Estate, cresce il rischio melanoma: come prevenirlo e riconoscerlo

L’estate è la stagione delle vacanze, dei tuffi al mare e della spensieratezza; non dimentichiamoci però, tra un bagno e l’altro, di tenere sempre un occhio di riguardo per la nostra salute e il nostro corpo. È bene non abusare del sole per evitare di incorrere in fastidiose, ma soprattutto pericolose scottature.

Il sole è infatti uno dei maggiori fattori di rischio del melanoma, «uno dei tumori maligni più diffusi della pelle, in considerevole aumento, con un’incidenza che è triplicata negli ultimi anni», spiega il dott. Pasquale Arcidiacono, specialista dermatologo.

Il melanoma colpisce il sistema melanocitario. I melanociti sono cellule che contengono melanina e ci fanno abbronzare, ma il melanoma «si può originare in qualsiasi distretto corporeo anche se è la pelle prevalentemente ad essere colpita», continua il dott. Arcidiacono.

Per quanto riguarda il sole, aggiunge il dottore, «soprattutto i raggi ultravioletti B agiscono sui melanociti e li trasformano in cellule tumorali, mentre gli UV-A causano solo l’invecchiamento della pelle. Per questo sarebbe bene per i soggetti a rischio evitare anche lampade solari abbronzanti, che sono un concentrato di raggi ultravioletti compresi quelli B, cancerogeni»; soprattutto coloro che hanno avuto scottature nell’infanzia, tiene a precisare il dottore, dovrebbero evitare le lampade solari.

Questo perché le ustioni solari nell’infanzia possono essere un fattore di rischio anche a distanza di tempo, dato che «la pelle è come se registrasse su un’agenda tutto il sole che si prende nella vita e poi ci porta il conto anche dopo diversi anni», per questo è molto importante evitare l’esposizione acuta al sole. «Non quella prolungata a cui per esempio si sono sottoposti una vita i nostri contadini, marinai… ma è molto più pericoloso il caso di un impiegato che sta dietro a una scrivania tutto l’anno e che poi in 15-20 giorni l’anno si vuole prendere tutto il sole che non ha mai preso e quindi si scotta».

Dobbiamo cercare quindi di non esporre al sole i bambini sotto i 3 anni, proteggendoli con magliette, cappelli ecc., mentre «dopo i 3 anni dovremmo usare uno schermo adatto ad alta protezione applicandolo più volte al giorno e regolarmente» perché col sudore o il bagno può andar via, spiega il dottore, che aggiunge come l’applicazione di una protezione non debba spingerci a prolungare la durata dell’esposizione.

A parte i bambini, i soggetti più a rischio sono dunque «quelli con carnagione chiara, capelli rossi, biondi, occhi chiari, facilità alle scottature solari e difficoltà ad abbronzarsi», spiega il dermatologo.

Bisogna infine stare attenti a non cadere nell’errore di pensare che le nuvole arrestino i raggi ultravioletti e tenere a mente se abbiamo assunto alcuni farmaci, come antinfiammatori o antibiotici poiché alcuni di essi possono provocare reazioni acute al sole (fotosensibilizzazioni o reazioni fototossiche).

COME RICONOSCERE IL MELANOMA CUTANEO

Nonostante il melanoma sia in considerevole aumento e sia al contempo guaribile se individuato in tempo, ancora oggi tende a giungere al dermatologo in una fase oramai avanzata, e questo ritardo diagnostico secondo il dott. Arcidiacono si deve imputare alla disinformazione sia da parte del paziente che del medico di base, che «ancora esiste nonostante i molti interventi di educazione sanitaria».

Ma ciò che più impedisce una rapida diagnosi precoce è la «confusione che viene fatta oggi tra neo e melanoma, perché si assomigliano» e soprattutto la presenza di quei luoghi comuni che optano per non toccare i nei «perché poi si pensa che possano degenerare e diventare maligni; invece il melanoma nasce già come tumore maligno per conto suo e insorge il più delle volte su pelle sana».

I nei «costituiscono un aspetto normale e innocuo della pelle e hanno in genere piccole dimensioni (diametro inferiore a 6mm) e possono essere congeniti o svilupparsi durante prima metà della vita e gravidanza» tuttavia, il dottore riferisce che una minoranza di essi può essere pericolosa e che l’importanza dei nei in campo medico infatti è riconducibile proprio al loro rapporto con il melanoma.

«Ci sono infatti alcuni nei atipici, irregolari che possono simulare il melanoma e quest’ultimo a sua volta può essere associato al neo». È importante quindi conoscere bene l’aspetto, la consistenza, la dimensione e il colore dei propri nei per poter essere in grado poi di notare eventuali cambiamenti.

Il dott. Arcidiacono consiglia un autoesame periodico (almeno ogni 6 mesi) di viso, orecchie, cuoio capelluto (facendosi aiutare da qualcuno), mani, unghie, ascelle, piante dei piedi, braccia, secondo la regola dell’Abcde, che illustriamo qui di seguito.

  • ‘A’ sta per ‘asimmetria’, il neo per essere sano dovrebbe essere simmetrico.
  • ‘B’ sta per ‘bordi’, che nel melanoma sono irregolari e frastagliati.
  • ‘C’ sta per ‘colore’, che in un neo normalmente è omogeneo, mentre nel melanoma si alternano più colori come nero, bianco e rosso.
  • ‘D’ sta per ‘dimensione’, il diametro non dovrebbe superare i 6mm, in quel caso è da controllare.
  • ‘E’ sta per ‘evoluzione’. Se il neo si modifica in modo evidente in poco tempo secondo i criteri appena riportati, nel dubbio bisogna recarsi dal dermatologo che farà le sue analisi appropriate (mappa fotografica, dermatoscopia) sui nei più a rischio e potrà consigliare a scopo precauzionale di asportare chirurgicamente il neo sospetto o la neoplasia in fase iniziale. Questo perché «in fase avanzata il tumore diventa insensibile alle varie terapie». Il dottore tranquillizza che non c’è nessun pericolo a togliere un neo purché venga eseguito sempre un esame istologico accurato e in centri specializzati.

Quanto sopra è quello che dobbiamo fare quando ci troviamo di fronte a una macchia scura sulla pelle, senza farci prendere dall’ansia. Un’altra cosa che ci deve far insospettire è la comparsa di un nuovo neo (specialmente se avvenuta dopo i 30 anni di età). L’età più colpita dal melanoma, chiarisce il dermatologo, va infatti tra i 30 e i 60 anni, con una leggera prevalenza per il sesso femminile (in cui è localizzato spesso agli arti inferiori, mentre nei maschi più sul tronco); nei giovani sotto i 15 è molto raro, e nei bambini è altrettanto «molto molto raro».

Il dott. Arcidiacono spiega che in genere non ci sono sintomi, anche si può presentare «arrossamento periferico, prurito, dolore e sanguinamento in fase avanzata», ma non si dovrebbe mai arrivare a questo punto poiché «essendo la pelle di facile ispezione alla visita e al tatto ogni ritardo nella diagnosi precoce e quindi nella conseguente terapia tempestiva è ingiustificabile».

Il paziente in conclusione, deve essere in grado di recepire il «segnale d’allarme lanciato dalla pelle» che è «come un organo spia che ci parla e ci lancia segnali» che il medico di base deve saper interpretare per inviare il paziente dallo specialista dermatologo a ogni minimo dubbio, perché «oggi – conclude il dottore – non si può morire di melanoma più, non si dovrebbe, quindi il messaggio che si deve inviare alla popolazione e al medico generico è che di melanoma oggi si può e si deve guarire».

 
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