Il lato oscuro della tecnologia wireless

La tecnologia wireless, al modico prezzo di un piano dati e di un cellulare, può dare a chiunque il potere di connettersi a internet e di ‘comunicare’. Ma questa magia moderna ha anche un lato oscuro, e a chi la usa potrebbe costare molto più cara di quanto si possa immaginare.

Oggi è difficile spiegare come il telefono cellulare, un dispositivo così diffuso da contare circa 4,8 miliardi di utilizzatori in tutto il mondo, possa danneggiare la salute delle persone. Anche perché, a partire dagli anni ’90, esperti governativi e del settore sostengono che questi dispositivi sono sicuri, portando a supporto della loro tesi studi in cui non è emerso alcun problema legato all’esposizione alle onde radio.

Eppure ci sono prove convincenti sul danno provocato da questo tipo di onde radio. Nel 2016, il National Toxicology Programme ha pubblicato negli Stati Uniti un resoconto di uno studio di 16 anni e costato 25 milioni di dollari, che ha esaminato l’impatto sulla salute delle radiazioni wireless in generale. I ricercatori hanno stabilito che il campo delle microonde generato dai nostri telefoni si è «dimostrato dannoso per gli esseri umani e l’ambiente». Si parla di un aumento del rischio di cancro, un aumento dei radicali liberi, danni genetici, cambiamenti strutturali e funzionali al sistema riproduttivo, problemi di apprendimento e deficit della memoria, disturbi neurologici e un impatto negativo sul benessere generale del corpo umano.

Questa conclusione non sorprende gran parte del mondo sviluppato, dove alcuni funzionari della Sanità pubblica di diversi governi prendono sul serio il problema da anni. Nel Regno Unito, in Francia, in Belgio, in Russia e in altre nazioni, ad esempio, gli utenti (in particolare i bambini) sono invitati a ridurre al minimo la loro esposizione alle radiazioni a microonde.

GENERATION ZAPPED

La regista Sabine El Gemayel crede che le persone debbano comprendere meglio come la tecnologia wireless influenzi la salute. E l’obiettivo del suo nuovo documentario, ‘Generation Zapped’, è proprio questo: «Ho realizzato questo film perché altrimenti nessuno mi avrebbe creduto» spiega la regista, «ma questo è il potere dei media. Quando è ben fatto, ben documentato, e non entra nelle teorie cospirative o nelle false notizie, allora le persone ascoltano le informazioni e sono disposte a fare dei cambiamenti nel loro stile di vita per la salute della famiglia».
Ma la regista sta incontrando problemi nel portare il suo messaggio al pubblico: la distribuzione inizialmente interessata a commercializzare il suo film, ha successivamente giudicato il tema del film dannoso per il loro marchio. «Netflix, ad esempio, fa streaming, – dice la El Gemayel – quindi non mostreranno questo film a causa della natura della loro attività».

‘Generation Zapped’ vede protagonisti scienziati che discutono sui pericoli legati all’esposizione wireless e su individui che affermano di essersi ammalati. Il film racconta anche la storia di una potente industria del settore che ha influenzato la politica per decenni, assicurandosi che i propri dispositivi venissero scarsamente controllati. «È come con le industrie del tabacco, chimiche o farmaceutiche. Dicevano che i loro prodotti erano sicuri, e poi, dopo alcuni decenni scopri che nascondevano tutte le prove dei danni che causavano».

Uno degli esperti di ‘Generation Zapped’ è George Carlo, uno scienziato del settore che ha criticato apertamente la tecnologia wireless. Negli anni ’90, Carlo ha diretto un progetto di ricerca – finanziato dall’industria del cellulare e dal costo di 27 milioni di dollari – che esaminava i rischi per la salute di questi dispositivi, con l’obiettivo di alleviare i timori dei consumatori sui danni derivanti dalla tecnologia.
Ma la cosa non è andata come previsto, e il team di Carlo ha scoperto quello che è stato ribadito in molti altri studi: una correlazione tra le emissioni dei cellulari e il danno al Dna, così come un tasso leggermente più elevato di tumori cerebrali negli utilizzatori di cellulari rispetto a chi non li usa. Ma le industrie del settore hanno respinto le scoperte di Carlo screditandolo.

