Gli investimenti esteri delle imprese cinesi, sia private sia statali, hanno subito un forte calo.

Da anni, le aziende e il governo americano denunciano con forza il sostegno della Cina a pratiche commerciali disoneste delle imprese cinesi, come il furto di brevetti, diritti d’autore, marchi e segreti industriali.

L’Europa ha adottato misure per ridurre l’importazione di dispositivi medici prodotti in Cina, scegliendo un approccio diverso rispetto a quello dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti.

Mentre il regime cinese combatte la guerra commerciale con l'America, deve anche fare i conti con la crisi dell'economia cinese.

Ogni volta che Pechino annuncia misure per sostenere l’economia vacillante del Paese, fa riferimento a tassi di interesse più bassi e altre forme di allentamento monetario.

Mentre si intensificano le speculazioni sulle mosse che Pechino potrebbe adottare nei confronti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante i negoziati commerciali, diverse testate giornalistiche, in Europa, negli Stati Uniti e altrove, ipotizzano che la Cina possa minacciare di ridurre la dipendenza della propria economia dal dollaro – un processo noto come “de-dollarizzazione” – o addirittura di vendere le sue ingenti riserve di titoli di Stato americani.

Da alcuni anni, i giornali finanziari speculano su quando lo yuan cinese sostituirà il dollaro statunitense come principale valuta internazionale, quella che banchieri e operatori valutari definiscono "riserva mondiale".

I dazi decisi dal presidente Trump sono stati preannunciati tanto a gran voce che il loro effetto iniziale è stato l’opposto di quanto previsto.

La deflazione è in continuo aumento in Cina.