Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato il 7 agosto che Israele intende assumere il pieno controllo militare sulla Striscia di Gaza, con l’obiettivo di trasferire in seguito l’autorità a una forza di sicurezza locale in grado di governare il territorio in modo efficace, e azzerando ogni influenza di Hamas. In un’intervista rilasciata a Fox News, Netanyahu sulla possibilità che Israele assuma il controllo dell’intero enclave costiera lungo circa 42 chilometri ha risposto: «Intendiamo farlo, per garantire la nostra sicurezza e rimuovere Hamas», spiegando poi che, una volta eliminata Hamas, il governo di Gaza verrà affidato a autorità civili non legate all’organizzazione terroristica né a formazioni che mirano alla distruzione di Israele.
Funzionari delle Nazioni Unite si sono opposti a una possibile espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza: «Questo rischierebbe di provocare conseguenze catastrofiche per milioni di palestinesi e potrebbe mettere ulteriormente in pericolo la vita degli ostaggi rimasti nella Striscia», ha dichiarato il 5 agosto Miroslav Jenca, vicesegretario generale dell’Onu. La Casa Bianca ha preso le distanze da questa decisione di Gerusalemme definendo le decisioni riguardanti un eventuale controllo militare israeliano sull’enclave una questione interna a Israele. Secondo fonti dell’amministrazione Usa, l’attenzione della Casa Bianca è ora concentrata sulla fornitura di aiuti umanitari a Gaza, sul rilascio degli ostaggi israeliani e sulla rimozione di Hamas.
Secondo fonti israeliane citate da Epoch Israele, il capo di stato maggiore delle forze armate israeliane, generale Eyal Zamir, presenterà due piani per Gaza al governo: uno per l’occupazione completa della Striscia e l’altro per l’accerchiamento delle aree non ancora occupate dalle forze israeliane; aree dove si ritiene siano tenuti prigionieri gli ostaggi israeliani. In linea col dissenso già espresso nei giorni scorsi rispetto alla linea di Netanyahu, si prevede che il generale Zamir raccomandi al governo di adottare il piano di accerchiamento e non quello per l’occupazione completa della Striscia.
Secondo fonti politiche israeliane, Benjamin Netanyahu vuole occupare completamente la Striscia anche perché, alla luce degli ultimi video diffusi da Hamas, ritiene che gli ostaggi siano in grave pericolo di vita e che ormai non vi sia altra scelta. Ma è evidentemente un grosso azzardo, che Netanyahu sembra voglia gestire ordinando l’ingresso dei militari in tutte le aree della Striscia ancora controllate da Hamas facendo, al tempo stesso, ogni sforzo per evitare che l’operazione danneggi i prigionieri.
Secondo fonti militari israeliane, la conquista dell’intera Striscia richiede una colossale operazione che mobiliti dalle 4 alle 6 divisioni dell’esercito (ossia diverse decine di migliaia di soldati) e della durata di diversi mesi, e che preveda il richiamo in servizio attivo di un elevato numero di riservisti.
Fonti ben informate di Epoch Israele ritengono che il Gabinetto di Sicurezza autorizzerà senz’altro Netanyahu (data la maggioranza di cui gode) e il ministro della Difesa Israel Katz a decidere i tempi delle nuove fasi dell’operazione e che ne approverà subito la prima fase, ossia l’occupazione di Gaza City, dopo averne evacuato gli abitanti e averli trasferiti a sud, verso la zona umanitaria di Al-Mawasi. Secondo stime affidabili, a Gaza City sarebbero concentrate circa un milione di persone (che si rifiutano di abbandonare l’area).
Le fonti ritengono inoltre che, nonostante la contrarietà del generale Zamir al piano di Netanyahu di occupare l’intera Striscia, il generale accetterà e darà esecuzione alla decisione del governo senza dimettersi, benché si preveda che Zamir insista nel raccomandare al governo di non scegliere l’occupazione totale ma l’accerchiamento. Zamir ritiene che la scelta dell’occupazione totale metterebbe in pericolo la vita degli ostaggi e trascinerebbe i suoi soldati in una guerra infernale.
Non è da escludere del tutto che, all’ultimo minuto, si trovi una formula di compromesso tra la posizione del primo ministro e quella del capo di stato maggiore.