MALATTIA DA MICROONDE

La tecnologia wireless comunica attraverso una banda di frequenze contraddistinta da cortissime lunghezze d’onda, chiamate appunto ‘microonde’. Tutti gli scienziati concordano sul fatto che l’esposizione alle microonde possa danneggiare l’essere umano. Il dibattito è però su quale sia la quantità di onde che può danneggiare la salute.

Le nozioni convenzionali relative alla sicurezza del wireless si basano sul presupposto che solo microonde così intense da provocare una reazione termica, come un forno a microonde, siano considerate dannose, spiega George Carlo. Poiché se la radiazione wireless scende al di sotto di questa soglia termica, si considerano automaticamente queste frequenze sicure. Di conseguenza, i telefoni cellulari non sono mai stati sottoposti a dei test.
Circa cento pubblicazioni scientifiche, invece, sfidano questa ipotesi, dimostrando che l’esposizione a livelli di microonde non-termiche impatta sulla salute umana: «Studi in tutto il mondo – continua Carlo – hanno dimostrato chiaramente che oggi sono gli effetti indiretti non-termici i più preoccupanti».

Quando i cellulari sono spuntati per la prima volta all’inizio degli anni ’80 erano all’appannaggio di pochissimi ‘eletti’, mentre oggi il wireless è ovunque. Quindi, anche quei pochi che non hanno un cellulare, sono comunque costantemente esposti alle radiazioni delle microonde emesse dai router Wi-Fi e dai ripetitori dei cellulari, che saturano di onde il nostro ambiente.

Secondo Olle Johansson, professore associato di Neuroscienza presso l’Istituto Karolinska in Svezia, la quantità di radiazioni elettromagnetiche a cui è sottoposta la popolazione, supera di oltre mille miliardi di miliardi rispetto a solo un decennio fa.

Ma se questa tecnologia onnipresente è davvero tanto dannosa, perché i danni correlati non sono così evidenti? Secondo Dafna Tachover, avvocato e fondatore di We are the Evidence (Noi siamo la prova), associazione nata per tutelare chi abbia subito danni da radiazioni wireless, provano che i problemi di salute correlati al wireless sono ormai ovunque. Ma la maggior parte dei medici ne ignora i segni.

Prima di studiare legge, l’avvocato Tachover era funzionario delle telecomunicazioni, e lavorava al computer. Nel 2009, subito dopo aver acquistato un nuovo computer portatile, ha cominciato a soffrire di disturbi vari come tachicardia, forte mal di testa e incapacità di concentrazione. Si trattava della cosiddetta ipersensibilità elettromagnetica, una patologia controversa, solitamente caratterizzata da una serie di sintomi fisici e dermatologici non specifici, come mal di testa, affaticamento, eruzioni cutanee o sensazioni di bruciore. Dopo sei mesi, i sintomi sono diventati debilitanti.
Una volta identificato che il wireless era la causa, l’avvocato Tachover si è trasferito sulle montagne di Catskill, dove le radiazioni a microonde sono minime e i suoi sintomi sono scomparsi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’Ehs dal 2005, ma incontra difficoltà a rilevare quanto sia diffusa. Alcuni studi stimano che fino al dieci per cento della popolazione mondiale soffre di Ehs, e le proiezioni danno questa percentuale in crescita. E nel 2015, una donna in Francia ha vinto una causa e ottenuto il riconoscimento dell’invalidità da Ehs, in uno dei primi casi riconosciuti in tribunale.

Ma Tachover respinge il termine Ehs, e preferisce usare ‘malessere da microonde’, termine usato sessant’anni fa, quando i soldati negli Stati Uniti e in Russia svilupparono sintomi neurologici, dopo un’esposizione prolungata al radar: «Chiamandola ‘ipersensibilità’ ci si limita a descrivere la persona affetta, piuttosto che concentrarsi sull’ambiente che sta causando la malattia».

I sintomi della malattia da microonde includono mal di testa, palpitazioni cardiache, affaticamento, nausea, vertigini e altro ancora. Ma per Tachover, la maggior parte delle persone che ne sperimentano i sintomi, non li associano alla tecnologia wireless. «Recentemente, ho parlato con un conoscente che aveva notato che, ogni volta che usava il cellulare, aveva le mani paralizzate. Ma non aveva mai pensato di smettere di usarlo. Stava ancora ‘aspettando’ che il governo gli dicesse che è dannoso».

Articolo in inglese: The Dark Side of Wireless Technology

Traduzione di Massimo Marcon

 
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