Coronavirus, un’arma anti-americana scoppiata in mano?

Di J.R. Nyquist

In una riunione segreta tenutasi quasi vent’anni fa tra gli alti quadri del Partito Comunista, il ministro della Difesa Chi Haotian aveva spiegato un crudele piano a lungo termine per assicurare la ‘rinascita’ della Cina.

I punti del piano erano tre. Il primo punto, ovvero la premessa, riguardava il sovrappopolamento, che avrebbe ridotto lo spazio vitale dei cinesi, portando anche al degrado ambientale. Di conseguenza, il secondo punto prevedeva di insegnare al popolo cinese ad «uscire»; in altre parole, nel secondo punto si parla della conquista di nuove terre: una colonizzazione per costruire una «seconda Cina». Ma qui nasce il terzo problema: «l’America».

Il generale affermava: «So che questo è sconvolgente, ma la logica è in realtà molto semplice. Poiché la Cina va in conflitto con gli interessi strategici occidentali, gli Stati Uniti non permetteranno mai che ci impadroniamo di altri Paesi per costruire una seconda Cina. Gli Stati Uniti sicuramente ci ostacoleranno».
«Gli Stati Uniti ci consentirebbero di espanderci alla conquista di nuovi territori abitativi? Se gli Stati Uniti sono determinati a bloccarci, fare qualcosa di concreto a Taiwan, Vietnam, India o anche Giappone, sarà alquanto difficile; secondo voi quanto più spazio per vivere potremo ottenere? Irrisorio! Solo Paesi come gli Stati Uniti, Canada e l’Australia hanno un vasto territorio per soddisfare il nostro bisogno di colonizzazione di massa».

«Non siamo così sciocchi da volerci distruggere insieme all’America usando armi nucleari. Solo usando armi non distruttive che possono uccidere molte persone saremo in grado di ottenere l’America per noi stessi». La risposta si trova naturalmente nelle armi biologiche: «Non siamo stati inattivi e negli ultimi anni abbiamo colto l’opportunità di padroneggiare armi di questo tipo».

Il Partito Comunista Cinese al potere considera le armi biologiche come le più importanti per raggiungere il suo obiettivo di «ripulire l’America». Chi Haotian attribuisce a Deng Xiaoping il merito di aver anteposto le armi biologiche a tutti gli altri sistemi dell’arsenale cinese: «Quando il nostro compagno Xiaoping era ancora con noi, il Comitato Centrale del Partito ebbe la perspicacia di prendere la giusta decisione di non sviluppare gruppi di portaerei e di concentrarsi invece sullo sviluppo di armi letali in grado di eliminare in massa le popolazioni del Paese nemico».

Può sembrare difficile da credere, ma il generale Chi si considerava un comunista ‘umanitario’ e quindi ammetteva di provare sentimenti personali contrastanti al riguardo: «A volte penso a quanto sia crudele per la Cina e gli Stati Uniti essere nemici […] Dopo tutto, sono gli Stati Uniti che hanno aiutato la Cina nella seconda guerra mondiale, opponendosi all’imperialismo giapponese. Ma niente di tutto questo ha più importanza ora».

«Alla lunga, il rapporto tra Cina e Stati Uniti è una lotta di vita o di morte. Questa tragica situazione deve essere accettata. Non dobbiamo dimenticare che la storia della nostra civiltà ci ha insegnato ripetutamente che due tigri non possono vivere insieme sulla stessa montagna».

Secondo il generale Chi, il problema della sovrappopolazione e il degrado ambientale della Cina finiranno per provocare il collasso sociale e la guerra civile: più di 800 milioni di cinesi morirebbero in una tale situazione. Pertanto, il Partito Comunista Cinese non ha alternative politiche: o gli Stati Uniti vengono «ripuliti» con attacchi biologici, o la Cina subirà una catastrofe nazionale. «Dobbiamo prepararci a due scenari – spiegava il generale – Se nella guerra contro gli Stati Uniti le nostre armi biologiche riusciranno nell’attacco a sorpresa, il popolo cinese potrà ridurre al minimo le perdite. Tuttavia nel caso l’attacco fallisca e scatenasse una rappresaglia nucleare da parte degli Stati Uniti, la Cina subirebbe forse una catastrofe in cui perirebbe più della metà della sua popolazione. Ecco perché dobbiamo essere pronti con sistemi di difesa aerea per le nostre città di grandi e medie dimensioni».

Nel suo discorso, il generale Chi fornisce una chiave di lettura insolita della strategia di sviluppo della Cina: «Il nostro sviluppo economico è tutto incentrato sulla preparazione alle esigenze della guerra! Non si tratta di migliorare la vita dei cinesi nel breve periodo, né di costruire una società capitalista orientata al consumo». Ha persino pubblicamente affermato: «Riteniamo ancora lo sviluppo economico come priorità, ma in realtà il vero obiettivo è la guerra!».

Lo stesso si può dire dell’intenso interesse della Cina per le scienze biologiche.

