Ecco come Trump può vincere il 6 gennaio

Sebbene alle sessioni del Collegio elettorale di dicembre, sette Stati – Pennsylvania, Georgia, Michigan, Wisconsin, Arizona, Nevada e New Mexico – abbiano formato una lista di elettori alternativa che sostiene Trump-Pence, queste azioni non danno luogo a un vero e proprio gruppo di «elettori sfidanti».

Al Collegio elettorale – tenutosi quest’anno il 14 dicembre nelle varie capitali degli Stati – Joe Biden ha ricevuto 306 voti elettorali contro i 232 di Donald Trump. Tuttavia, quei voti devono essere letti nel registro del Congresso e contati nella sessione congiunta che si terrà il 6 gennaio, prima che Biden diventi veramente il «presidente eletto».

Il porto sicuro dell’8 dicembre superato dalla clausola degli elettori

Tutti i 50 Stati e il Distretto di Columbia si sono qualificati per il «porto sicuro» stabilito dall’Electoral Count Act del 1887, ad eccezione del Wisconsin. Questa legge prevede che sia teoricamente garantito che, certificando gli elettori in base ai rispettivi voti popolari (per quanto fraudolenti) entro la scadenza dell’8 dicembre (il cosiddetto ‘porto sicuro’), si contino poi gli stessi voti nella sessione congiunta del 6 gennaio al Congresso.

Ma il sistema di giurisprudenza americano (come quello italiano) impone una gerarchia alle leggi. A differenza degli uomini, infatti, non tutte le leggi sono uguali. La Costituzione degli Stati Uniti è la «legge suprema del Paese» e quindi vince quando è in conflitto con qualsiasi altra legge, incluse le leggi approvate dal Congresso (come l’Electoral Count Act).

Ebbene, la clausola degli elettori della Costituzione, articolo II, sezione 1, conferisce esclusivamente ai parlamenti statali il potere di decidere il «modo» in cui vengono scelti gli elettori presidenziali di uno Stato. Se i parlamenti dei sette Stati in cui gli elettori di Trump hanno votato (opponendosi agli elettori di Biden) dovessero adottare una risoluzione che rivendichi la loro autorità costituzionale di decidere come scegliere i loro elettori, qualsiasi disposizione di uno statuto del Congresso – incluso il porto sicuro e altre disposizioni della legge sul conteggio elettorale – che voglia ignorare la clausola degli elettori diventerebbe verosimilmente incostituzionale e quindi inapplicabile.

Detto questo, per ora nessuna delle legislature dei sette Stati ha formalmente votato e adottato una tale risoluzione, anche se sono tutte controllate dai repubblicani, tranne New Mexico e Nevada.

Le risoluzioni metterebbero gli «elettori sfidanti» su un piano di parità

In assenza di risoluzioni formalmente adottate da parte dei parlamenti dei sette Stati, i membri della Camera e del Senato potrebbero, in teoria, sollevare comunque «obiezioni» – secondo le procedure stabilite nella Legge sul conteggio elettorale – ai voti certificati degli elettori di Biden, citando le prove della dilagante frode elettorale nelle elezioni di quegli Stati.

Tuttavia, senza una decisiva vittoria del tribunale prima del 6 gennaio, è molto probabile che queste obiezioni falliscano. Nel frattempo il team legale di Trump ha presentato una petizione di certiorari alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che riguarda la Pennsylvania, e che potrebbe rivelarsi vincente; ma è dubbio, a questo punto, che Trump possa ottenere delle udienze sulle sue accuse in tutti gli Stati controversi prima del 6 gennaio.

Alla sessione congiunta, le obiezioni agli elettori presentati da Biden devono essere portate in entrambe le Camere del Congresso, e data la maggioranza democratica alla Camera e l’improbabilità di illuminate decisioni super partes, è assai difficile che una qualsiasi obiezione possa portare a qualche risultato alla Camera, senza potersi basare su almeno una sentenza di tribunale che dichiari illegale il voto in un dato Stato.

Inoltre, sebbene il Partito repubblicano attualmente controlli il Senato – e possa ancora controllarlo dopo il ballottaggio senatoriale della Georgia, che dovrebbe avvenire il 5 gennaio, il giorno prima della sessione congiunta – nessun senatore si è ancora fatto avanti, o ha promesso di presentare un’obiezione, e la maggioranza del repubblicani è sottile come un rasoio. Del resto, l’attuale leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha già ammesso la sconfitta dopo il voto del Collegio elettorale. Insomma, la possibilità che le «obiezioni» ai voti elettorali dei sette Stati passino in entrambe le camere del Congresso, sono estremamente remote.

Interessanti questioni costituzionali se si adottano le risoluzioni

Tuttavia, sorgerebbero domande interessanti, per ora senza risposta, se i parlamenti controllati dal Partito Repubblicano nei sei Stati contesi (o una combinazione di tre o quattro di loro) adottassero a maggioranza una risoluzione formale di reclamo, che riconosca le prove di frode nelle elezioni statali del 2020 e «reclamassero» formalmente il potere costituzionale esclusivo del legislatore di scegliere il modo di designare gli elettori presidenziali dello Stato; questa infatti ratificherebbe i voti degli elettori presentati da Trump il 14 dicembre e annullerebbe la certificazione dei voti dei grandi elettori attualmente ufficiali o revocherebbe formalmente i voti stessi. I legislatori statali invierebbero quindi copie certificate della loro risoluzione di rivendicazione al Congresso, al vicepresidente Mike Pence e all’archivista nazionale.

