Dopo una discussione durata tutta la notte, il governo israeliano ha approvato nelle prime ore di questa mattina la bozza dell’accordo per la liberazione degli ostaggi e l’attuazione della prima fase del piano americano. Con l’approvazione della bozza, il cessate il fuoco è entrato in vigore.
Cinque ministri si sono opposti all’accordo: Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, Yitzhak Wasserlauf, Orit Struk e Amichai Eliyahu. Tra i ministri di Potere Ebraico e Sionismo Religioso, Ofir Sofer è stato l’unico a appoggiare la decisione del governo. Il ministro dell’Energia Eli Cohen non ha potuto partecipare ma ha espresso il suo sostegno alla bozza al segretario di Stato. Gli inviati speciali di Donald Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner erano presenti alla riunione di Gabinetto.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: «Siamo nel pieno di uno sviluppo cruciale. Negli ultimi due anni abbiamo combattuto per raggiungere i nostri obiettivi di guerra, e uno degli obiettivi chiave è il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e morti. E lo faremo. Non avremmo potuto raggiungere questo obiettivo senza lo straordinario supporto del presidente Trump […] Questi sforzi, insieme al coraggio dei nostri soldati, hanno creato una pressione militare e diplomatica combinata che ha isolato Hamas».
Kushner ha dichiarato ai ministri del governo israeliano: «Abbiamo raggiunto un accordo che isola Hamas e spinge alcuni elementi del mondo arabo a desiderare la pace […] L’accordo garantisce la sicurezza di Israele. Se dobbiamo agire con la forza, lo faremo». Witkoff ha invece affermato: «siamo qui oggi perché Hamas non aveva scelta. Sono stati costretti a raggiungere questo accordo. La pressione era enorme, voi avete un esercito più numeroso. Avete fatto progressi significativi sul campo. Ed è questo che ha portato a questo accordo».
Quanto agli ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas, secondo l’accordo tutti i 48 ostaggi israeliani, vivi e morti, devono essere rilasciati entro 72 ore a partire dall’accettazione dell’accordo da parte del Consiglio dei ministri israeliano. Ma da più parti si riconosce che Hamas non possa, in questa fase, raggiungere tutti i corpi degli ostaggi morti e che alcuni potrebbero non essere trasferiti entro tale lasso di tempo. Quanto agli ostaggi vivi, dovrebbero essere rilasciati entro lunedì 13.
Ma, superata la comprensibile felicità per il risultato ottenuto, il tema caldo del vertice è stato il rilascio dei detenuti concesso a Hamas – nel piano iniziale di Trump – in cambio del rilascio dei prigionieri israeliani. Un aspetto su cui, nella giornata di ieri, 9 ottobre, Israele aveva comprensibilmente glissato, ma che era stato di fatto ignorato anche da Hamas stessa, stranamente considerato che si trattava della sua contropartita. Singolare anche lo sfasamento temporale: Israele sembra abbia ottenuto l’immediata liberazione degli ostaggi, mentre non risulta ancora chiaro quando Hamas dovrebbe ottenere la liberazione dei suoi terroristi.
Secondo fonti militari israeliane sentite da Epoch, l’elenco dei soggetti destinati al rilascio includerebbe pericolosi terroristi colpevoli della morte di numerosi israeliani, tra cui Maher Abu Sarur, l’assassino dell’agente dello Shin Bet Haim Nahmani nel gennaio 1993, e Jahad Karim Aziz-Rom, condannato all’ergastolo dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’omicidio dell’adolescente Yuri Goshtsin a Ramallah nel luglio 2001 e del coinvolgimento nel linciaggio dei soldati di riserva Vadim Nurzhitz e Yosef Avrahami nell’ottobre 2000, Hussein Jawadreh, che nel 2013 ha accoltellato a morte il soldato Eden Atias sulla linea Nazareth-Afula. Individui molto pericolosi, se si considera che persino uno dei terroristi che hanno organizzato l’attacco del 7 ottobre 2023 era un ex detenuto uscito nell’ambito di uno scambio di prigionieri con Israele.
Diversi ministri del governo Netanyahu hanno protestato durante la discussione sull’identità dei terroristi da scarcerare. Secondo Epoch Israele, il dibattito è stato a dir poco acceso; Ron Dermer, il capo della delegazione di Sharm el Sheik (e vice direttore dello Shin Bet, il servizio segreto interno) ha risposto all’opposizione alla liberazione dei detenuti dicendo: «Anch’io ho difficoltà a rilasciare i terroristi, ma questo è il prezzo che dobbiamo pagare»; il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir ha risposto: «Abbiamo ottima memoria della liberazione di Sinwar e dei danni causati dal rilascio di terroristi assassini».
Il dibattito in seno all’esecutivo di Gerusalemme è insomma molto acceso. E, nonostante il piano di Trump accettato da Netanyahu preveda il rilascio di detenuti palestinesi e di Hamas, non è del tutto sicuro che questo si verificherà realmente, perché il rilascio stesso non è deciso da Netanyahu ma dal Consiglio dei ministri, che deciderà con un voto la cui data non è ancora stata decisa. Resta il fatto che i ministri del governo israeliano abbiano già accettato il piano di pace di Trump approvando l’intero “pacchetto”, ma è anche vero che l’opposizione di destra interna alla maggioranza di governo è forte, e potrebbe mettersi di traverso.