Di cosa non si parla alle elezioni americane  

L’elezione del 2016 tratta di molti problemi, tra cui l’immigrazione, la sicurezza nazionale e anche la politica della Corte Suprema americana. Ma per quanto riguarda il posto di lavoro, non un singolo candidato ha fatto di questo tema una priorità. 

Eppure il posto di lavoro è una parte integrante della vita quotidiana: gli americani lavorano in media quasi 35 ore alla settimana, un numero superiore rispetto alla controparte nel resto del mondo sviluppato (l’Australia è al secondo posto con 32,4 ore alla settimana). Gli adulti occupati a tempo pieno riferiscono di lavorare in media 47 ore alla settimana, mentre quasi il 40 per cento lavora più di 50 ore. In breve, gli americani di età compresa tra 25-54 anni trascorrono generalmente più tempo a lavorare che a dormire o mangiare. 

Tuttavia, solo il 50 per cento dei dipendenti che non appartengono a un sindacato sono contenti del riconoscimento che ricevono sul posto di lavoro per i loro adempimenti. Per i membri del sindacato, questo numero si abbassa a un misero 35 per cento; viene quindi da chiedersi come si possano aiutare. 

Un punto di partenza sono i diritti dei lavoratori. Ad esempio, se si aumenta la voce in capitolo dei lavoratori, potrebbe crescere la soddisfazione sul posto di lavoro; questa non si tratta di chissà quale scienza. In effetti, se i membri del sindacato pensano che i loro rappresentanti li stiano veramente ascoltando, è molto probabile che la percentuale di lavoratori soddisfatti superi il 35 per cento. 

Secondo la legge attuale sul lavoro, ai membri del sindacato non sono nemmeno garantite le elezioni a scrutinio segreto, a prescindere dal fatto che siano indecisi o che vogliano fare un voto di protesta. In circa il 40 per cento delle ‘elezioni’ per il riconoscimento dei sindacati, gli organizzatori utilizzano delle procedure pubbliche di ‘controllo delle schede’, che si sostituiscono ai voti privati ??ed eludono il processo democratico. E a causa di queste manifestazioni pubbliche d’iscrizione, i dipendenti e i datori di lavoro sono vulnerabili a tre pericoli: minacce sindacali, azioni scorrette e altre tattiche di pressione che mirano a imporre i programmi dei sindacati sulla forza lavoro. 

Ma non è tutto, perché la situazione è ulteriormente peggiorata. Difatti, nel 2014 una decisione del National Labor Relations Board (un’agenzia indipendente americana incaricata di dirigere le elezioni per la rappresentanza sindacale) obbligava i dipendenti, che volevano entrare a far parte di un’associazione di categoria, a consegnare i loro indirizzi e-mail ai sindacalisti. E i sindacalisti hanno spesso usato informazioni private, come numeri telefonici e indirizzi, per colpirli in ambiente domestico e farli fuori con la complicità del sindacato.
Eppure questo genere di violenze da parte dei sindacati, in atto dalla Pennsylvania all’Indiana fino in California, non vengono considerate un reato penale a livello federale. 

Fortunatamente esiste una soluzione. Si chiama Employee Rights Act (Era), un disegno di legge nazionale reintrodotto da Orrin Hatch e Tom Price, rispettivamente senatore repubblicano dell’Utah e deputato repubblicano della Georgia. L’Era dovrebbe riformare la legge del lavoro americano (in vigore dal 1940 senza modifiche) per proteggere i lavoratori, indipendentemente dal fatto che appartengano a un sindacato.
Ad esempio questa legge garantirebbe delle elezioni sindacali segrete e consentirebbe ai dipendenti di scegliere di non consegnare più le informazioni personali a quei sindacalisti aggressivi. Per di più, penalizza la violenza dei sindacati a livello federale, un provvedimento tanto atteso che sia democratici che repubblicani possono appoggiare. 

In effetti, il sostegno a questa legge è già di vasta portata. Difatti, secondo i dati dei sondaggi del 2015, l’80 per cento degli americani è favorevole alle direttive chiave dell’Era e la cifra include democratici e repubblicani, membri del sindacato e lavoratori non sindacalizzati. Inoltre, circa il 90 per cento delle persone approva la criminalizzazione della violenza sindacale a livello federale. 

Quando si tratta di migliorare la vita lavorativa degli americani, i candidati alla presidenza dovrebbero parlarne. La legge sui diritti dei dipendenti dà loro una perfetta opportunità. 

 

Richard Berman è direttore esecutivo del Centre for Union Facts, un gruppo d’interesse americano critico nei confronti dei sindacati. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times. 


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Articolo in inglese: ‘What the 2016 Election Is Missing

 
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