Le esecuzioni mirate di Israele nel cuore di Teheran

di Redazione ETI/Epoch Israele
25 Giugno 2025 9:46 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Il sito Al-Khaliq Online, considerato vicino al Qatar (come Al-Jazeera), ha pubblicato di recente un articolo sui metodi di eliminazione fisica del nemico adottati dall’intelligence israeliana in Iran. Dal 13 giugno, data d’inizio dell’offensiva israeliana contro Teheran, emerge un approccio operativo inedito: una serie di omicidi mirati di figure di spicco degli ambienti militari e scientifici iraniano, in operazioni che combinano tecnologie avanzate di intelligenza artificiale, informatica e satellitari con azioni di terra e l’impiego di droni armati.

«L’eliminazione moderna — spiega Mustafa Al-Hadithi, esperto di sicurezza e strategia — integra hacking di database, analisi di intelligenza artificiale e individuazione delle vulnerabilità umane. L’obiettivo non è solo neutralizzare il bersaglio, ma inviare un messaggio strategico: “il sistema iraniano è completamente violato e nessuno è al sicuro”». Il processo inizia con l’intrusione in sistemi di comunicazione, telecamere di sicurezza e dispositivi sensibili per raccogliere dati dettagliati sulla vita del bersaglio. Gli algoritmi di intelligenza artificiale analizzano poi i modelli comportamentali, identificano lacune nella sicurezza e prevedono con precisione i movimenti futuri. Queste informazioni si integrano con immagini satellitari, attività di droni e fonti di intelligence umana in Iran. Quando il momento e il luogo ottimali vengono individuati, una “luce verde” attiva l’operazione, che si completa in tempi rapidissimi.

Un esempio recente è l’uccisione di Ithar Tabatabaei Kamesh, importante scienziato nucleare, eliminato il 21 giugno da un drone che ha colpito il suo appartamento nel centro di Teheran. Altri omicidi hanno riguardato alti ufficiali militari, colpiti durante i combattimenti. Fonti della sicurezza iraniana, citate da Al-Khaliq Online, sottolineano che l’assassinio non è più un’azione tradizionale condotta da un agente armato, ma un’operazione tecnologica gestita attraverso i computer. Al centro di queste attività c’è l’Unità 8200, il reparto informatico militare israeliano.

Un’inchiesta congiunta del quotidiano The Guardian e del sito Siha rivela che l’Unità 8200 ha sviluppato un modello linguistico avanzato in arabo, inizialmente pensato per monitorare i palestinesi e potenziato dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. L’unità ha coinvolto ingegneri ed esperti di intelligenza artificiale da colossi tecnologici come Microsoft, Google e Meta, acquisendo server farm per decine di milioni di dollari. Questo ha permesso di identificare fino a 100 obiettivi giornalieri nella Striscia di Gaza, rispetto ai 50 dell’anno precedente.

Secondo gli esperti, queste capacità vengono attualmente applicata in Iran contro alti funzionari della sicurezza e scienziati. Si basano su un sistema integrato di riconoscimento facciale, analisi del movimento, spionaggio elettronico e sorveglianza satellitare. E ricostruiscono un quadro completo della vita del bersaglio, individuandone i momenti di vulnerabilità. E l’assassinio mirato di individui a diverso titolo cruciali per il nemico, non è solo uno strumento di sicurezza: è un’arma psicologica e comunicativa, volta a generare paura, a seminare ansia e paranoia, e dimostrare la portata dell’intelligence israeliana.  A questo punto,  quindi, per il regime di Teheran la minaccia non è più solo tattica, ma esistenziale. Ed è aggravata dalla presenza di agenti israeliani infiltrati ovunque in Iran


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