Alessandro Magno, come divenne il ‘Grande’ (parte 1)

Quando gli insegnanti delle scuole superiori di oggi parlano di Alessandro Magno, o il Grande, la triste realtà è che la maggior parte degli studenti saprà molto poco di questo eroe. Qualche studente potrà forse fare una battuta del tipo: «Alessandro Magno non è stato ucciso da una zanzara?». Ecco tutto…sì, forse l’antico eroe greco può aver contratto la malaria da una zanzara che ha portato alla sua morte, ma ci sono altre cause altrettanto plausibili della sua morte e, ancora più importante, è forse questo tutto quello che uno studente sa su uno dei più grandi eroi che hanno camminato sulla terra?

Capire Alessandro Magno e la sua grandezza è capire dove siamo come esseri umani: dovremmo celebrare e aspirare alle sue buone qualità, e dai suoi fallimenti, dovremmo imparare a diventare più saggi e più ricchi spiritualmente.

Alessandro il Grande

Ho definito Alessandro Magno un eroe greco antico, anche se tecnicamente era un macedone, proveniente cioè dalla Macedonia, un piccolo Stato a nord della Grecia. La cultura macedone viene vista generalmente come cultura greca, anche perché i macedoni parlavano la stessa lingua greca, adoravano gli stessi dei, e non da sottovalutare, vedevano i greci come compatrioti nella lotta contro la minaccia reale dei persiani.

Nel quarto secolo prima di Cristo, questa lotta era la questione determinante del giorno. Accanto all’area relativamente piccola della Grecia e della Macedonia, c’era il colosso dell’impero persiano che si estendeva dall’Egitto, nell’Africa settentrionale, comprendeva l’odierna Turchia e arrivava fino al fiume Indo, nell’odierno Pakistan. Il popolo di Alessandro ha vissuto per secoli all’ombra dell’impero persiano, essendo stato invaso due volte nel secolo precedente e avendo respinto due volte con successo gli invasori persiani.

Per aggiungere la beffa al danno, i persiani probabilmente giocarono un ruolo anche nell’assassinio del padre di Alessandro, il re Filippo II. Tuttavia, dopo questo, e forse proprio per questo, Alessandro fece l’impensabile: prese il suo ‘piccolo’ esercito, molto più piccolo di quello persiano, e con perfetta disciplina e la semplice ma efficacissima tecnica di combattimento della formazione di scudi chiusi e lunghe lance (passata alla storia col nome di falange macedone), sterminò l’esercito persiano battaglia dopo battaglia fino a diventare il re del mondo, almeno quel mondo che i greci conoscevano.

Pausania di Orestide assassina Filippo II, il padre di Alessandro Magno, durante la processione nel teatro; disegno di Andre Castaigne; 1898, circa (Dominio pubblico)

Alessandro si spinse anche oltre arrivando fino al passo Khyber (che collega il Pakistan con l’Afghanistan) nelle montagne dell’Hindu Kush, in India. Tornò indietro solo quando le sue truppe, malconce e con nostalgia di casa, si ammutinarono. Anche allora, tornò indietro da un’altra parte, conquistando man mano. E tutto questo fu realizzato tra i 20 e i 32 anni.

Grazie al successo della sua grande impresa, la cultura dell’Età dell’Oro greca, la profonda saggezza di Socrate, le sculture squisitamente realistiche, l’architettura precedente, le tragedie e le commedie che avrebbero poi ispirato Shakespeare furono tutte preservate dalla minaccia di distruzione.

Alessandro fondò anche la città di Alessandria d’Egitto che, con la sua vasta biblioteca e il suo faro di 40 piani, sarebbe stato il centro intellettuale ed economico della civiltà occidentale per secoli, lasciando un’eredità culturale che sarebbe stata accolta dai Romani nella loro repubblica e impero. Tutto questo, in breve, è il motivo per cui Alessandro è grande.

Alessandro Magno fonda la città di Alessandria, di Placido Costanzi. (Dominio pubblico)

Come ha fatto Alessandro a diventare ‘grande’?

Come quest’uomo fece tutto questo è un’altra domanda. Le narrazioni popolari oggi ci danno molto poco in risposta; sul lato negativo dello spettro di queste idee popolari, era un uomo bianco imperialista che opprimeva gli altri ovunque andasse, mentre sul lato positivo era un giovane spensierato e focoso, spinto forse dal testosterone, con un impareggiabile senso dell’avventura.

