La ricetta per sconfiggere il suprematismo bianco non è il razzismo inverso

Di Bruce Abramson

Nel suo discorso al Congresso il presidente Joe Biden ha ribadito la sua assurda affermazione che il suprematismo bianco è «la più grande» minaccia per il Paese. Ha poi proceduto a promuovere la mitologia diffamatoria su chi sarebbe l’unico responsabile della recente e inquietante ascesa del suprematismo bianco.

Questa incoerenza veramente pericolosa richiede un po’ di spiegazione, a partire da alcune semplici definizioni. Cos’è dunque il suprematismo bianco?

La risposta non è affatto sottile. È un’ideologia che combina due idee fondamentali: «bianco» e «suprematismo». Entrambe sono radicati nella nozione che l’umanità si divide in gruppi distinti basati su caratteristiche intrinseche.

I suprematisti credono che un gruppo sia superiore a tutti gli altri e quindi qualificato in modo univoco per governare. È un’idea vecchia quanto la storia. Il nazismo, l’apartheid, il sistema del millet ottomano e quello di Jim Crow, sono stati tutti sistemi suprematisti del XX secolo. Oggi gli islamisti predicano il suprematismo islamico, Louis Farrakhan preferisce un suprematismo afro-centrico e il Partito Comunista Cinese è l’erede di una lunga serie di sovrani suprematisti Han.

Il suprematismo bianco deriva dalla convinzione che la corretta categorizzazione dell’umanità segua linee razziali e che una di queste categorie sia quella «bianca». Il suprematismo bianco sorge quando alcuni di quei «bianchi» designati, abbracciano la categorizzazione razziale, sono orgogliosi della propria categoria e annunciano che meritano di governare.

Con queste definizioni in atto, possiamo guardare all’America di oggi. Si tratta di un Paese senza una sola organizzazione suprematista bianca considerevole o influente. Questa ideologia non vanta celebrità, portavoce nazionali, lobbisti, né molti aderenti dichiarati. I raduni della supremazia bianca attirano più manifestanti e giornalisti che veri suprematisti.

La «più grande minaccia» per il Paese? Non si avvicina neppure. Un problema tra tanti? Assolutamente, e vale la pena osservarlo. Il suprematismo bianco ha svolto un ruolo particolarmente oscuro nella storia americana. Dopo essere stato messo a riposo per diversi decenni, è in ripresa. Si sta diffondendo attraverso le paludi febbrili di internet per diventare l’ideologia preferita dei solitari violenti, compresi i responsabili dei massacri in una chiesa di Charleston nel 2015 e una sinagoga di Pittsburgh nel 2018.

Il suprematismo bianco è davvero un problema reale e in crescita. Le domande chiave sono quindi cosa ha alimentato la sua recente ascesa e cosa possiamo fare per invertirla?

Le risposte dovrebbero essere ovvie. L’accresciuta coscienza di razza è l’unica e intera causa del riemergere di un’identità «bianca» a lungo dormiente. Poiché il suprematismo bianco è possibile solo tra coloro che abbracciano sia le categorie razziali che la propria bianchezza, l’unico contrasto efficace al suprematismo bianco è lo smettere di pensare alle razze.

Tragicamente, gli agitatori razzisti che promuovono idee oscenamente antiamericane come il razzismo sistemico, il  razzismo strutturale, la teoria critica della razza, i sistemi per cui si dà precedenza a certe razze per raggiungere certe ‘quote’, le riparazioni, l’intersezionalità e la ‘fragilità dei bianchi’, hanno trasformato la categorizzazione razziale in un business redditizio e influente.

Al Sharpton è una celebrità acclamata. Ben Crump tiene in ostaggio intere città. Patrice Cullors colleziona ville. Ta-Nehisi Coates, Ibrahim X. Kendi e Robin DiAngelo hanno creato una forte domanda per il loro lavoro.

Eric Holder, Loretta Lynch, Maxine Waters, «The Squad», Joe Biden e altri hanno benedetto questo razzismo palese con l’approvazione e il sostegno del governo.

La loro redditizia industria della protesta ha un disperato bisogno di suprematisti bianchi: semplicemente non possono considerarsi eroici in assenza di cattivi. Niente potrebbe essere peggio per gli affari di un’America che non pensa affatto alla razze: un qualcosa che stava per essere raggiunto fino a poco tempo fa. Il ruolo dei suprematisti bianchi è assolutamente fondamentale, in quanto cattivi designati nel loro gioco morale. Hanno bisogno di loro, li vogliono, li hanno creati e si godono l’aura di eroismo che la loro mostruosa creazione ha permesso loro di fabbricare.

È il tipo di trama che la narrazione sui supereroi ci ha insegnato ad associare a un Lex Luthor, tranne per il fatto che è fin troppo reale. Ma se si vuole identificare la più grande minaccia interna che l’America deve affrontare, si va oltre i suprematisti bianchi e si arriva a chi promuove la teoria critica della razza: sono loro ad aver creato i suprematisti.

Il senatore Tim Scott (RS.C.) lo ha capito perfettamente. Qualunque cosa possano essere stati gli Stati Uniti in passato, sono entrati nel 21° secolo come la società meno razzista e più etnicamente integrata nella storia del mondo. La risposta unificata all’11 settembre lo ha reso chiaro. Gli americani si sono riuniti come un’unica nazione per affrontare un nemico straniero. Quella risposta può aver acuito le distinzioni tra americani e stranieri, ma ha cancellato le distinzioni tra gli americani.

Quando quell’identità americana indipendente dal colore della pelle ha portato a inaugurare il primo presidente nero, i truffatori della razza in preda al panico hanno reagito. Hanno reimposto la categorizzazione razziale, innescato tensioni razziali, fatto rivivere un moribondo suprematismo bianco e riacceso le loro proteste.

L’unico modo per combattere il suprematismo bianco è combattere la teoria critica della razza. Questi razzisti hanno bisogno l’uno dell’altro. Altrimenti, dovrebbero porsi una classica domanda di sinistra: cosa succederebbe se si dichiarasse una guerra razziale e nessuno si presentasse?

Oggi in America nessuna ideologia è così ampiamente insultata come il suprematismo bianco. Tuttavia questa apparente unità, maschera un’importante distinzione. I conservatori odiano i suprematisti bianchi perché sono suprematisti. I progressisti odiano i suprematisti bianchi perché sono bianchi.

Il senatore Scott fa bene a chiedere un’America che non si cura delle razze. Il presidente Biden è contro chi la pensa così, in quanto chiede una maggiore consapevolezza della razza e una maggiore categorizzazione razziale.

Chi andrebbe dunque incolpato, allora, per la supremazia bianca?

 

Bruce Abramson, Ph.DJD, è preside di B2 Strategic, senior fellow e direttore di Acek Fund, nonché autore di «American Restoration: Winning America’s Second Civil War».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: To Defeat White Supremacism, Fight Critical Race Theory



 
Articoli correlati