Ziad al-Nakhalah, capo dell’organizzazione terroristica Jihad Islamica, recentemente trasferitosi al Cairo per paura di essere eliminato da Israele, ieri sera si è espresso con parole molto negative sul piano americano per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, scatenando varie speculazioni tra i commentatori palestinesi secondo cui Hamas respingerà il piano americano.
Al-Nakhalah ha infatti affermato che «quanto annunciato nella conferenza stampa tra Trump e Netanyahu è un accordo americano-israeliano che riflette appieno la posizione di Israele e costituisce la ricetta per continuare l’attacco contro il popolo palestinese» e che «Israele sta cercando di ottenere attraverso gli Stati Uniti quello che non è riuscito a ottenere con la guerra» per poi concludere: «Pertanto, consideriamo la dichiarazione americano-israeliana come una ricetta per infiammare la regione».
I commenti di Al-Nakhalah sono arrivati a rincarare la dose dell’alto funzionario di Hamas Muhammad Mardawi, che aveva già dichiarato a Al Jazeera: «le armi della resistenza non sono state usate per attaccare nessuno, ma erano destinate alla libertà e all’indipendenza. Questo è un tentativo di soffocare lo slancio internazionale e il riconoscimento dello Stato palestinese […] Gli elementi annunciati nel piano Trump sono vaghi e privi di garanzie. Non accetteremo alcuna proposta che non includa la determinazione del destino del popolo palestinese e la protezione dal massacro». In chiusura, un minimo di apertura: «Esamineremo la proposta americana e la discuteremo con le fazioni palestinesi».
Secondo fonti di Hamas citate dai media arabi, l’organizzazione avrebbe avviato un giro consultazioni interne per fornire una risposta al piano americano entro pochi giorni, considerato che l’ultimatum di 72 ore di Trump non lascia più molto spazio al temporeggiamento. Per decidere, i capi di Hamas rimasti in Qatar e Turchia si consulteranno anche con Izz ad-Din al-Haddad, capo dell’ala militare di Hamas nella Striscia di Gaza.
Fonti militari israeliane di alto livello sentite da Epoch Israele, ritengono che Hamas si trovi attualmente in isolamento politico dal mondo arabo e musulmano, ma questo non garantisce l’accettazione del piano americano. Nonostante le garanzie di Qatar e Turchia agli Stati Uniti di riuscire a convincere i capi di Hamas a «mantenere la parola data» non c’è ancora alcun segno che questo accadrà davvero.
Fonti politiche israeliane ritengono che, se Hamas risponderà positivamente al piano americano, si apriranno a Doha i negoziati sull’attuazione del piano, con la partecipazione di una delegazione israeliana. Il colloquio di ieri tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’omologo del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e il chiarimento in merito all’attacco israeliano al Qatar (in cui risulta che Netanyahu si sia scusato) dovrebbero consentire al Qatar di tornare alla mediazione nei negoziati.
Nel frattempo, l’esercito di Gerusalemme continua a combattere a Gaza City, in attuazione dell’operazione Gideon Chariots II, e potrebbe aumentare la pressione militare su Hamas. Fonti politiche di Gerusalemme sentite da Epoch, affermano che – ora che c’è il pieno appoggio di Donald Trump all’annientamento di Hamas – l’organizzazione terroristica islamista sia ormai isolata, anche perché il presidente americano è riuscito a creare un esteso fronte arabo-musulmano contro di essa, che farà pressione su Hamas stessa affinché accetti.