Inviato Usa in Siria: tutte le fazioni devono deporre le armi

Cittadini siriani scortati dall'esercito israeliano mentre camminano da Majdal Shams verso la Siria, lungo la linea di cessate il fuoco tra le Alture del Golan occupate da Israele e la Siria, durante il conflitto in corso nelle aree druse in Siria, a Majdal Shams, 17 luglio 2025
Photo: foto REUTERS/Ammar Awad.
«La Siria si trova a un bivio critico: devono prevalere la pace e il dialogo – e devono prevalere ora». Lo ha dichiarato l’ambasciatore statunitense in Turchia e inviato speciale per la Siria, Tom Barrack, commentando la recente tregua raggiunta nella provincia meridionale di Suwayda, epicentro di un’ondata di violenza senza precedenti tra gruppi armati drusi, forze governative e milizie tribali. In un post pubblicato sul suo profilo X ufficiale, Barrack ha affermato che «la decisione del presidente Trump di revocare le sanzioni è stata un passo di principio, che offre al popolo siriano la possibilità di andare oltre anni di sofferenze e atrocità inimmaginabili». Secondo il diplomatico, «la comunità internazionale si è in gran parte schierata dietro il nascente governo siriano, osservando con cauto ottimismo mentre cerca di passare da un’eredità di dolore a un futuro di speranza». Tuttavia, ha ammonito l’inviato speciale, «questa fragile ambizione è ora offuscata da un profondo shock, poiché atti brutali da parte delle fazioni in guerra minano l’autorità del governo e distruggono ogni parvenza di ordine».
Barrack ha quindi rivolto un appello a tutte le parti coinvolte affinché «debbano immediatamente deporre le armi, cessare le ostilità e abbandonare i cicli di vendetta tribale».Sempre nella giornata di ieri, Barrack ha preso parte a un incontro trilaterale ad Amman con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi e il capo della diplomazia siriana Asaad al Shaibani per discutere l’attuazione della tregua. Nel comunicato diffuso successivamente dall’ambasciata Usa si legge che «Safadi e Barrack hanno riaffermato il pieno sostegno al cessate il fuoco e agli sforzi del governo siriano per attuarlo», sottolineando «la solidarietà totale di Giordania e Stati Uniti con la Siria, la sua sicurezza, stabilità, sovranità, integrità territoriale e la protezione dei suoi cittadini». I tre rappresentanti hanno concordato una serie di «passi concreti per sostenere la Siria», tra cui «il consolidamento della tregua, il dispiegamento delle forze di sicurezza siriane a Suwayda, il rilascio dei detenuti da tutte le parti, la promozione della riconciliazione comunitaria, il rafforzamento della pace civile e la facilitazione dell’arrivo degli aiuti umanitari».
Inoltre, hanno espresso sostegno alla volontà del governo siriano «di perseguire i responsabili delle violenze contro i civili».Parallelamente, l’ambasciatore statunitense ha incontrato a nordest il comandante generale delle Forze democratiche siriane (Sdf), Mazloum Abdi, con cui ha discusso «misure urgenti per ristabilire la calma e l’integrazione di tutte le componenti all’interno di una Siria unificata». Durante il colloquio, Barrack ha espresso gratitudine per «la leadership del generale Mazloum e per il continuo impegno delle Sdf nella lotta contro l’Isis». «La Siria ha ora una possibilità concreta di costruire un futuro pacifico, prospero, inclusivo e stabile per tutti i suoi cittadini – ha concluso Barrack – ma questo dipende dalla capacità delle sue fazioni e dei suoi alleati internazionali di mettere fine alla logica della forza e restituire centralità al processo politico».
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