Il cervello si rinnova per tutta la vita

di redazione eti/Cara Michelle Miller
13 Luglio 2025 10:39 Aggiornato: 13 Luglio 2025 10:39

Il cervello di un uomo di 78 anni, analizzato dopo la morte, ha rivelato un dato sorprendente: la presenza di gruppi di cellule cerebrali immature, segno che la produzione di nuovi neuroni prosegue ben oltre l’infanzia. La scoperta dell’Istituto Karolinska in Svezia rappresenta la prova più chiara che il cervello umano continui a generare cellule nuove per tutta la vita.
Nell’ippocampo — struttura a forma di cavalluccio marino al centro della memoria — sono state individuate rare cellule progenitrici neurali, responsabili della formazione e conservazione dei ricordi. La scoperta di cellule progenitrici neurali conferma che la formazione di nuovi neuroni nell’ippocampo adulto è un processo continuo. Gli esperti ritengono che la neurogenesi adulta possa aprire nuove prospettive terapeutiche per trattare depressione, Alzheimer e declino cognitivo legato all’età.

Lo studio ha analizzato tessuti cerebrali post-mortem di 36 donatori, da neonati a 78enni, identificando tre principali tipi di cellule progenitrici neurali con geni attivi nella divisione cellulare e nello sviluppo neuronale precoce, chiari indicatori di neurogenesi. Queste cellule, concentrate vicino ai neuroni maturi nel giro dentato dell’ippocampo — noto come la “porta della memoria” per la sua funzione di distinguere esperienze simili e creare ricordi distinti — confermano la formazione di nuove cellule cerebrali anche in età adulta. Ricerche precedenti avevano già individuato neuroni immaturi negli adulti, ma non era chiaro se fossero di recente formazione o semplicemente lenti a maturare. Le cellule progenitrici, più abbondanti nei bambini, restano presenti anche negli adulti, seppur in numero minore. La quantità varia tra gli individui: alcuni donatori ne presentavano molte, altri poche o nessuna, probabilmente per fattori genetici, stress, salute mentale o stile di vita.

Anche un numero ridotto di nuove cellule può avere un impatto rilevante. Nel giro dentato, i neuroni maturi, legati a connessioni fisse, si attivano solo con segnali intensi, mentre i nuovi neuroni, più flessibili, creano connessioni rapidamente e si adattano agli stimoli. Inoltre, anche se in numero limitato, le nuove cellule rispondono costantemente agli stimoli; questo le rende fondamentali per il funzionamento dell’ippocampo. Questa plasticità risulta essenziale per l’apprendimento e la formazione di nuovi ricordi, capacità che tendono a diminuire con l’età o la malattia.
Un’elevata neurogenesi non implica sempre una condizione di salute ottimale. In un caso, un donatore con un numero eccezionalmente alto di nuove cellule presentava epilessia, una patologia talvolta associata a una maggiore produzione di neuroni, sebbene questi legami non risultino ancora pienamente confermati. Lo studio non ha misurato l’entità della neurogenesi tra individui, ma ne ha verificato la presenza, sottolineando la necessità di ulteriori indagini per chiarirne quantità e cause.

Comprendere lo sviluppo di queste cellule potrebbe portare a terapie in grado di riparare lesioni cerebrali o trattare malattie neurodegenerative e disturbi psichiatrici stimolando la crescita di nuovi neuroni. I trattamenti attuali si limitano a gestire i sintomi o rallentare la progressione delle patologie, senza sostituire i neuroni persi.

Le cellule progenitrici umane adulte esprimono geni unici rispetto agli altri mammiferi, fattore che potrebbe spiegare la diversa manifestazione di alcune malattie cerebrali negli esseri umani e conferma l’importanza di studiare la neurogenesi umana per sviluppare trattamenti efficaci. La scoperta ridefinisce il cervello adulto come un organo dinamico, in continua evoluzione e capace di adattarsi grazie a nuove connessioni, soprattutto durante l’apprendimento o il recupero da traumi cerebrali ed emotivi.

Sebbene lo studio non indichi metodi diretti per stimolare la neurogenesi, ricerche sugli animali suggeriscono che esercizio fisico, sonno adeguato e riduzione dello stress possano favorire la salute cerebrale. In particolare, l’esercizio migliora il flusso sanguigno cerebrale, la permeabilità della barriera emato-encefalica, l’espressione di fattori neurotrofici e contribuisce alla neurogenesi e al miglioramento cognitivo.

Il messaggio che emerge è scientifico e incoraggiante: il cervello non smette di crescere. Il modo in cui si vive, si apprende e la cura della propria salute mentale può avere un impatto più grande di quanto si pensasse.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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