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Gli Houthi riprendono a attaccare le navi nel Mar Rosso

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Foto Reuters

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La scorsa settimana, gli Houthi hanno ripreso ad attaccare dallo Yemen le navi civili in transito nel Mar Rosso, affondandone due. Evidentemente, gli Houthi mirano a rafforzare il blocco navale ai danni di Israele, allo scopo di aiutare Hamas a Gaza e di attuare la propria rappresaglia contro Israele, dopo il recente attacco in Yemen e gli attacchi del mese scorso contro l’Iran.
Il 6 luglio, la nave Magic Seas, di proprietà greca e battente bandiera liberiana, è stata attaccata nei pressi del porto di Hodeidah: diverse imbarcazioni l’hanno attaccata con armi leggere, missili e droni, fino a incendiarla. Tutti i 22 membri dell’equipaggio sono stati fortunatamente tratti in salvo.
Il portavoce degli Houthi, Yahya Sarieh, ha rivendicato l’aggressione, affermando che la nave è stata attaccata perché apparteneva a una compagnia che aveva violato il divieto di ingresso nei porti della “Palestina occupata”, e minacciando poi ulteriori “provvedimenti” contro le navi che violano il divieto di ingresso nei porti israeliani (arbitrariamente) imposto dagli Houthi. Il giorno seguente, infatti, anche la nave Eternity C, sempre di proprietà greca e battente bandiera liberiana, è stata attaccata e affondata a ovest di Hodeidah. In questo caso, purtroppo, almeno tre membri dell’equipaggio sono rimasti uccisi.
Il presidente del Consiglio Politico Supremo degli Houthi, Mahdi al-Mashat, ha dichiarato che gli Houthi si impegnano a “garantire la libertà” di navigazione per tutti, tranne che per «Israele e chiunque ne appoggi l’aggressione» della Striscia di Gaza, precisando poi come gli Houthi non abbiano alcun interesse a danneggiare chiunque non sia alleato di Israele stesso. Gli Houthi dichiarano di aver persino istituito un “centro operativo umanitario” per coordinarsi con le compagnie di navigazione ma, ha aggiunto Mahdi al-Mashat, le compagnie di navigazione sono tenute a obbedire agli ordini degli Houthi, e chiunque li ignori ne pagherà il prezzo, concludendo dicendo che gli Houthi continueranno «finché l’aggressione non cesserà e l’assedio di Gaza non sarà revocato».
Secondo alti funzionari israeliani, sentiti da Epoch Israele, questa escalation preoccupa le nazioni, le compagnie di navigazione e il settore energetico in generale, per i danni che potrebbe causare al commercio internazionale.  Il 9 luglio, l’ambasciata statunitense in Yemen ha condannato l’ultimo attacco, definendolo «parte di una serie di attacchi sconsiderati contro navi commerciali ed equipaggi civili». Il portavoce del ministero degli Esteri statunitense, Tammy Bruce, ha definito gli attacchi Houthi come «appoggiati dall’Iran» e «pericolosi» per la libertà di navigazione, per l’economia mondiale e per la sicurezza del Medio Oriente.
Ma, sempre secondo le fonti governative israeliane, nonostante l’obiettivo dichiarato degli attacchi Houthi sia quello di colpire navi legate a Israele o dirette ai porti israeliani, il coinvolgimento dell’Iran non deve essere ignorato; in ogni caso, dicono, gli Stati Uniti risponderanno solo se propri militari o natanti saranno colpiti direttamente, perché il presidente degli Stati Uniti non intende (almeno per ora) aprire un nuovo fronte contro gli Houthi. Rimane il fatto che i continui attacchi degli Houthi nel Mar Rosso potrebbero oltrepassare “il limite” e far saltare la tregua con gli Stati Uniti. A Gerusalemme, infatti, prevale l’idea che Trump non potrà far finta di niente se gli attacchi continueranno, minacciando le rotte commerciali internazionali nel Mar Rosso. Gli Houthi, insomma, non possono tirare troppo la corda.