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La correlazione tra dieta e demenza

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Immagine di Alfo Medeiros via Pexels

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Tempo di lettura: 5 Min.

I cibi consumati quotidianamente possono compromettere in modo silenzioso la salute cerebrale. Microplastiche, metalli pesanti e tossine, presenti non solo nei frutti di mare, ma anche in alimenti ultra-processati e integratori, rappresentano un pericolo crescente, con evidenze che li collegano al declino cognitivo e alla demenza.
Le microplastiche si insinuano nell’organismo, in particolare nel cervello, attraverso la dieta di tutti i giorni. Un accumulo eccessivo aumenta il rischio di demenza. Uno studio pubblicato su Nature Medicine a febbraio ha rilevato microplastiche in reni, fegato e cervello. Nei defunti senza demenza, la concentrazione di microplastiche nel cervello risultava superiore rispetto a fegato e reni, e ancora più elevata nei pazienti affetti da demenza. Altre ricerche indicano che le nanoplastiche accelerano la formazione della proteina beta-amiloide e incrementano l’incidenza di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. La barriera emato-encefalica protegge il cervello regolando il passaggio di sostanze dal sangue ai tessuti cerebrali. Tuttavia, le microplastiche, grazie alle loro dimensioni ridotte e alla capacità di interagire con le membrane cellulari, specialmente nei tessuti grassi, possono superarla. Uno studio di gennaio ha dimostrato che queste particelle riescono a penetrare la barriera, causando blocchi cellulari, trombosi cerebrali e anomalie neuro-comportamentali.
L’inquinamento ambientale rende i frutti di mare sempre più contaminati. Pesci di costa, molluschi e crostacei (come granchi e gamberi) accumulano microplastiche. Nella catena alimentare, i pesci di grandi dimensioni che si cibano di specie più piccole, concentrano maggiori quantità di microplastiche e metalli pesanti. Consumare pesce contaminato comporta l’ingestione di queste sostanze tossiche. È meglio privilegiare pesci di piccole dimensioni, come quelli grandi quanto un palmo, ed evitare prodotti ittici provenienti da zone costiere o aree densamente popolate, più esposte all’inquinamento, in particolare vicino ai porti pescherecci, dove le imbarcazioni rilasciano sostanze nocive. È altrettanto importante evitare il consumo di viscere, come fegato, intestino e midollo osseo, dove si concentrano microplastiche e metalli pesanti, così come limitare zuppe preparate con lische.
Anche gli integratori alimentari, in particolare quelli in capsule, rappresentano una fonte di microplastiche. Molti adulti e anziani assumono regolarmente vitamine A, C, D, calcio, enzimi e probiotici. Le capsule, se ingerite in grandi quantità, possono introdurre microplastiche nell’organismo. Sebbene la maggior parte venga metabolizzata, una minima quantità che si deposita quotidianamente nel cervello può accrescere significativamente il rischio di demenza, con danni irreversibili. Per ridurre questo rischio, si consiglia di preferire integratori in forme diverse dalle capsule, come polveri, e di limitare il numero di prodotti assunti contemporaneamente.
Un consumo eccessivo di alimenti ultra-processati accelera il declino cognitivo, come evidenziato da uno studio pubblicato su JAMA Neurology. Questi prodotti, spesso così trasformati da rendere irriconoscibile la loro origine, ingannano i consumatori. Una marmellata, ad esempio, può sembrare derivata da fragole o uva, ma essere prodotta a partire dal mais. Analogamente, le carni vegetali imitano aspetto e sapore della carne senza contenere prodotti animali. La raffinazione estrema altera la struttura chimica di questi alimenti, generando tossine durante le complesse fasi di lavorazione. Questi ingredienti modificati aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, demenza e morte prematura. Le etichette alimentari risultano spesso fuorvianti, poiché non chiariscono le materie prime o i processi subiti. Si consiglia, quindi, di evitare alimenti ultra-processati e optare per cibi naturali.
La capacità dell’organismo di espellere le tossine dipende dalla loro natura. Le tossine idrosolubili possono essere eliminate aumentando l’assunzione di acqua, mentre quelle liposolubili, assorbite rapidamente da organi e cervello, risultano più difficili da metabolizzare. L’esercizio fisico, migliora la circolazione sanguigna e facilita il metabolismo delle tossine attraverso i reni, supportando il processo di disintossicazione.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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