Antiche meraviglie: il segreto degli specchi magici dell’antico oriente

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

Da lungo tempo il popolo cinese e giapponese ha un grande riguardo per dei rari specchi che sembrano essere di bronzo massiccio e allo stesso tempo capaci di far passare magicamente la luce attraverso di loro. I cinesi li chiamano con un nome che significa «specchi permeabili alla luce». In Occidente sono conosciuti semplicemente come «specchi magici», e hanno confuso gli scienziati per molti anni.

La parte anteriore dello specchio funzionava normalmente. Era fatta di bronzo lucido che rifletteva l’immagine dell’osservatore. Il retro dello specchio era decorato con vari caratteri e fantasie. La stranezza consisteva nel fatto che, quando un fascio di luce particolarmente intenso si rifletteva dallo specchio su una superficie trasparente, nel riflesso si potevano vedere i motivi del retro dello specchio. Sembrava quasi che il bronzo massiccio fosse diventato trasparente.

Gli scienziati occidentali iniziarono ad esaminare gli specchi nel 1832, e ci volle un secolo per risolvere il rebus. Anche in Oriente il modo in cui fare intenzionalmente questi specchi magici sembrava inafferrabile, anche se non del tutto impossibile.

Secondo un articolo del 1988 del The Unesco Courier, circa 1200 anni fa il segreto venne documentato in un testo cinese intitolato Testimonianza di Specchi Antichi. Tale libro si perse però un paio di secoli dopo. Al giorno d’oggi, tuttavia, gira voce che Yamamoto Akihisa sia l’ultimo fabbricante di specchi magici rimasto al mondo. Il Kyoto Journal ha intervistato Akihisa, che ha acquisito il segreto di questa arte dal padre. Nonostante tale arte venne tramandata per molte generazioni nella famiglia di Akihisa, lungo il percorso venne quasi dimenticata. Suo nonno la dovette riscoprire studiando gli specchi magici esistenti e ricordando alcune tecniche utilizzate dal padre.

Nel 1932 Sir William Bragg scoprì come mai i riflessi dello specchio magico mostrano i motivi sul retro. Innanzitutto lo specchio, con i suoi motivi sul retro, viene disteso in piano. Raschiando e grattando via la parte anteriore viene poi incurvata in una forma convessa, e la superficie viene poi lucidata. Viene poi ricoperta di una miscela di mercurio. Questi processi creano pressione e cedimenti, creando sporgenze sulla superficie dello specchio, troppo esigui da notare ad occhio nudo. Le sporgenze combaciano con i motivi sul retro dello specchio.

Bragg ha affermato: «Solamente l’effetto amplificante del riflesso le rende visibili».

Gli scienziati del diciannovesimo secolo ebbero scarso successo nel riprodurre tale effetto senza aver compreso la realtà del fenomeno, e applicarono semplicemente calore (danneggiando lo specchio) o pressione allo specchio tramite un compressore. Non riuscirono a riprodurre l’effetto con uno specchio autoportante non influenzato da pressione esterna.

A clumsy attempt by Western scientists of the 19th century to reproduce a Chinese or Japanese magic mirror using pressure from an air pump, from the book

Goffo tentativo degli scienziati del diciannovesimo secolo di riprodurre uno specchio magico cinese o giapponese utilizzando pressione tramite un compressore, tratto dal libro Magia, Illusioni da Palcoscenico e Diversivi Scientifici, tra cui la Fotografia Ingannevole (Public Domain).

*Immagine di uno specchio di bronzo cinese grazie a Shutterstock

Articolo in inglese: Ancient Wonders: The Secret of Real-Life Magic Mirrors in the Far East .

 
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