Il Pakistan ha chiesto alla società cinese China Overseas Port Holding Company (Cophc), che gestisce il porto di Gwadar, di aumentare gli investimenti nell’area industriale adiacente, dove i progetti della Belt and Road Initiative (Bri, la nuova Via della seta) hanno subito ritardi. Tuttavia, secondo esperti citati dal quotidiano Nikkei, le prospettive economiche sono deboli, in un momento in cui i rapporti bilaterali appaiono fragili. La richiesta è stata avanzata all’inizio del mese a Islamabad, durante una riunione del gruppo di lavoro congiunto del Corridoio economico Cina-Pakistan (Cpec), progetto da 50 miliardi di dollari che rappresenta la componente pachistana della Bri, con Gwadar come fulcro principale. La zona di libero scambio del porto, gestita da Cophc in base a una concessione firmata nel 2013, offre 23 anni di esenzione da tasse e dazi alle imprese che vi si insediano.
Secondo il Maritime Study Forum, l’accordo prevedeva la presentazione annuale di un piano industriale quinquennale, mai redatto da Cophc. Nel 2020 Islamabad ha approvato un «Gwadar Smart Port City Master Plan» elaborato dalla cinese Cccc, ma da allora non sono stati prodotti altri piani. Autorità locali e comunitarie accusano Pechino di non aver rispettato le tempistiche su varie infrastrutture, mentre funzionari pachistani sottolineano che lo sviluppo della parte nord della zona di libero scambio non è mai iniziato, a differenza di quella meridionale realizzata con 250 milioni di dollari. «È responsabilità di Cophc attrarre investimenti e incrementare l’attività portuale a Gwadar», ha detto un funzionario citato da Nikkei.