I virus come arma

L’Occidente non ha ancora colto il reale motivo della partecipazione della Cina ai laboratori di microbiologia P4 dell’Occidente mondo (cioè i laboratori che studiano gli agenti patogeni di letalità di livello 4), dove vengono studiati i microbi più letali del mondo. Tuttavia questo è ora venuto a galla nel contesto della nuova pandemia di coronavirus che si è verificata nel cuore della Cina a Wuhan, alle porte del laboratorio di virologia P4 (specializzato in virus mortali).

Non molto tempo dopo il suo discorso, nel 2003, anno dell’epidemia del coronavirus SARS in Cina, il generale Chi si è dimesso da ministro della Difesa. Guarda caso, nello stesso anno Pechino ha deciso di costruire il laboratorio di virologia di Wuhan P4. Considerando il discorso del generale, è possibile che il nuovo focolaio di coronavirus di Wuhan sia stato un incidente dovuto all’aver trasformato il virus in un’arma, nel laboratorio di microbiologia del P4 della città?

Vale la pena considerare tre punti. Il primo: secondo il Sydney Morning Herald, nel 2008 il più alto funzionario della sicurezza di Taiwan ha detto ai legislatori che «Taiwan disponeva di informazioni che collegavano il virus della SARS alle ricerche effettuate nei laboratori cinesi». Dato il peso economico della Cina e l’infiltrazione politica dei media di lingua cinese, non sorprende che il direttore dell’Ufficio nazionale di sicurezza, Tsai Chao-ming, sia stato costretto a ritrattare la sua dichiarazione, che non aveva nessuna delle solite caratteristiche di una “gaffe”. Il direttore Tsai è stato costretto a ritrattare un’affermazione veritiera, non potendo rivelare le fonti dei servizi segreti all’interno della Cina?

Il secondo punto che merita di essere considerato è che il Virology Journal ha pubblicato un articolo di Gulfaraz Khan il 28 febbraio 2013, che descrive la scoperta di un nuovo coronavirus in Arabia Saudita nel giugno 2012. Sì, è proprio lo stesso coronavirus, con la seguente differenza: quando è stato scoperto per la prima volta, non poteva essere facilmente trasmesso da uomo a uomo, mentre da allora qualcosa è cambiato. La versione di Wuhan è etichettata 2019-nCoV invece che semplicemente NCoV. Il secondo non è contagioso, mentre il primo si sta diffondendo rapidamente in Cina.

Cosa ha cambiato la sua trasmissibilità tra il 2012 e il 2020? Si è trattato di una mutazione casuale o è stato trasformato in un’arma? Se l’attuale epidemia letale si fosse verificata in una città diversa da Wuhan, si potrebbe essere inclini a credere in una mutazione casuale, ma poiché Wuhan è la sede della ricerca per le armi biologiche cinesi, non sarebbe forse perfettamente razionale approfondire la situazione?

Il terzo punto da considerare: la rivista GreatGameIndia ha pubblicato un articolo intitolato «Coronavirus Bioweapon – How China Stole Coronavirus From Canada And Weaponized It».

Gli autori hanno ricollegato l’articolo di Khan sul Virology Journal con la notizia di una violazione della sicurezza da parte di cittadini cinesi presso il laboratorio di microbiologia nazionale canadese (P4) di Winnipeg, dove si dice che il precedente coronavirus fosse conservato insieme ad altri virus letali. Lo scorso maggio, la Royal Canadian Mounted Police è stata chiamata a indagare; a fine luglio i cinesi sono stati cacciati dalla struttura. Il capo scienziato cinese avrebbe fatto dei viaggi tra Winnipeg (Canada) e Wuhan.

Ecco quindi una teoria plausibile sui viaggi del virus NCoV: prima scoperto in Arabia Saudita, poi studiato in Canada da dove è stato rubato da uno scienziato cinese e portato a Wuhan. Proprio come la dichiarazione del capo dei servizi segreti di Taiwan nel 2008, la storia della GreatGameIndia è stata oggetto di un intenso attacco. Qualunque sia la verità, il fatto della vicinanza al laboratorio e l’improbabilità di una mutazione naturale, deve necessariamente figurare nei calcoli.

È molto probabile che l’organismo 2019-nCoV sia una versione modificata del NCoV scoperto dai medici sauditi nel 2012.

Bisogna indagare sull’epidemia di Wuhan. I cinesi devono garantire al mondo una totale trasparenza. La verità deve venire fuori. Se i funzionari cinesi sono innocenti, non avranno nulla da nascondere. Se sono colpevoli, si rifiuteranno di collaborare.

Il vero problema è se il resto del mondo ha o meno il coraggio di chiedere un’indagine reale e approfondita. Bisogna essere impavidi in questa richiesta e non permettere che gli «interessi economici» portino a un gioco di negazioni accettate con codardia e disonestà. C’è bisogno di un’indagine onesta e ce n’è bisogno ora.

 

J.R. Nyquist è un editorialista e autore dei libri «Le origini della quarta guerra mondiale» e «Il pazzo e il suo nemico»; è co-autore di «Le nuove tattiche della guerra globale».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

 
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