Il monumento di Washington illuminato da migliaia di candele, in memoria delle vittime del regime cinese

Gao Weiwei viene da tredici anni a Washington per ricordare la sorella Gao Rongrong, morta nel 2005 in seguito alle feroci torture subite nel suo Paese, la Cina. Gao Rongrong era una delle decine di milioni di praticanti del Falun Gong (conosciuto anche come Falun Dafa, ndr), antica disciplina spirituale cinese. Dal 1999 questa pratica è oggetto di una violenta e sanguinaria persecuzione da parte del Partito Comunista Cinese.

La sera del 22 giugno scorso, Gao Weiwei si è unita ad altri tremila compagni di coltivazione, per rendere omaggio ai milioni di praticanti del Falun Gong, che in Cina hanno sacrificato la libertà, quello che possedevano e anche la vita per la loro fede, affrontando una repressione senza precedenti nella Storia dell’umanità, e che dura ormai da vent’anni. «Un’infinità di persone sono state perseguitate e uccise, nella Cina continentale, insieme a mia sorella Rongrong. Nel nostro Paese non possiamo onorarle pubblicamente».

La giovane donna viveva a Shenyang, ed era commercialista. Nel 2004, mentre era agli arresti, alcuni poliziotti l’hanno colpita al viso per ore con scariche elettriche, sfigurandola gravemente. L’anno seguente è morta all’ospedale e le sorelle sono riuscite a emigrare negli Stati Uniti.
Gao Weiwei spiega: «I praticanti della Falun Dafa coltivano il proprio spirito seguendo i principi più alti dell’universo: Verità, Benevolenza e Tolleranza. Ogni anno, in America, queste veglie sono estremamente significative, perché ci permettono di ricordare questi principi, e di ricordare che queste persone hanno dato la vita in nome delle virtù più elevate dell’universo. Non l’hanno fatto per se stessi, ma per il bene di tutti nel mondo, per far conoscere la verità».

Anche Wang Xiuxia è di Shenyuan, e ha perso la sorella maggiore Wang Xiuyan nella persecuzione. Mentre stava in prigione, il poliziotto Tang Yubao le ha battuto la testa contro un termosifone, facendole perdere molto sangue. La donna è morta nel 2004, una settimana dopo la liberazione, e dopo aver subito numerose forme di tortura. Le tragedie di Gao Rongrong e Wang Xiuyuan sono solo due delle oltre 4 mila vittime, la cui morte è stata accertata come conseguenza delle torture subite in carcere. Tuttavia, il numero reale dei morti a causa della persecuzione del Falun Gong è notevolmente superiore, ma impossibile da calcolare, perché la dittatura cinese applica a riguardo una strettissima censura, rendendo praticamente impossibile avere informazioni anche al di fuori della Cina.

Altrettanto incalcolabile è il numero di persone uccise per alimentare il commercio di organi umani in Cina. Come documentato dall’inchiesta condotta dall’ex segretario di Stato canadese David Kilgour, i praticanti del Falun Gong sono sottoposti al prelievo forzato di organi, mentre sono ancora in vita, e sono da circa vent’anni la principale fonte per l’illecita quanto scandalosa industria cinese internazionale dei trapianti. I documenti e le prove pubblicati nell’inchiesta, portano Kilgour a definire il prelievo massiccio di organi dai praticanti un «genocidio».

Wang Xiuxia, dalla morte della sorella, ha subito continui arresti e violenze. Dal 2003 al 2009 è rimasta senza casa, dovendosi nascondere continuamente e, nel 2016 ha chiesto asilo agli Stati Uniti, dove vive attualmente: «Ora che vivo in un Paese libero, voglio seguire diligentemente la mia coltivazione e denunciare la persecuzione. Non importa quanto sia diffuso il male, non ci impedirà di continuare questo cammino». I praticanti del Falun Gong considerano infatti questa disciplina come una coltivazione personale e una pratica di elevazione spirituale, nella costante ricerca di un miglioramento del corpo, dello spirito e del cuore.

Lin Qian è un’altra praticante rifugiatasi negli Stati Uniti nel 2007 con la figlia Rao Deru. Anche il marito, Rao Zhuoyuan, è morto a causa delle feroci torture subite dalla polizia e dal famigerato Ufficio 610, braccio esecutivo dell’ex dittatore Jiang Zemin nel perseguitare, arrestare, torturare e uccidere gli appartenenti al Falun Gong. Aveva appena 34 anni.
Lin Qian prova ora sentimenti contrastanti, di dolore e riconoscenza: la figlia, che adesso ha vent’anni, è un’artista di Shen Yun Performing Arts, una compagnia di danza classica che si esibisce in tutto il mondo. «Stando qui ha ricevuto un’ottima istruzione. Scrive articoli e poesie in cinese e in inglese». Ma in Cina ha lasciato la madre di novant’anni, che non ha più rivisto.

Lin Qian aggiunge: «Voglio che tutto il mondo sappia che la persecuzione continua. Spero che un giorno le persone in Cina possano praticare il Falun Gong liberamente, come facevano prima».

Articolo in inglese: Vigil Lights Up Washington Monument With Memory of Those Killed for Their Faith in China

Traduzione di Francesca Saba

 
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