Il popolo moldavo in piazza contro il Governo: «Che vadano tutti in galera»

Questa domenica la Piazza Nazionale nel centro di Chisinau è stata di nuovo presa d’assalto. Mentre più di cento persone sono accampate da giorni con le tende, altre decine di migliaia sono scese in piazza per protestare. I moldavi si sentono umiliati dal Governo, a cui chiedono indietro la possibilità di un futuro per le loro famiglie e i loro figli.

La richiesta principale è quella che il presidente della Repubblica Nicolae Timofti, si dimetta assieme a Dorin Dragutanu, governatore della Banca centrale moldava. Ma non solo: «Che vadano tutti in galera – ha detto uno dei manifestanti ad Epoch Times Romania – Plahotniuc, Filat, Ghimpu, Shor, Usatîi e tutti coloro che hanno aiutato Dragutanu al furto del secolo».

La rabbia generale è stata causata dalla maxi-frode operata dal sistema bancario, che sembra aver coinvolto alcune figure chiave del governo attuale. «Vergogna!», «In carcere!», «Siete dei traditori!», la voce della gente si è levata alta nella piazza che ora rappresenta il nervo centrale del dissenso popolare.

Una settimana fa il giornalista Alexander Cozer spiegava quale fosse la sua idea del perché la gente desidera non soltanto nuove elezioni, ma soprattutto le dimissioni delle figure più importanti del sistema politico e bancario moldavo: «Nelle condizioni attuali, anche se domani vi fossero delle elezioni anticipate, vincerebbe la stessa classe politica che si trova adesso al potere. Perché? Perché loro controllano la Cec (Commissione Elettorale Centrale, ndr), il Cca (Consiglio del Coordinamento delle Emittenti), la giustizia e le altre istituzioni statali. Le elezioni anticipate potranno aver luogo soltanto dopo che queste istituzioni saranno rimosse dal controllo politico».

Tra coloro che hanno preso parola durante la giornata ci sono stati molti giovani che fanno parte della Piattaforma ‘Giovani della Moldavia’, movimento che rientra nella grande manifestazione ormai denominata ‘Grande Assemblea Nazionale’. Al momento questa attività sociale non può essere considerata un partito politico, ma qualora ci fossero delle nuove elezioni, è possibile che lo diventi.

«Grazie per essere con noi, grazie perché vi preoccupate per il nostro Paese, per il futuro del nostro Paese e dei nostri discendenti – ha detto Alexandru Lupan, membro della Piattaforma ‘Giovani della Moldavia’ – Noi giovani moldavi siamo il futuro del Paese, siamo coloro che devono prendersi cura dei nostri genitori, dei nostri nonni e del nostro Paese. Sono voluto tornare a casa perché mi permettessero di applicare in patria le conoscenze che ho assimilato all’estero. Ci sono migliaia di giovani che vogliono contribuire al benessere del Paese. È dal 7 aprile che abbiamo travolto questo governo corrotto e lo faremo cadere», ha detto Alexandru Lupan, membro della Piattaforma ‘Giovani della Moldavia’.

Il 7 aprile per la Moldavia è una data molto importante perché ricorda quanto successe nel 2009, quando decine di migliaia di manifestanti contestarono i risultati delle elezioni elettorali – vinte con grande margine dal partito comunista, al potere già dal 2001 – i quali suscitarono la rabbia di chi avrebbe voluto un cambiamento.

Dinu Plingau, un altro membro della ‘Grande Assemblea Nazionale’, è arrivato nella città e ha parlato durante la manifestazione di domenica, esprimendo rispetto per chi è rimasto in piazza nonostante il freddo e la pioggia: «Sono consapevole che in questi momenti, a scrivere la storia siete voi, ognuno di voi che è stato qui in piazza, che dormiva in tenda. Come molti giovani, sono rimasto deluso dalla situazione in Moldavia: furto, appropriazione indebita, una povertà che ci sta uccidendo tutti i giorni. Ma ora diciamo “Basta!” Vogliamo un futuro dignitoso, non vogliamo lasciare casa nostra. Ognuno di voi ha dato una lezione di dignità, non soltanto a questo Paese, ma al mondo intero. Perché i giornalisti provenienti da tutto il pianeta si sono riuniti qui per parlare del vostro coraggio, della dignità per il fatto che la gente di questo paese dica “No!” a questi criminali che si proclamano politici», ha detto il giovane.

Sebbene i rappresentanti dei manifestanti si siano già incontrati in settimana con il primo ministro Valeriu Strele?, accompagnato da diversi altri ministri e dal presidente del Parlamento Andrian Candu, non è stato raggiunto alcun compromesso. Le persone sono rimaste deluse per l’atteggiamento dimostrato dalle autorità. Comportamento che, a loro avviso, non è stato nient’altro che un tentativo di far loro abbassare la testa. Così hanno deciso di continuare le proteste e sono scesi nuovamente in strada domenica 13 settembre, con decine di migliaia di persone.

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