Groenlandia, trovate tracce di un’enorme tempesta solare di 2.600 anni fa

Un’enorme e atipica tempesta solare ha colpito la Terra più di 2.500 anni fa: degli scienziati ne hanno scovato le prove sotto la calotta glaciale della Groenlandia.

Il team di ricercatori, che nell’isola danese stava analizzando il ghiaccio a circa mezzo chilometro di profondità, ha rinvenuto per caso le tracce dell’enorme esplosione radioattiva, che deve aver colpito la Terra durante una tempesta solare nel 660 aC.

Questo genere di radiazione solare scoperta nel ghiaccio della Groenlandia corrisponde a un tipo di tempesta solare particolarmente potente chiamato Evento Protonico Solare (Spe), che ha colpito il nostro pianeta all’incirca 2.679 anni fa.
L’evento fu almeno dieci volte più intenso di qualsiasi altra tempesta occorsa poi negli ultimi 70 anni, ovvero dall’inizio delle rilevazioni moderne, e risulta equivalente alla più potente tempesta solare che era finora nota, ovvero quella che ha colpito il pianeta nel 775 dC.

Il geologo Raimund Muscheler, dell’Università di Lund in Svezia, spiega: «La nostra ricerca mostra come le osservazioni degli ultimi 70 anni non siano in grado di fornire un quadro completo di quello che il nostro Sole è capace di fare».
La scoperta è tuttavia allarmante, spiega ancora il geologo a Forbes, perché se una tempesta del genere dovesse colpire la Terra oggi, le moderne tecnologie potrebbero venirne pesantemente disturbate: «Se quella tempesta solare fosse avvenuta oggi, avrebbe potuto portare gravi danni alla nostra società hi-tech […] ecco perché dovremmo aumentare i livelli di protezione contro questo tipo di fenomeni».
Le due tempeste solari che hanno colpito la Terra rispettivamente nel 1989 in Quebec (Canada) e nel 2003 a Malmo (Svezia) non erano nulla in confronto a quella del 660 a.C.

Di tanto in tanto, il Sole emette grandi esplosioni di radiazioni e particelle ad alta energia, che potrebbero raggiungere la Terra. Gli eventi protonici solari (Spe) possono temporaneamente degradare lo strato di ozono terrestre, e questo può fare in modo che livelli pericolosi di radiazioni ultraviolette raggiungano il suolo.
In particolare, se un tale evento dovesse accadere nella nostra era moderna, queste particelle cariche sarebbero capaci di interrompere le comunicazioni satellitari, i segnali radio, di disabilitare le reti elettriche, e di arrecare danni a sistemi e dispositivi elettronici, per esempio legati ai trasporti e alle operazioni bancarie.

Se uno Spe particolarmente intenso colpisse il pianeta oggi, costituirebbe «una minaccia per la società moderna in termini di sistemi di comunicazione e navigazione, per le tecnologie spaziali e per le operazioni degli aeromobili commerciali».
Gli alti livelli di radiazioni potrebbero risultare pericolosi anche per astronauti e i passeggeri di voli di linea ad alta quota.

I ricercatori ritengono che l’eccezionale evento abbia liberato nell’atmosfera almeno 10 miliardi di protoni per centimetro quadrato. E sebbene le enormi tempeste solari siano eventi rari, sembrano comunque verificarsi periodicamente.
Muscheler ha quindi concluso: «La nostra ricerca suggerisce come i rischi siano attualmente sottostimati. Dobbiamo essere più preparati».

 

Articolo in inglese: Traces of Radioactive Particles From Massive Solar Storm Discovered in Greenland Ice

 
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