno in overdose, ma generalmente la morte viene attribuita al problema medico di cui soffriva l’anziano».
«Quello che sta accadendo adesso negli Stati Uniti non è mai successo nella storia del nostro Paese e probabilmente mai nella storia del mondo».

CASI NON RILEVATI

Gli esperti affermano che l’epidemia di oppiacei è una delle più grandi crisi sanitarie negli Stati Uniti dai tempi moderni: ogni giorno, secondo un rapporto pubblicato a novembre 2016 dal generale Vivek Murthy, ufficiale medico a capo del Servizio medico pubblico degli Stati Uniti, muoiono 78 persone a causa dei sovradosaggi di oppiacei.

La recente relazione del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha analizzato i livelli di tossicità degli oppiacei su 1676 morti inspiegabili, avvenute nel Minnesota tra il 2006 e il 2015, scoprendo che 59 persone morte (il 3,5 per cento) assumevano farmaci da banco. Di queste morti, 22 erano dovute a overdose, ma nessuna è stata registrata dal sistema statale che monitora le morti per oppioidi, perché quest’ultimo tiene conto solo dei sovradosaggi.
«Sembra quasi che si stia parlando della punta dell’iceberg di un’epidemia – ha detto il Cdc ai giornalisti durante una conferenza del Servizio di intelligence epidemica avvenuta il 25 aprile – Sappiamo già che la situazione è preoccupante e, sebbene la nostra ricerca non possa dire la percentuale [di morti, ndt] che stiamo sottovalutando, sappiamo che non stiamo considerando certi casi».

A prescindere dal rischio del sovradosaggio, in caso di malattia infettiva si è più vulnerabili agli abusi di certi farmaci poiché sopprimono il sistema immunitario. Inoltre, in base ai comportamenti dei pazienti, possono anche essere esposti ad altre malattie. «Quando le persone si iniettano gli oppioidi, possono contrarre l’epatite C e l’Hiv. Subentrano quindi numerosi problemi infettivi», spiega infatti Gail D’Onofrio, professore e direttore della facoltà di Medicina di emergenza presso la Yale University.

Secondo Barnett è importante ottenere dati accurati, per trovare il modo migliore per assegnare finanziamenti alla sanità. «Penso che, considerato il numero di morti (probabilmente le sottovalutiamo dal 5 per cento al 10 per cento), anche questo possa avere un impatto rilevante su come vengono allocate le risorse sanitarie».

Tuttavia, secondo D’Onofrio investire per tenere traccia al meglio morti per oppiacei non dovrebbe essere la priorità: «Non stiamo registrando alcune morti per oppioidi, ma sappiamo già che è un problema orribile e per questo non sono sicuro di quanti soldi dovrebbero essere investiti per farlo. I test tossicologici sono una questione grossa e costosa». Piuttosto, d’Onofrio ritiene che sarebbe opportuno assegnare le risorse degli Stati per finanziare programmi di cure e prevenire la dipendenza da oppioidi, invece di fare costose autopsie per scoprire se i problemi sono ancora peggio del previsto: «La cosa più importante che possiamo fare è prevenire i sovradosaggi, rendendo accessibile il trattamento con i farmaci».

Il 29 marzo, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per combattere l’epidemia di oppiacei. L’ordine stabilisce che una commissione guidata dal governatore del New Jersey, Chris Christie, individuerà i fondi federali per combattere questa epidemia e raccomandare le migliori pratiche di cura e prevenzione dalle tossicodipendenze.
Il 19 aprile, il Dipartimento di Salute e Servizi umani ha annunciato che l’amministrazione fornirà 485 milioni di dollari a tutti i 50 Stati per combattere questa crisi. «L’amministrazione Trump sta continuando a stanziare fondi [per l’epidemia di oppiacei, ndr] agli Stati, e questo è molto, molto utile», ha commentato D’Onofrio.

 

Articolo di Bowen Xiao: ‘Opioid Epidemic Underestimated in America, Experts Say

Traduzione di Massimiliano Russano

 
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