Il New York Times una pedina nelle lotte interne al Pcc?

In un momento in cui le lotte tra le fazioni del Pcc si sono riaccese, con l’occasione degli incontri di Beidaihe di questo mese, il New York Times pubblica un articolo sulle ricchezze del leader del Partito Xi Jinping e dei suoi alleati a Hong Kong. Tuttavia, è interessante notare come le ricchezze illecite della fazione opposta a Xi Jinping, quella dell’ex leader Jiang Zemin, non siano state menzionate.

Ogni estate, le fazioni del Partito si riuniscono nella città di villeggiatura settentrionale di Beidaihe, dove conducono trattative informali, discutono delle principali politiche nazionali e prendono decisioni definitive, anche se i dettagli sono segreti.

La fazione di Jiang Zemin 

Il 12 agosto, l’inchiesta del New York Times intitolata Luxury Homes Tie Chinese Communist Elite to Hong Kong’s Fate, ha fornito il nome esatto, la data e il costo delle ville di proprietà di Xi Jinping, Li Zhanshu e Wang Yang, tre membri del Comitato Permanente del Politburo del Partito Comunista, il principale organo decisionale della nazione. Anche se si tratta di un nuovo resoconto su una vecchia storia, la sua pubblicazione in questo delicato momento ha sollevato alcuni sospetti.

L’indagine ha mostrato indirettamente una rigida divisione dei campi: gli attuali membri del Comitato Permanente del Politburo del campo principale di Xi sono stati tutti esposti, mentre quelli del Comitato Permanente appartenenti alla fazione di Jiang Zemin e di Zeng Qinghong, compresi Han Zheng e Zhao Leji, non sono stati menzionati.

Zeng Qinghong è un alto funzionario in pensione appartenente alla fazione di Jiang Zemin, e che si è storicamente occupato di Hong Kong. Ha infatti assunto l’incarico di capo del primo team di lavoro per gli affari di Hong Kong e Macao nel 2003, e all’epoca era il quinto membro del Comitato Permanente del Politburo del Partito Comunista.

Il vice premier Han Zheng, anche lui appartenente alla fazione di Jiang Zemin e ora il più alto funzionario cinese direttamente responsabile degli affari di Hong Kong, oltre che membro del Comitato Permanente del Politburo, era stato messo in cima alla lista delle sanzioni statunitensi, prima che fosse resa pubblica. Il New York Times, invecenon lo nomina.
Secondo numerosi articoli online, i beni nascosti di Han all’estero potrebbero ammontare a oltre 3,1 miliardi di dollari (circa 2,6 miliardi di euro). Sua moglie, Wan Ming, possiede il sette per cento del Greenland Holding Group. La loro figlia, Han Xue, è una cittadina australiana naturalizzata e controlla la filiale australiana Greenland Group. Inoltre, si dice che l’amante di Han abbia vissuto a lungo in Australia e possedesse molti investimenti lì. Tuttavia, non c’è stata alcuna indagine pertinente che ne abbia verificato i dettagli. Nondimeno, le indagini cinesi in terraferma hanno più volte evidenziato la corruzione nella fazione di Jiang.

La fazione di Jiang Zemin nei media cinesi

Il 10 agosto, il portavoce del regime Global Times ha riferito che Ma Shaowei, «il più ricco uomo invisibile» della provincia cinese del Qinghai nord-occidentale, è stato accusato di aver guadagnato, negli ultimi 14 anni, oltre 10 miliardi di yuan (più di 1,18 miliardi di euro) dall’estrazione illegale di carbone.

L’indagine rivela: «Per 14 anni, la Qinghai Xingqing Industry & Trade Engineering Group Corporation, un’impresa privata con sede nel Qinghai, è stata sospettata di aver estratto illegalmente più di 26 milioni di tonnellate di carbone nella miniera di carbone di Juhugeng nella zona mineraria di Muli, rastrellando più di 10 miliardi di yuan (circa 1,18 miliardi di euro)». Inoltre, i due funzionari di livello dipartimentale sono stati licenziati e sono sotto inchiesta. La polizia sta usando misure coercitive penali contro Ma, che è anche il presidente della Qinghai Xingqing Industry & Trade Engineering Group Corporation.

Ovviamente, le autorità provinciali del Partito e i leader di governo del Qinghai non possono sottrarsi alle loro responsabilità nell’aver permesso che tali atti illegali andassero avanti da 14 anni. Si ritiene che il caso implichi chiaramente il coinvolgimento di Zhao Leji, che fa parte della fazione di Jiang ed è attualmente il segretario della Commissione Centrale per le Ispezioni Disciplinari, l’organismo anti-corruzione interno al Partito. Zhao è originario del Qinghai e ha iniziato la sua carriera politica nella provincia nel 1975, diventando segretario del comitato provinciale del Partito e governatore nel 2003.

Stando poi a un articolo del South China Morning Post dell’11 agosto, Lai Xiaomin, l’ex capo della China Huarong Asset Management, si è dichiarato colpevole di aver accettato 1,79 miliardi di yuan (circa 218 milioni di euro) in tangenti per di 10 anni. Si tratta della più alta somma annunciata dal Pcc, di denaro ufficialmente dichiarato e accumulato da un funzionario corrotto.
Dopo che Lai è stato accusato di corruzione e bigamia nel febbraio 2019, la gente ha chiesto chi vi fosse dietro di lui, a fornirgli protezione. I media cinesi hanno riferito che era proprietario di «trecento», che si riferisce a 100 ville, 100 amanti e 100 contatti.

Con posizioni chiave presso la Commissione di Vigilanza Bancaria della Cina e l’Ufficio di Vigilanza Bancaria di Pechino, Lai era noto per aver fatto enormi favori a famiglie potenti, come quelle di Zeng Qinghong e Jiang Zemin, attraverso la Cina Huarong. È stato anche una figura chiave delle forze di Zeng nella comunità imprenditoriale della Cina continentale e di Hong Kong.

È interessante notare che la maggior parte degli alti funzionari in pensione della fazione di Jiang e di Zeng non sono stati colpiti dalla campagna anti-corruzione di Xi. Avendo operato per molti anni a Hong Kong, negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali, e possedendo quindi enormi risorse all’estero, se le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina continueranno a deteriorarsi, ad essere nel più grande pericolo sarebbero proprio le loro proprietà all’estero e a Hong Kong. E questo potrebbe essere uno dei principali punti focali dell’attuale lotta interna del Pcc.

 

Yang Wei segue da vicino gli affari della Cina da molti anni. Dal 2019 contribuisce alla cronaca politica sulla Cina per Epoch Times in lingua cinese.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Media Indirectly Reveals Infighting Within Chinese Communist Party Leadership

 
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