Economista Usa: i cinesi sono comunisti e non sanno nulla di mercati dei capitali

L’8 gennaio la Cina ha dato al mondo un respiro di sollievo: le azioni cinesi sono aumentate del 2 per cento, la Banca Centrale ha fissato lo yuan a un valore un po’ più alto, mentre le scorte globali sono rimaste sostanzialmente invariate. Dopo una settimana di completo caos del mercato, c’è stata una piacevole ‘tregua’, ma secondo James Rickards, autore del best seller americano Currency Wars e The death of money [Guerre di valute e morte della moneta, ndt], la situazione nel lungo termine non cambierà. «I cinesi sono comunisti e non sanno nulla di mercati dei capitali. Mettere i comunisti come responsabili dei mercati dei capitali è come dare una pistola carica a un bambino di tre anni», ha spiegato all’emittente canadese Cbc.

Secondo Rickards, la svalutazione programmata dello yuan ad agosto è stato il più grande errore dei governanti cinesi, poiché questa mossa ha scosso le convinzioni di chi credeva nella Cina. «Non si scuote mai il sistema. Piuttosto, si deve permettere sempre alla gente di sapere cosa succederà».

Da allora le autorità cinesi hanno imparato la lezione, anche se un po’ in ritardo, e prima di svalutare ulteriormente lanciano dei segnali. Infatti, venerdì 8 gennaio la Banca Centrale cinese ha dichiarato alla Reuters di voler «rendere lo yuan più internazionale, mantenere la moneta sostanzialmente stabile, migliorare ulteriormente il meccanismo di formazione della valuta e proseguire con le riforme del sistema di gestione dei cambi e delle istituzioni finanziarie».
Questo significa che lo yuan verrà svalutato ancora nei confronti del dollaro, poiché la Cina ha poche alternative. Difatti, secondo la ‘Legge della trinità impossibile’, in un sistema economico non si possono avere queste tre condizioni soddisfatte contemporaneamente:

  1. un conto capitale aperto;
  2. una politica monetaria indipendente;
  3. un tasso di cambio stabile.

In qualsiasi momento è possibile soddisfare massimo due condizioni, e Rickards spiega il motivo per il quale la Cina cercherà di soddisfare le prime due, come avviene nei mercati più sviluppati: «devono svalutare la moneta. Non hanno intenzione di chiudere il conto capitale, c’è troppa pressione da parte del Fondo Monetario Internazionale; non hanno intenzione di rinunciare a una politica monetaria indipendente; non vogliono alzare i tassi per fermare i deflussi di capitale. Pertanto devono svalutare la moneta».

Per quanto riguarda invece la transizione verso un’economia di consumo, l’analista pensa che ci vorrà più tempo di quanto si pensi: «Non sono così sicuro se ci sia domanda. I cinesi sono molti, ma la distribuzione del reddito è ampiamente distorta. Hanno una specie di classe media composta da duecento milioni di persone su una popolazione di 1,2 miliardi, ma queste persone in pratica mangiano cortecce degli alberi, sono molto poveri […] molti di quelli che hanno soldi, hanno investito denaro in beni sopravvalutati come immobili e azioni, e così hanno preso una batosta. Questa transizione verso un’economia guidata dai consumatori è qualcosa che si attuerà tra 5 o 10 anni: non salverà la situazione attuale. La crescita della Cina ha fatto scoppiare la bolla, che si sta per sgonfiare».

      Per saperne di più:

Articolo in inglese: ‘Jim Rickards on China: ‘They Don’t Know Anything About Capital Markets 

 
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