Gli indizi di frode elettorale a sostegno di una tale risoluzione di rivendicazione sono schiaccianti: Biden ha vinto solo il 17% di tutte le contee a livello nazionale (un record al ribasso, in pratica), ha perso 18 delle 19 contee bellwether (le contee che tradizionalmente votano in maniera corrispondente al risultato nell’intera nazione), ha perso Ohio, Florida e Iowa e ha perso 27 confronti serrati per la Camera; eppure, in qualche modo, in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, Nevada e Wisconsin, si è verificato un enorme «spostamento verso il blu» post-elettorale, sufficiente a superare il vantaggio di Trump alla chiusura del giorno delle elezioni. Questo risultato in tutti e sei gli Stati contesi è statisticamente impossibile. Unendo questo con oltre mille dichiarazioni giurate di vere e proprie frodi elettorali, e con lo studio secondo cui nella contea di Antrim, in Michigan, la «funzione di aggiudicazione» di Dominion è stata utilizzata per scambiare voti da Trump a Biden, si delinea uno scenario che giustificherebbe l’adozione delle risoluzioni di reclamo.

La sessione congiunta del Congresso, del 6 gennaio

Nella sessione congiunta del 6 gennaio, il vicepresidente Pence, in qualità di presidente del Senato, presiede i lavori ai sensi della legge sul conteggio elettorale. Pence potrebbe, all’appello delle votazioni elettorali, prendere nota degli elettori sfidanti – e che hanno espresso voti al Collegio elettorale del 14 dicembre – per tutti quegli Stati oscillanti che hanno debitamente adottato una risoluzione di rivendicazione.

Durante la sessione congiunta si scatenerà sicuramente un aspro dibattito. Ancora una volta, in assenza di vittorie giudiziarie decisive prima del 6 gennaio, i democratici farebbero affidamento sul fatto che il porto sicuro sia stato raggiunto, ma i legislatori del Partito Repubblicano indicherebbero i termini assoluti della clausola degli elettori, affermando che la disposizione sul porto sicuro della legge sul conteggio elettorale, così come applicata qui in queste circostanze particolari, viola incostituzionalmente il diritto costituzionale esclusivo dei legislatori statali di rivendicare il potere di scegliere gli elettori.

In effetti, il potere concesso dalla Costituzione alle legislature statali per scegliere gli elettori è stato a lungo considerato come «plenario» (o assoluto), a seguito della storica decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti nel caso McPherson v. 146 US 1, 35 (1892), in cui la Corte ha dichiarato: «Questo potere è conferito ai legislatori degli Stati dalla Costituzione degli Stati Uniti e non può essere loro tolto o modificato dalle loro Costituzioni statali […] Quali che siano le disposizioni che possono essere prese dallo statuto, o dalla Costituzione dello Stato, per scegliere gli elettori dal popolo, non c’è dubbio sul diritto del legislatore di riprendere il potere in qualsiasi momento, perché non può essere tolto né è possibile rinunciarvi».

E sebbene il caso McPherson v. Blacker risalga alla fine del XIX secolo, il principio è stato confermato molto più recentemente dall’Alta Corte nei casi Bush v. Gore.

In sintesi, in assenza di precedenti vittorie giudiziarie decisive o dell’adozione di risoluzioni di rivendicazione da parte delle sei legislature statali oscillanti controllate dal Partito Repubblicano, le obiezioni ai voti elettorali espressi dagli elettori presentati da Biden in quegli Stati, dovrebbero venire confermate a maggioranza in entrambe le Camere nella sessione congiunta del 6 gennaio, e questo è molto improbabile; ma, se quelle legislature statali controllate dal Partito Repubblicano adottassero risoluzioni formali di rivendicazione, nascerebbero due gruppi di elettori veramente sfidanti. In tal caso, è probabile che entrambe le liste di elettori sollevino obiezioni di parte, ma probabilmente nessuna delle due verrebbe confermata.

Opzioni del vicepresidente Pence

Così Pence, che presiede la sessione congiunta, sarebbe lasciato senza una guida certa su quale gruppo contare, sempre che debba contarne uno. In una tale circostanza, Pence avrebbe tre scelte: contare l’uno o l’altro, o nessuno dei due.

In effetti, ci sarebbe sicuramente un dibattito sul fatto se il vicepresidente, in qualità di presidente della sessione congiunta, abbia l’autorità di prendere una decisione del genere. Su questo punto, la legge sul conteggio elettorale, come minimo, non è per niente chiara.

Pence probabilmente rifiuterebbe l’idea di accreditare gli elettori presentati da Biden di fronte a valide risoluzioni di rivendicazione e all’insegnamento del caso McPherson, pertanto darebbe credito agli elettori presentati da Trump, o rifiuterebbe di accreditare entrambi i concorrenti.