Quest’ultima interpretazione è sostenuta dal fatto che dalla straordinaria vita di Alessandro emerse un’incredibile serie di storie e leggende favolose. Per esempio, quando era un ragazzo, un cavallo indisciplinato fu portato nel suo regno ed evitato da suo padre. Ma Alessandro osservò acutamente che il cavallo aveva letteralmente paura della sua stessa ombra e poteva essere sistemato girandolo con calma lontano dalla sua ombra. Si racconta che Alessandro trasformò questa bestia selvaggia nel suo fedele destriero, Bucefalo, che lo seguì battaglia dopo battaglia.

Alessandro e Bucefalo, di Domenico Maria Canuti, tra il 1645 e il 1684, Collezione privata. (Pubblico dominio-Usa)

Si dice anche che Alessandro fu istruito dall’antico filosofo greco Aristotele e che era così innamorato degli antichi poemi epici di Omero che quando entrò per la prima volta nell’impero persiano, scelse di sbarcare nell’antico sito di Troia di cui si parla nell’Iliade di Omero, lasciando il suo esercito sbarcare altrove.

Più tardi, durante la sua conquista, si dice che Alessandro abbia incontrato il nodo gordiano. Si trattava di un enorme nodo di corda su un vecchio carro, e la leggenda diceva che chi fosse riuscito a scioglierlo sarebbe stato il padrone del mondo. Alessandro vi diede un’occhiata e poi semplicemente tagliò il nodo, sciogliendolo con successo; da lì nacque l’espressione tagliare il nodo gordiano, cioè risolvere un problema complicato con una soluzione semplice e un po’ rozza.

Con un semplice colpo di spada Alessandro Magno tagliò il nodo gordiano e così si realizzò la profezia oracolare secondo cui chiunque avesse sciolto il nodo sarebbe diventato imperatore dell’Asia Minore. Alessandro taglia il nodo gordiano, di Jean-Simon Berthélemy. Beaux-Arts de Paris, circa 1767, (Pubblico dominio, US)

Esiste anche un’altra storia interessante che narra l’incontro di Alessandro con un filosofo senzatetto sdraiato per strada, il famoso Diogene: il filosofo chiede ad Alessandro di spostarsi e smettere di bloccargli il sole; Alessandro fu ispirato dal completo disprezzo di Diogene per lo status e la ricchezza terrena ed esclamò: «Se non fossi Alessandro, sarei Diogene».

‘Alessandro e Diogene’, tra il 1625 e il 1630, di Gaspar de Crayer. Wallraf – Museo Richartz (PD-USA)

Tuttavia a questo episodio si oppongono altre storie che contraddicono questo sentimento illuminato e non materialista di Alessandro e sottolineano invece le sue tendenze tiranniche, come quella che narra che quando un filosofo disse ad Alessandro che il mondo in cui viviamo non è che uno di un numero incalcolabile di mondi, Alessandro si mise a piangere perché non poteva conquistarli tutti.

Ora, che siano di fantasia o reali, tutte queste sono splendide fioriture nell’arazzo della storia. Tuttavia, non ci dicono in modo coerente o affidabile come Alessandro sia diventato così grande. Da sole ci portano sulla strada della banalità bizzarra e inutile, fin al punto da lasciare uno studente ricordarsi solo della ridicola e insignificante storiella della morte ‘per puntura di zanzara’ del Grande Alessandro.

Mappa dell’impero di Alessandro e del suo percorso. (Strumenti di mappatura generici/CC BY-SA 3.0)

Pertanto, è istruttivo rivolgere la nostra attenzione alla prima fonte storica su Alessandro il Grande: Diodoro Siculo (90-30 a.C.), uno storico greco che scrisse secoli prima di tutte le altre fonti sopravvissute. Da Diodoro, possiamo trovare in modo affidabile quelle caratteristiche determinanti che ci presentano veramente la storia di Alessandro Magno, in particolare le caratteristiche, o virtù, che possiamo definire come fratellanza, buone maniere e fede. Ma cosa significano esattamente questi termini? Lo vedremo più da vicino nella seconda parte.

Segue la parte 2

 

Evan Mantyk è un insegnante di inglese a New York e presidente della Society of Classical Poets.

Articolo in inglese How Alexander the Great Became Great, Part 1

 
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