Valverde vince la Liegi: dedico la vittoria alla famiglia di Scarponi

La decana delle classiche di ciclismo, l’edizione 103 della Liegi-Bastogne-Liegi va per la quarta volta a Alejandro Valverde, ma il fuoriclasse spagnolo questa volta è incapace di gioire per il suo ennesimo successo. «La mia prima parola è: questa vittoria è dedicata a Michele Scarponi [deceduto sabato 22 aprile alle 8 e 05, ndr] – dichiara a caldo il murciano in lacrime, intervistato dallo speaker dell’evento – Era un amico mio, una persona autentica… è un dolore… il premio di questa vittoria va alla sua famiglia. Mi sono sentito veramente male quando ho sentito la notizia. Mancherà a tutto il pubblico e a tutto il ciclismo in generale; un saluto e le mie condoglianze alla sua famiglia».

Tutto il mondo del ciclismo, e dello sport in generale, lo piange perchè ha perso il suo volto più sorridente.

Era in bicicletta a pochi passi da casa. Era appena partito per il suo solito allenamento, quando il furgone, che viaggiava in senso opposto, ha invaso la sua corsia per svoltare in una strada laterale travolgendolo. Per il suo corpo senza protezioni, che si è infranto contro il parabrezza del camioncino, lo schianto è stato violentissimo. Per il corridore dell’Astana, soprannominato anche l’aquila di Filottrano – il paese dove abitava – ogni soccorso è stato inutile.

In 15 anni di professionismo, Scarponi aveva conquistato 26 vittorie. Su tutte spicca quella della classifica generale del Giro d’Italia 2011, vinto a tavolino dopo la squalifica per doping di Alberto Contador. Ma soprattutto era riuscito a conquistare il cuore degli appassionati, dei colleghi e degli avversari, oltre che per la simpatia straripante che riusciva trasmettere, per la sua generosità e lealtà. Devono molto a lui i suoi ex capitani Contador, Fabio Aru e, soprattutto, Vincenzo Nibali: «All’ultimo Giro [nel 2016, ndr] – ricorda lo squalo dello stretto su La Gazzetta – rinunciò a una vittoria di tappa sicura nel giorno del Colle dell’Agnello, a Risul. Fu fermato [dall’ammiraglia quando era solo al comando, ndr] e non ebbe nessuna esitazione nel farlo. Un pezzo di quella maglia rosa sarà per sempre suo».

Al prossimo Giro d’Italia, quello dell’edizione n°100, Scarponi avrebbe rivestito i gradi di capitano nel team Astana, erditati dall’infortunato Aru. Con i suoi 37 anni era tra i corridori più ‘esperti’ in corsa. Ma sopratutto era un papà ancora troppo giovane per lasciare i suoi due figli di 4 anni – i gemellini Tommaso e Giacomo – e la moglie Anna.

 
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