L’atteggiamento di Xi Jinping ai tempi di Tiananmen

Di Mary Hong

Xi Jinping, attuale leader del Partito Comunista Cinese (Pcc), ha sempre seguito scrupolosamente le indicazioni del governo centrale durante la sua carriera, fino alla sua ascesa al potere.

Quando il 4 giugno 1989 ebbe luogo il massacro di Piazza Tienanmen, Xi era il segretario del comitato locale del Pcc della città di Ningde, nella provincia del Fujian.

L’attuale leader maximo del Pcc assunse il suo incarico di segretario del comitato nel Fujian nel 1988. L’anno successivo, il movimento democratico studentesco in Cina si è rivoltato chiedendo riforme democratiche al governo e organizzando proteste di massa vicino a piazza Tienanmen a Pechino. Per reprimere le proteste, com’è noto, il 4 giugno Pechino inviava l’esercito, che, secondo le stime dei gruppi che sostengono i diritti umani, avrebbe ucciso migliaia di persone.

Recentemente, un sito ufficiale del Pcc ha pubblicato un’intervista dell’ufficio radiotelevisivo del Fujian nel luglio 2017, nella quale un funzionario cinese ha rivelato qual era stata la risposta di Xi al movimento studentesco.

Le reazioni di Xi al movimento studentesco

L’intervistato, Chen Youcheng, che all’epoca era direttore della sicurezza pubblica a Ningde, ha spiegato che il movimento studentesco interessava anche l’area locale. Un gruppo di studenti della vicina provincia dello Zhejiang stava infatti per entrare nel Fujian attraverso Ningde, con i veicoli tappezzati di slogan.

Xi Jinping, allora segretario del comitato del partito Ningde, ha dato le seguenti istruzioni: «Per prima cosa dobbiamo riconoscere e seguire le istruzioni del governo centrale e del Partito. Secondo, dobbiamo impedire con decisione agli studenti di entrare nel Fujian, e gli slogan non devono entrare a Ningde o nel Fujian».

Chen ricorda che sono stati allestiti posti di blocco secondo le istruzioni di Xi al confine provinciale del Fenshuiguan. Da un lato hanno convinto gli studenti a tornare nelle loro scuole, e dall’altro hanno rimosso tutti i cartelli dai veicoli.

Durante quel periodo politicamente delicato, Chen ha spiegato che Xi aveva impartito diverse istruzioni per garantire la stabilità e il mantenimento della sicurezza pubblica in tutta la regione.

Il 30 luglio 1989, Xi aveva incontrato anche la polizia locale e si era fatto fotografare durante il suo discorso, per dimostrare di «mantenere un alto grado di coerenza con il Partito e obbedire risolutamente al comando del Partito».

L’anno successivo Xi è stato promosso a segretario comunale del Partito di Fuzhou, nel 1993 è diventato membro del comitato provinciale del Partito del Fujian, nel 1996 è stato promosso a vice segretario del comitato provinciale del Partito del Fujian, nel 1999 a vice governatore provinciale e governatore ad interim, e infine nel 2000 a governatore della provincia del Fujian.

Conseguenze

I funzionari che non erano d’accordo con Pechino sulla soppressione del movimento studentesco, sono stati licenziati o emarginati. Il tipico esempio è stato Zhao Ziyang, allora segretario generale del Pcc. La sua opposizione alla soppressione del movimento studentesco da parte dell’allora leader Deng Xiaoping, aveva portato al suo licenziamento e ai suoi arresti domiciliari per 15 anni, fino al gennaio 2005, quando è morto.

Bao Tong, segretario politico di Zhao, era stato licenziato e arrestato prima del massacro di giugno e imprigionato per sette anni. Bao era stato il più alto funzionario condannato durante il movimento per la democrazia studentesca del 1989.

 

Articolo in inglese: Chinese Leader Xi Obstructed Student Democracy Movement During 1989 Protests: New Report

 
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