Come crollano gli investimenti in Cina

di Milton Ezrati per et usa
21 Agosto 2025 16:20 Aggiornato: 21 Agosto 2025 16:20

Gli investimenti esteri delle imprese cinesi, sia private sia statali, hanno subito un forte calo. Va sottolineato che i dati forniti dalle fonti cinesi risultano frammentari, rendendo qualsiasi conclusione basata su di essi necessariamente provvisoria, ma le informazioni disponibili portano a tre conclusioni. In primo luogo, Pechino deve impiegare risorse interne precedentemente destinate all’estero per contrastare gli effetti della crisi immobiliare e i relativi problemi economici e finanziari. In secondo luogo, l’iniziativa Via della Seta, che in passato attirava ingenti somme da Pechino e dalle imprese statali, ha incontrato difficoltà che hanno destato una certa prudenza tra le autorità cinesi. Terzo e più speculativo, queste tendenze hanno sovrastato una controtendenza, con investitori privati in Cina che cercano modi per trasferire asset fuori dal paese.

Anche prima di esaminarne il significato, i dati lordi sugli investimenti all’estero sono impressionanti. Secondo il China Global Investment Tracker compilato da Derek Scissors dell’American Enterprise Institute, gli investimenti cinesi – da fonti private, imprese statali e Pechino – hanno raggiunto il picco nel 2017, equivalenti a 175 miliardi e 100 milioni di dollari. Dopo quel massimo, il flusso di capitali all’estero si è ridotto nei due anni successivi di circa il 45 per cento. Il flusso è comprensibilmente diminuito nel 2020, anno della pandemia, per poi rimbalzare del 16 per cento nel 2021, anno della ripresa. È possibile che quel balzo riflettesse un tentativo di sfruttare le opportunità mentre l’economia cinese era rallentata dai lockdown e dalle quarantene imposte dalla politica zero-Covid di Pechino. Ma il flusso di denaro all’estero ha ripreso a calare nel 2022 e ha proseguito su quella traiettoria fino alla prima metà di quest’anno, quando l’uscita di capitali per investimenti si è attestata in media sull’equivalente di circa 44 miliardi di dollari, circa il 75 per cento in meno rispetto al picco del 2017. Certo, i dati del Cgit differiscono in parte da quelli forniti dal ministero del Commercio di Pechino, ma entrambi mostrano comunque il declino degli investimenti all’estero.

E se le incertezze provocate dalle imposizioni e dalle minacce di dazi da parte del presidente Trump esagerano l’entità del calo nel 2025, non si può negare la tendenza al ribasso, soprattutto rispetto alla crescita straordinaria di tali flussi prima del 2017. Sebbene non esista una linea netta che colleghi questi flussi di investimento in calo con i più generali problemi economici e finanziari della Cina, è difficile negare ogni legame. Di sicuro, il crollo di diversi grandi sviluppatori immobiliari e i successivi fallimenti dei mutui hanno prosciugato le finanze cinesi – private e statali – di fondi, compresi quelli necessari per investire all’estero. La successiva carenza di attività economica in Cina non poteva che derivare dalla scarsità di tali fondi. I flussi in calo offrono un segnale chiaro di quanto gravi siano le sfide economiche e finanziarie della Cina, abbastanza da sovrastare l’impulso a trasferire denaro all’estero implicito nel calo di fiducia tra le famiglie e le imprese private cinesi. Il declino degli investimenti all’estero sembra riflettere anche la necessità di Pechino di fondi per stimolare l’attività economica interna. In particolare, gli sforzi dell’autorità di pianificazione nel 2023 e 2024 per espandere significativamente il settore tecnologico cinese devono aver deviato miliardi dalle ambizioni di Pechino di usare investimenti all’estero per accrescere la propria influenza mondiale. I dati su questa domanda interna di fondi sono incompleti, ma le stime si avvicinano all’equivalente di 100 miliardi di dollari dedicati a questa espansione tecnologica, 8 miliardi solo per startup di intelligenza artificiale.

Nel frattempo, la Nuova Via della Seta, un tempo tanto fiore all’occhiello di Pechino, ha incontrato resistenze da parte di partner attuali e potenziali, sufficienti forse a rallentare il flusso di fondi da fonti governative e statali. Nel 2023 e 2024, Xi Jinping ha cercato di superare tali resistenze allocando più fondi, in particolare prestiti ai paesi beneficiari. Tuttavia, il perdurante calo dei flussi all’estero indica che anche questo sforzo potrebbe essersi esaurito. Sebbene questi flussi di investimento – o meglio la loro relativa assenza – non possano dire nulla di definitivo sulla gravità dei problemi economici interni della Cina o sulla resistenza alla Via della Seta, confermano comunque altri segnali di difficoltà economiche e finanziarie spesso documentati in questa rubrica. In ogni caso, rappresentano un monito sulle gravi difficoltà in corso e vanno pertanto tenuti sotto osservazione.

Copyright Epoch Times