Avvocati nigeriani citano in giudizio Pechino per la diffusione del virus

Di Frank Fang

Un gruppo di avvocati nigeriani ha presentato una class action ai danni di Pechino per la diffusione del virus del Pcc. Comunemente noto come nuovo coronavirus, il virus del Pcc si è diffuso dalla città della Cina centrale di Wuhan, espandendosi per oltre duecento Paesi e territori e causando la morte di più di sessantacinque mila persone solo negli Stati Uniti.

Secondo il professore nigeriano Epiphany Azinge, gli avvocati chiedono un risarcimento di duecento miliardi di dollari per la «perdita di vite, lo strangolamento economico, i traumi, difficoltà, disorientamento sociale, tortura mentale e distruzione della normale esistenza quotidiana delle persone in Nigeria». Membro del Segretariato del Commonwealth londinese ed ex direttore generale dell’istituto nigeriano degli studi legali avanzati, Azinge porta avanti la causa con il suo studio legale Azinge e Azinge.

Nigeria

L’università John Hopkins riporta almeno 1.273 casi di coronavirus confermati in Nigeria che hanno portato alla morte di quaranta persone.

Secondo il Daily Post gli avvocati hanno concluso le procedure legali per la class action contro Pechino: «La squadra degli esperti legali ha pianificato una linea d’azione a due fasi, la prima con l’alta corte federale nigeriana e la seconda con il governo della repubblica federale della Nigeria, persuadendolo a istituire un’azione di Stato contro la Repubblica Popolare Cinese presso la corte internazionale dell’Aia».

In quanto membro dell’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), la Nigeria è uno dei principali esportatori di oro nero al mondo. E il recente crollo del prezzo del greggio a causa della pandemia ha danneggiato notevolmente la sua economia. Infatti, il 7 aprile la direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Kristalina Georgieva ha dichiarato che «l’economia nigeriana è minacciata dal duplice shock della pandemia Covid-19 e la conseguente caduta netta del prezzo del petrolio a livello internazionale». Stando alle proiezioni del Fmi, quest’anno è previsto un calo del 3,4 percento del Pil nigeriano.

Il virus del Pcc ha inoltre devastato il settore dei voli: nella conferenza stampa del 2 aprile presso l’International Air Transport Association (Iata) si è parlato di una riduzione di 3,5 milioni di passeggeri nelle linee aeree nigeriane rispetto all’anno scorso, corrispondente a un mancato guadagno di 760 milioni di dollari, 91 mila 380 posti di lavoro a rischio e una perdita di 650 milioni di dollari nell’economia locale.

A seguito della pandemia, la Nigeria è dovuta ricorrere a un fondo d’emergenza di circa sette miliardi di dollari da istituti di credito internazionali come Fmi, banca mondiale e banca africana di sviluppo.

Il 30 marzo il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, per prevenire la diffusione del virus, ha messo in lockdown tre Stati federali: Lagos, Ogun e il Territorio della Capitale Federale. Da allora i media locali hanno riportato proteste per scarsità di cibo dovuto alla mancanza di entrate economiche.

Altre azioni legali

Anche in Italia, tra i Paesi più colpiti dal virus con oltre ventottomila morti e più di duecento mila casi, emergono le prime azioni legali contro il regime cinese: la no-profit ONEurope Onlus gruppo di sostegno nell’integrazione e ausilio ai immigrati in un nuovo Paese, sostiene una class action per portare Pechino davanti alle corti internazionali chiedendo risarcimento danni causati dal virus.

In un post del 23 aprile del Codacons, l’associazione dei consumatori annuncia la collaborazione con lo studio legale statunitense Kenneth B. Moll per valutare una possibile class action contro la Cina.

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’Hotel de la Poste stazione sciistica nelle Dolomiti, ha presentato di recente un’azione legale presso un tribunale locale richiedendo un risarcimento dal ministero della salute cinese per la sua perdita d’affari.

Dall’altra parte dell’atlantico gli studi legali statunitensi hanno avviato diverse class action, mentre i procuratori generali del Missouri e del Mississippi hanno intentato azioni legali ai danni del regime cinese per l’insabbiamento del virus. A fine dicembre, infatti, il regime cinese ha nascosto inizialmente l’epidemia censurando otto dottori che hanno avuto il coraggio di avvisare il pubblico di una nuova forma di polmonite attraverso i social media cinesi.

Molti legislatori statunitensi hanno criticato la Cina per la mancanza di trasparenza sull’epidemia: alcuni hanno presentato proposte di legge per ritenere Pechino responsabile della diffusione del virus; altri hanno proposto l’eliminazione della legge sulle immunità sovrane straniere che impedisce agli Stati Uniti di citare in giudizio i Paesi.

Anche in Egitto gli avvocati stanno intraprendendo azioni legali ai danni di Pechino: a inizio aprile Arab News ha riportato la notizia dell’avvocato egiziano Mohamed Talaat che ha intentato una causa contro l’ambasciata cinese de Il Cairo, richiedendo dieci mila miliardi di dollari di danni causati dal virus.

 

Articolo in inglese: Nigerian Lawyers Are Latest to Sue Chinese Regime Over Spread of CCP Virus

 
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