Come perdonare e dimenticare quando qualcuno ci ferisce

Un giorno, mentre dei poliziotti stavano interrogando diverse persone, un giovane agente ha iniziato a gridare, si è sfilato una cintura larga dalla vita e ha colpito un ragazzo.

In quel momento, una donna di mezza età si è messa in mezzo e ha fatto da scudo con il proprio corpo per proteggere il giovane. Nonostante questa mossa abbia colto di sorpresa il poliziotto, quest’ultimo ha continuato a picchiare con la cintura, urlando alla donna di andarsene.

Però la donna, nonostante la scena terrorizzante, è rimasta impavida e si è avvinghiata al ragazzo per proteggerlo dal pestaggio.

A quel punto il poliziotto è stato incapace di controllare il proprio odio, è impazzito e ha continuato a colpire la donna con la cintura. Ma proprio in quel momento, una sagoma minuta è spuntata in fondo al corridoio e ha gridato: «Papà».

Vedendo arrivare il proprio figlio, il poliziotto che brandiva la propria cintura si è fermato, si è rivolto al bambino e, prima di riafferrare la cintura, con un grande sorriso gli ha detto di andare fuori a divertirsi.

In quell’istante, la donna si è rivolta risolutamente al poliziotto, dicendogli: «Porta via il bambino!».

«È abituato a una scena del genere – ha risposto allora il poliziotto – Questo non può spaventarlo».

Ma con fermezza e dignità, la donna ha ribadito: «Porta via il bambino! Un giorno, in futuro, quando ricorderà quanto sei stato feroce e disumano, ferendo le persone più gentili del mondo, si vergognerà di te. Perderai per sempre la tua dignità di padre!».

Non vi era alcun risentimento negli occhi della donna, quando aveva risolto il suo sguardo fermo sul poliziotto, ma solo pietà. A quel punto, rimanendo immobile, il poliziotto è passato dall’essere feroce a essere confuso e infine a piangere. Dopo un po’, si è allacciato lentamente la cintura alla vita, ha chinato la testa, ha afferrato la manina del proprio figlio e si è allontanato.

Dopo pochi passi, si è fermato e, appoggiandosi al figlio, gli ha detto gentilmente: «Dì addio alla zia e ringraziala».

A quel punto, il bambino si è voltato e agitando la mano, con la sua vocina ha gridato: «Grazie, zia. Addio!»

Quando il poliziotto ha raggiunto la fine del corridoio, si è voltato e ha sollevato la mano con cui aveva appena brandito la cintura e picchiato i praticanti del Falun Gong.

Tolleranza e compassione

Di fronte a un trattamento crudele e ingiusto, la praticante del Falun Gong (una disciplina spirituale cinese perseguitata in Cina) ha scelto di lasciare andare le proprie sofferenze, preferendo invece di salvaguardare la dignità del poliziotto come padre; alla fine, ha così risvegliato la sua coscienza, dandogli l’opportunità di essere di nuovo un essere umano dignitoso.

Questa è una dimostrazione di grande compassione e tolleranza.

Quando la sicurezza personale è a rischio, una mente che può ancora pensare altruisticamente agli altri è divina.

Cos’è divino?

L’attivista per i diritti umani James Green una volta ha detto che la tolleranza è umana e che il saper dimenticare è divino.

La più grande tolleranza del mondo è dimenticare. Questa qualità divina trascende l’umanità e manifesta la bellezza della sincerità e della compassione.

Come disse Shakespeare: «Per sua natura la misericordia non è un obbligo, cade dal cielo sulla terra in basso come la pioggia gentile. È due volte benedetta, benedice colui che la esercita e colui che la riceve».

 

Articolo in inglese: How to Forgive and Forget When Someone Hurts You

Per saperne di più:

 
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