7 attivisti di Hong Kong incarcerati per protesta contro la legge sulla sicurezza nazionale

Di Rita Li

Il 16 ottobre un tribunale di Hong Kong ha incarcerato sette attivisti pro-democrazia per un massimo di 12 mesi per il loro coinvolgimento in una protesta antigovernativa lo scorso anno.

La protesta, vietata ufficialmente per via delle restrizioni per il virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), ha avuto luogo il 1 luglio 2020, poche ore dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. Quel giorno, migliaia di manifestanti sono scesi in strada, nonostante la polizia abbia sparato spray al peperoncino, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.

E ora, la legge sulla sicurezza nazionale a cui i sette si sono opposti viene usata contro di loro.

Gli attivisti sono Figo Chan, un ex coordinatore dell’ormai sciolto Fronte Civile per i Diritti Umani (Chrf); Tsang Kin-shing e Tang Sai-lai della Lega dei socialdemocratici; l’ex consigliere distrettuale Andy Chui; e gli ex legislatori Wu Chi-wai, Eddie Chu e Leung Kwok-hung.

Chan è stato incarcerato per un anno, mentre agli altri sono state comminate condanne che vanno dai 6 ai 10 mesi.

La protesta a favore della democrazia ha attirato una folla di circa 2 milioni di persone nel 2019, che hanno espresso la loro opposizione a un disegno di legge sull’estradizione, successivamente scartato: «Potevamo solo scegliere la disobbedienza civile […] un modo pacifico, razionale e non violento, per esprimere il nostro dissenso contro la legge sulla sicurezza nazionale», ha dichiarato Chan: «Per sostenere la convinzione della disobbedienza civile, ho deciso di dichiararmi colpevole, ammettendo di aver violato la ‘legge dell’ordine pubblico’». Tuttavia, Chan e altri due erano già dietro le sbarre per accuse precedenti.

Le proteste che hanno turbato la città sono iniziate nel giugno 2019, quando il governo di Hong Kong ha cercato di introdurre un piano molto controverso che avrebbe consentito l’estradizione verso la Cina continentale. Il disegno di legge, ritenuto un’ulteriore erosione dell’indipendenza giudiziaria della città, è stato ufficialmente ritirato mesi dopo.

Tuttavia, la decisione non è riuscita a fermare le critiche diffuse tra la società civile, poiché i manifestanti volevano anche elezioni più eque e un’inchiesta sulla brutalità della polizia. In risposta, il 30 giugno dello scorso anno, Pechino ha poi approvato una legge sulla sicurezza nazionale, che punisce con l’ergastolo ciò che la Cina considera sovversione, secessionismo, terrorismo e collusione con forze straniere.

Di conseguenza, il 1° luglio, grandi folle hanno invaso l’area di Causeway Bay, dove doveva iniziare la marcia. Almeno 370 persone sono state arrestate quel giorno per assembramento illegale e altri reati, di cui 10 riguardanti violazioni della legge sulla sicurezza, secondo la polizia. La giornata ha anche segnato il 23° anniversario del passaggio di consegne della città dalla Gran Bretagna alla Cina.

Tong Ying-kit, la prima persona condannata ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, quel giorno guidava la sua motocicletta mentre portava una bandiera con lo slogan di protesta ora vietato, «Liberate Hong Kong. Rivoluzione dei nostri tempi». Tong è stato condannato a luglio a nove anni di carcere.

La sentenza di sabato segna anche l’ultimo colpo al movimento di opposizione. Il Chrf di Hong Kong si è sciolto infatti ad agosto, citando la pressione politica come motivazione; questo dopo aver operato per quasi due decenni. E il 15 ottobre ha chiuso anche una delle poche librerie indipendenti in lingua inglese della città, dopo che il proprietario ha deciso di lasciare la città con la sua famiglia.

 

Articolo in inglese: 7 Hong Kong Activists Jailed Over Protest Against National Security Law

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