Antitrust Ue contro Google: rischia multa di 6 miliardi di dollari

Guai in vista per Google: la Commissione antitrust della Comunità Europea ha aperto due indagini per violazione delle norme antimonopolio. Il colosso americano avrà dieci settimane per rispondere e rischia una multa di sei miliardi di dollari.

Oggi Margrethe Vestager, capo dell’antitrust dell’Unione Europea, con l’approvazione del presidente dell’Unione Europea Jean Claude Juncker, ha indetto una riunione per informare i suoi colleghi sul da farsi, secondo quanto hanno detto tre funzionari europei citati dal Wall Street Journal.

«È un’indagine seria con conseguenze serie. Nei casi di abuso di posizione dominante sono di solito previste multe ed è imposto il cambiamento di alcuni comportamenti», ha detto Spencer Waller, professore antitrust alla Law School di Chicago, citato da Ansa.

Le conseguenze potrebbero non essere solo economiche. Oltre alla possibile multa di sei miliardi di dollari, ‘Big G’ potrebbe anche affrontare ingiunzioni che andrebbero a modificare i contratti, ha detto Ioannis Lianos, professore alla University College di Londra, citato dal Wall Street Journal.

Intanto Google è amareggiata ma aperta a spiegare le proprie ragioni. Secondo quanto riporta il sito Recode, che cita un memo interno di Google rilasciato ai propri dipendenti, l’azienda definisce la «notizia molto deludente soprattutto per il team di ricerca che ha lavorato così duramente per creare una grande esperienza per i nostri utenti nel corso degli ultimi 16 anni». Nella nota Google si confronta con fatti concreti, mostrando una serie di grafici: dai dati interni comScore e Google, fino alle ricerche inerenti allo shopping in Germania, Francia e Regno Unito, e anche una ricerca sui viaggi in Germania.

Sono quattro le principali aree di preoccupazione che la Commissione europea aveva già evidenziato nell’indagine iniziata nel 2010 e che ora si traduce in un’azione formale: distorsione potenziale nei risultati di ricerca di Google, eliminazione di contenuti da siti web concorrenti, accordi con inserzionisti che potrebbero escludere la concorrenza dai servizi pubblicitari correlati alla ricerca e dei contratti che limitano i marketer a utilizzare altre piattaforme e infine l’utilizzo di Android per promuovere i propri servizi.

La distorsione dei risultati di ricerca è il punto più discusso e il sospetto parte dai numeri. Negli Usa Google ha una quota di ricerca online del 65 per cento, secondo alcune stime di Comscore citate da Ansa. Ma in Europa la percentuale sale al 90 per cento. I competitor accusano Google di elencare prima i siti contenenti le sue pubblicità e ciò appare evidente sopratutto nelle ricerche riguardanti lo shopping, i viaggi e le mappe.

«Se sei dominante in Europa, non è permesso legare e raggruppare gli altri servizi a tale attività dominante a scapito della tua concorrenza», ha dichiarato Michael Weber, direttore presso la società di mappatura on-line Hot-Map.com, citato dal Wall Street Journal. «Ma questo è esattamente ciò che sta facendo Google».

Immagine di Google fornita da Shutterstock

 
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