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Dai muscoli al cervello il ruolo vitale delle proteine

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Immagine di geralt via Pixabay

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Tempo di lettura: 6 Min.

Le proteine rappresentano un elemento vitale per il sistema nervoso, ben oltre il loro ruolo nella crescita muscolare. Fin dall’infanzia, favoriscono lo sviluppo cognitivo, contribuendo alla struttura e all’efficienza dell’apparato neurale. In età adulta, promuovono processi cerebrali fondamentali, come la sintesi di messaggeri chimici, la comunicazione cellulare, la neuroplasticità e la rigenerazione delle cellule nervose, garantendo una mente vigile e reattiva. Una dieta bilanciata ma ricca di questi nutrienti, si rivela un’arma potente per preservare la salute cerebrale e contrastare il declino cognitivo.
Un’insufficienza proteica, anche lieve, può compromettere attenzione, memoria e velocità di elaborazione, portando a una disfunzione esecutiva che riduce le capacità cognitive. Studi scientifici dimostrano che una carenza in età precoce abbassa i livelli di sostanze neurali essenziali, mentre un’adeguata assunzione riduce il rischio di declino cognitivo in età avanzata. Le proteine forniscono aminoacidi, i mattoni fondamentali per neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, oltre che per neuromodulatori, che regolano l’attività neuronale su larga scala con effetti duraturi. Alcuni di questi composti agiscono anche come ormoni, a seconda del loro ruolo nell’organismo. La loro presenza è indispensabile per consentire movimento, pensiero ed emozioni. Durante la digestione, le proteine si scompongono in aminoacidi, il cui equilibrio influenza la produzione e il funzionamento dei messaggeri chimici. Una carenza può alterare umore, motivazione, concentrazione e resilienza allo stress.
Ad esempio, il triptofano — un aminoacido essenziale presente nelle proteine — favorisce la sintesi di serotonina, che regola umore e sonno, e di melatonina, che promuove un riposo rigenerante. La tirosina, invece, contribuisce a produrre dopamina e norepinefrina, rafforzando motivazione, piacere, attenzione e vigilanza. Questi meccanismi sono cruciali anche per la struttura e la riparazione delle cellule nervose, dalla membrana protettiva agli assoni, le estensioni che trasmettono segnali. Le proteine permettono di rigenerare fibre nervose e ricostruire connessioni perse, contrastando la neurodegenerazione, che inizia decenni prima di una diagnosi. Gli aminoacidi a catena ramificata proteggono il cervello da traumi cranici, mentre un apporto regolare stabilizza il metabolismo, riducendo i picchi glicemici e favorendo la regolazione dell’insulina. Ciò attenua lo stress ossidativo legato alla resistenza insulinica, spesso associata al morbo di Alzheimer, sempre più spesso definito in ambito scientifico “diabete di tipo 3”.
Le proteine svolgono un ruolo determinante anche nel mantenimento della guaina mielinica, lo strato protettivo che accelera la trasmissione degli impulsi elettrici nei nervi. Sebbene composta principalmente da grassi, questa struttura dipende per il 15-30% del suo peso secco da nutrienti proteici. Una carenza prolungata può indebolirla, causando sintomi come formicolio, intorpidimento, debolezza muscolare, riflessi lenti o difficoltà di coordinazione, oltre a problemi cognitivi come memoria labile e pensiero rallentato. Componenti come serina, glicina, cisteina, metionina e arginina sono essenziali per produrre sfingolipidi, indispensabili per l’integrità della guaina mielinica, specialmente con l’avanzare dell’età o in presenza di stress come malattie.
La neuroplasticità, ovvero la capacità della mente di adattarsi, apprendere e riprendersi da lesioni, è altrettanto dipendente da questi nutrienti. Nel 2022, uno studio pubblicato su Alzheimer’s & Dementia ha rivelato che livelli elevati di proteine legate alla neuroplasticità rafforzano le reti cerebrali nelle prime fasi del morbo di Alzheimer, rendendo il cervello più resiliente. Questo processo si basa su proteine strutturali, che sostengono la forma delle cellule, e su proteine di segnalazione, che facilitano la comunicazione tra neuroni, favorendo la rimodellazione delle sinapsi e la creazione di nuove connessioni. Una carenza di componenti essenziali può compromettere questi meccanismi, specie in fasi critiche come l’infanzia, l’adolescenza o il recupero da traumi.
La salute mentale — spesso considerata una questione psicologica — è profondamente radicata nella fisiologia, dipende dai messaggeri chimici prodotti a partire dalle componenti proteiche. Un’adeguata assunzione di nutrienti essenziali riduce il rischio di depressione: uno studio condotto negli Stati Uniti su circa 18 mila adulti ha mostrato che chi consumava più proteine presentava un rischio di sintomi depressivi inferiore del 66% rispetto a chi ne assumeva meno, con un effetto particolarmente marcato per le proteine da latte e derivati. Inoltre, un consumo regolare stabilizza la glicemia, contribuendo a un umore equilibrato e a una salute mentale ottimale.
Per preservare la salute cerebrale, è fondamentale integrare fonti proteiche di qualità in ogni pasto, accompagnandole con cibi graditi. Gli spuntini possono essere arricchiti con opzioni proteiche come carne secca, uova sode o noci. E anche le bevande possono diventare un veicolo per le proteine, ad esempio aggiungendo collagene o polveri proteiche a caffè, tè o cioccolata calda. Consumare questi nutrienti in modo uniforme durante la giornata soddisfa le esigenze di un organismo in continua evoluzione, migliorando sonno, energia e motivazione.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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