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Urso: automotive resta in forte difficoltà per il passaggio troppo brusco all’elettrico

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Foto: @adolfo_urso via X

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E se Bruxelles non anticipasse la misura, «interverremo con una legislazione nazionale, sul tema c’è un dibattito anche in Francia. Potremmo mettere una tassa alla consegna dei pacchi provenienti da fuori Europa. E abbiamo già previsto la responsabilizzazione delle piattaforme digitali: se il prodotto non corrisponde alla realtà, i costi non possono ricadere sulle nostre imprese», ha replicato Urso. Il settore automotive resta in forte difficoltà per il passaggio troppo brusco all’elettrico: l’Italia è riuscita a ottenere un correttivo sul bando dei motori termici dal 2035: «Oggi l’Italia ha un molo da protagonista. Lo spread è passato da 242 a meno di 70 e la nostra credibilità ci permette di essere decisivi nelle riforme europee. Con la Germania siamo riusciti a far anticipare la revisione delle norme sull’automotive. Ora – ha evidenziato il ministro – chiediamo una revisione radicale: neutralità tecnologica, riconoscimento pieno dell’ibrido, utilizzo dei biocarburanti e superamento della soglia del 2035, pur mantenendo fermo l’obiettivo finale. Dobbiamo arrivare al futuro, che sarà prevalentemente elettrico, con le fabbriche europee ancora in funzione». Capitolo ex Ilva, la nazionalizzazione non è un’ipotesi sul tavolo: «Dal punto di vista costituzionale no. Lo Stato può intervenire solo in casi molto precisi che qui non ricorrono. Ma può entrare nella gara, ove necessario, per garantire continuità produttiva, occupazione e decarbonizzazione», ha sottolineato. Quanto ai lavoratori di Taranto, «l’eredità è pesante: i commissari hanno stimato in quasi 5 miliardi il danno arrecato da ArcelorMittal. Però, come abbiamo fatto a Terni e a Piombino, sono convinto che, con la collaborazione di tutti, si possa trovare una soluzione che garantisca produzione e occupazione», ha concluso Urso.

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