La dipendenza dagli schermi triplica il rischio suicidio negli adolescenti

Foto di Samira Bouaou/The Epoch Times
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Già intorno ai 10 anni, molti bambini potrebbero imboccare una traiettoria che raddoppia o triplica il rischio di suicidio. Lo rivela uno studio longitudinale pubblicato su JAMA Network Open, secondo cui l’uso compulsivo di telefoni, videogiochi o social media è associato a un incremento significativo dell’idea di suicidio e del distress emotivo nella prima adolescenza.
«Non è il tempo trascorso davanti agli schermi a essere decisivo, ma il modo in cui vengono utilizzati», spiega Yunyu Xiao, autrice principale dello studio e professoressa al Weill Cornell Medical College. I bambini che manifestano disagio quando privati del telefono, faticano a interrompere l’uso delle app o ricorrono agli schermi per gestire emozioni negative mostrano una tendenza più marcata allo sviluppo di comportamenti compulsivi, preludio a difficoltà psicologiche.
Lo studio, condotto nell’ambito del progetto Adolescent Brain Cognitive Development—la più ampia ricerca sullo sviluppo cerebrale mai realizzata negli Stati Uniti — ha seguito oltre 4.200 bambini per quattro anni. A differenza degli studi precedenti, l’attenzione non si è concentrata sul tempo totale trascorso online, bensì sulle “traiettorie di uso compulsivo”, ovvero schemi caratterizzati da crescente dipendenza emotiva e difficoltà a disconnettersi. Ai partecipanti è stato chiesto di esprimersi su affermazioni come “mi sento turbato se non posso usare il telefono” o “uso i social media per sentirmi meglio quando sono triste”. In base alle risposte, i ricercatori hanno suddiviso i giovani in gruppi a basso, medio e alto rischio, monitorando nel tempo l’evoluzione delle abitudini digitali e dell’attaccamento emotivo ai dispositivi.
Quasi la metà dei partecipanti ha mostrato segni di dipendenza digitale elevata o in crescita, spesso a partire già dai 10 anni. Entro i 14, circa un terzo utilizza i social media in modo sempre più compulsivo, mentre uno su quattro mostra lo stesso comportamento con lo smartphone. Questi ragazzi risultano fino a 2,4 volte più propensi a manifestare pensieri o comportamenti suicidi rispetto ai coetanei con un uso non problematico. Le ragazze tendono a sviluppare una dipendenza dai social media, mentre i ragazzi risultano più inclini ai videogiochi.
CONSEGUENZE EMOTIVE E COMPORTAMENTALI
L’uso compulsivo degli schermi si associa anche a sintomi emotivi e comportamentali. I social media sono collegati ad ansia, depressione, irritabilità e aggressività; i videogiochi a tristezza, isolamento e umore depresso. Sebbene lo studio non abbia indagato i meccanismi alla base, evidenze precedenti suggeriscono che i giovani in difficoltà emotiva tendano a rifugiarsi negli schermi, alimentando però un circolo vizioso che impedisce l’elaborazione sana delle emozioni. Gli esperti spiegano che i segnali si manifestano spesso in ambito familiare. Se un bambino diventa aggressivo quando gli viene tolto il dispositivo, non è semplice malumore, ma un sintomo di astinenza. È uno dei primi segnali di una relazione emotivamente disfunzionale con la tecnologia.
Il tipo di interazione con lo schermo risulta più rilevante della sua durata. Ma questo non significa che il tempo trascorso online sia irrilevante: un uso eccessivo può comunque sostituire attività essenziali come sonno, movimento e relazioni sociali. Inoltre, molte piattaforme sono progettate per trattenere l’utente il più a lungo possibile. L’uso compulsivo e il tempo prolungato spesso si sovrappongono, incrementando la vulnerabilità emotiva. Per gli esperti, anche con un utilizzo ritenuto “normale”, i disturbi di umore e comportamento legati agli schermi sono sempre più diffusi. Ridurre l’esposizione digitale comporta in genere miglioramenti.
L’uso interattivo, come social media e videogiochi, può alterare il sistema nervoso, desensibilizzare i circuiti della ricompensa, disturbare i ritmi biologici e attivare in modo cronico il sistema di allerta. Le piattaforme sfruttano vulnerabilità evolutive e dello sviluppo. Non ha senso aspettarsi che preadolescenti e adolescenti regolino autonomamente un uso che è progettato per essere irresistibile.
QUALI SEGNALI OSSERVARE
I genitori dovrebbero monitorare segnali come l’isolamento dalle attività quotidiane, il disagio quando i dispositivi vengono tolti e la difficoltà a interromperne l’uso, anche se desiderato. Episodi improvvisi di rabbia o instabilità emotiva legati alla rimozione degli schermi rappresentano ulteriori campanelli d’allarme. Altri indizi includono il distacco dalla famiglia, la tristezza o la tendenza all’isolamento. In questi casi, è essenziale ristabilire un controllo genitoriale fermo, introducendo regole chiare, come vietare i dispositivi in camera durante la notte e incoraggiando il ritorno agli spazi condivisi.
L’eccesso di schermi deve essere affrontato come priorità rispetto ad altri interventi psicologici, poiché trattare i disturbi mentali senza correggere le abitudini digitali risulta spesso inefficace. È consigliabile che i genitori si informino sugli effetti degli schermi su umore, sonno e attenzione. Nei casi più gravi, un “digiuno digitale” di tre o quattro settimane può aiutare a ristabilire la regolazione emotiva e comportamentale. Una semplice riduzione dell’uso non basta per un bambino con dipendenza; una pausa completa favorisce il recupero del sistema nervoso, stimolando comportamenti più creativi, attivi e sociali.
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