Se il vicepresidente, seguendo la McPherson, accreditasse gli elettori presentati da Trump (e, supponendo che tutti e sei gli Stati adottassero risoluzioni di rivendicazione), Trump vincerebbe per 311 a 227. In effetti, Trump avrebbe bisogno solo di 38 voti elettorali contestati (dei 79 nel sei Stati) per raggiungerne 270 (ora si trova a 232), e questo obiettivo potrebbe venire raggiunto da varie combinazioni di tre (o al massimo quattro) dei sei Stati.

Se, al contrario, Pence scegliesse di ignorare i voti espressi dagli Stati con elettori sfidanti, presumendo ancora che tutti e sei gli Stati oscillanti controllati dal Partito Repubblicano adottino risoluzioni di reclamo, Trump arriverebbe 232 e Biden 227.

È necessaria la maggioranza dei voti elettorali effettivi o tutti i possibili voti per evitare un’elezione contingente?

Ma ora emerge un’altra interessante questione giuridica. In una tale circostanza, Trump potrebbe venire dichiarato vincitore, in virtù dell’aver ottenuto la maggioranza dei voti elettorali effettivamente contati; oppure, è possibile che la Camera decida il vincitore con una «elezione contingente» ai sensi del 12° emendamento, perché nessuno dei due candidati ha raggiunto i 270 seggi, ovvero la maggioranza composta da tutti possibili i voti elettorali. Ancora una volta, la legge sul conteggio elettorale non è chiara.

Il dodicesimo emendamento modifica la procedura di elezione contingente stabilita nella Costituzione. Ogni volta che nessuno dei due candidati ottiene la maggioranza richiesta dei voti elettorali (e, ancora, quel numero potrebbe essere messo in discussione), la Camera decide il vincitore in una cosiddetta elezione contingente. Tuttavia, invece di un voto per rappresentante (i democratici controllano ancora la maggioranza), le elezioni contingenti si basano su un voto per Stato, deciso dalla maggioranza dei rappresentanti di ciascun Stato. Poiché più Stati sono controllati dal Partito Repubblicano, il presidente Trump molto probabilmente vincerebbe un’elezione contingente.

Per questo motivo, lo «sconto» dei voti elettorali, nel momento che Trump ha la maggioranza dei voti elettorali rimanenti, probabilmente darebbe la vittoria a Trump, che questo avvenga perché è ritenuto vincente in virtù di aver acquisito la maggioranza dei voti conteggiati o perché risulti vincitore di una successiva elezione contingente.

Una cosa che però l’Electoral Count Act chiarisce è che la Camera deve condurre senza indugio e immediatamente le elezioni contingenti dopo la conclusione della sessione congiunta. Probabilmente non ci sarebbe tempo per una decisione della Corte Suprema, se intervenisse (la sentenza potrebbe comunque essere emessa dopo il fatto).

Trump farebbe bene a rifiutare i voti di qualsiasi Stato con elettori sfidanti e a puntare sulle elezioni contingenti alla Camera, poiché è molto meno probabile che tale percorso venga ribaltato dalla Corte Suprema, che ha già mostrato una generale esitazione a farsi coinvolgere nel determinare le controversie elettorali, e ha mostrato ulteriore esitazione, sulla base del principio della separazione dei poteri, a violare l’autorità del potere legislativo ed esecutivo in materia elettorale.

Detto in modo diverso, avere un’elezione contingente porterebbe la questione di quale gruppo di elettori contare  fuori dal campo legale e all’interno del campo politico. Sulla base del principio della separazione dei poteri, è più difficile che la Corte Suprema annulli un’elezione contingente, rispetto alla scelta di Pence degli elettori presentati da Trump.

I legislatori statali del Partito Repubblicano devono agire adesso: il destino della Repubblica è nelle loro mani

I legislatori statali del Partito Repubblicano passeranno alla storia come eroi della libertà per aver salvato la Repubblica votando giustamente le risoluzioni di rivendicazione, o saranno ricordati come codardi che hanno rifiutato di rivendicare il loro potere costituzionale. In effetti, gran parte della nazione – e anche gli storici – considereranno i legislatori statali che votano per rivendicare il loro potere come grandi patrioti e veri eroi della Repubblica che hanno agito disinteressatamente e con coraggio in un momento di grave pericolo.

Date le prove schiaccianti di frode elettorale – e la minaccia del comunismo totalitario che un’elezione così rubata sicuramente presenta per il nostro futuro – i legislatori statali devono agire ora, senza esitare a svolgere i loro doveri costituzionali in conformità con i loro giuramenti. Dovrebbero contemporaneamente convocare sessioni di entrambe le Camere dello Stato, quando e dove possono.

 

L’autore Stephen B. Meister è un avvocato e uno scrittore di articoli di opinione.

Le opinioni qui espresse sono sue, non della sua azienda, e nemmeno necessariamente di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Opinion: Disputed Swing State GOP Lawmakers Must Adopt ‘Reclamation’ Resolutions to Stop the Steal

 
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