Hamas si sta riorganizzando in Pakistan

di Redazione ETI/Epoch Israele
2 Ottobre 2025 18:00 Aggiornato: 2 Ottobre 2025 22:28

Gaza è sempre più inospitale per Hamas. I suoi miliziani sanno bene che, se restano lì senza arrendersi (cosa improbabile), per loro non c’è speranza: Netanyahu ha più volte ribadito che i soldati israeliani li uccideranno tutti. E il capo del governo israeliano dimostra di essere più che determinato a mantenere fede a questo impegno. Quindi è naturale che Hamas prenda in considerazione una ritirata strategica. E a quanto pare Hamas si sta organizzando per “emigrare” in Pakistan.

Secondo una nuova analisi pubblicata dal Memri Institute, infatti, il Pakistan sta diventando terreno fertile per Hamas, consentendo ai rappresentanti dell’organizzazione di operare liberamente, partecipare a eventi pubblici e stabilire alleanze con elementi islamisti e militanti locali. Sempre secondo l’analisi, dall’attacco del 7 ottobre 2023 si è registrato un netto aumento dell’attività politica dei rappresentanti di Hamas in Pakistan. Tra le figure chiave di Hamas che vi operano, figura Naji Zahir, inviato speciale di Khaled Meshaal, importante esponente politico dell’organizzazione in Pakistan, e Khaled al-Qadoumi, rappresentante di Hamas a Teheran. I due partecipano regolarmente a conferenze e raduni anti-israeliani e guidano l’azione di Hamas per approfondire i legami con influenti partiti islamisti.
I legami più stretti sono stabiliti con il più grande partito islamista del Paese, JUI-F, guidato da Maulana Fazlur Rehman, un organizzatore abituale di raduni di massa a sostegno della “resistenza” palestinese. Rehman in passato ha ricevuto l’approvazione della leadership di Hamas, tanto da essere definito ambasciatore della Palestina in Pakistan.

La legittimità delle attività di Hamas in Pakistan si esprime anche a livello politico ufficiale. Ad esempio, il 5 gennaio 2024, Al-Qadoumi è stato ricevuto nella Camera alta del Parlamento pakistano, dove il senatore Mashhad Hussein ha dichiarato: «Siamo orgogliosi dei nostri fratelli palestinesi, in particolare di Hamas, che è l’organizzazione eletta democraticamente dal popolo palestinese […] Siamo stati il ​​primo Paese musulmano a donare un milione di dollari al governo di Hamas». Ma anche altre istituzioni Pakistane hanno riconosciuto legittimità ai rappresentanti dell’organizzazione: nell’aprile 2024, Zaheer è stato onorato durante una cerimonia ufficiale dall’Associazione degli avvocati della Corte suprema di Islamabad.

La recente analisi, rileva che la preoccupazione più significativa in Occidente riguarda le alleanze che i rappresentanti di Hamas stanno stringendo con le organizzazioni terroristiche locali, tutte presenti nella lista nera degli Stati Uniti. Zahir è spesso apparso a eventi insieme a elementi legati alle organizzazioni terroristiche Lashkar-e-Taiba e Jaish al-Muhammad.
Lashkar-e-Taiba era dietro gli attacchi di Mumbai del 2008, incluso quello contro la Chabad House, continua a operare oggi con il nome di PMML. Zahir ha persino partecipato ai raduni del partito, ha incontrato i suoi capi ringraziandoli per il loro sostegno a Gaza. Il picco di cooperazione è stato registrato nell’agosto 2024, quando Khaled Meshaal ha incontrato a Doha il leader del PMML, un’organizzazione classificata come “terroristica internazionale” dagli Stati Uniti.

Nel febbraio 2025, questi legami si sono manifestati anche a livello ideologico-militare, quando al-Qadoumi e Zahir hanno partecipato a una conferenza tenutasi nel Kashmir pakistano (dal titolo “Solidarietà in Kashmir e Operazione Al-Aqsa Flood”) mirata a «unificare la rappresentazione delle situazioni di Gaza e del Kashmir». In quell’occasione, vari rappresentanti di Hamas hanno condiviso il palco con esponenti di spicco delle due organizzazioni terroristiche pakistane, e uno dei capi ha dichiarato: «Io dico al ministro degli Interni indiano Amit Shah: i mujaheddin del Kashmir e della Palestina sono diventati un’unica forza».

Secondo il Memri, la presenza di rappresentanti di Hamas in Pakistan-Kashmir e la cooperazione con elementi anti-indiani, sono indicativi del tentativo di creare un fronte jihadista unico. Il livello di sfacciataggine con cui questa operazione di unificazione Hamas-Pakistan sta avvenendo è preoccupante poiché il Pakistan stesso in teoria sarebbe un alleato strategico degli Stati Uniti nella regione, mentre in realtà sta diventando un rifugio ideologico e logistico per Hamas. L’analisi del Memri in questo senso è chiara a allarmante: «Mentre la comunità internazionale si concentra sul disarmo di Hamas a Gaza, è importante non ignorare il fatto che il Pakistan è il terreno fertile da cui l’organizzazione potrebbe trarre nuova forza».