La caffeina compromette il recupero cerebrale durante il sonno

di redazione eti/George Citroner
20 Giugno 2025 14:39 Aggiornato: 20 Giugno 2025 14:39

Anche se si riesce a dormire dopo aver assunto caffeina, il cervello non trova vero riposo. Rimane in uno stato di vigilanza e attività per tutta la notte, secondo una recente ricerca. Gli autori dello studio sottolineano che la caffeina presenta ancora lacune nella comprensione dei suoi effetti sul cervello, specie durante il sonno.

La ricerca, pubblicata su Communications Biology, evidenzia come la caffeina aumenti la “criticità” cerebrale, ossia un’attività neurale eccessivamente dinamica e caotica durante il sonno, quando invece dovrebbe rallentare per favorire il recupero. «La criticità è uno stato di equilibrio tra ordine e caos – spiega Karim Jerbi, coautore dello studio e professore di psicologia presso il Mila-Quebec AI Institute – Come un’orchestra, se troppo silenziosa non produce nulla, se troppo caotica genera confusione. La criticità è il punto medio in cui l’attività cerebrale è organizzata e adattabile». Questo stato, utile di giorno per concentrazione e attenzione, diventa problematico di notte, in quanto il cervello non riesce a rilassarsi né a rigenerarsi adeguatamente.

Lo studio ha coinvolto 40 adulti sani, monitorati con intelligenza artificiale e tecnologia Eeg per le onde cerebrali. In due notti distinte, i partecipanti hanno assunto caffeina o un placebo tre ore e un’ora prima di dormire. I risultati mostrano che la caffeina rende i segnali cerebrali più instabili e meno prevedibili, soprattutto durante il sonno non-Rem, essenziale per consolidare la memoria e rigenerare le funzioni cognitive. La caffeina riduce le onde delta, tipiche del sonno profondo e rigenerante, incrementando invece le onde beta, legate alla veglia. Secondo gli esperti questi cambiamenti indicano che il cervello, sotto l’effetto della caffeina, rimane in uno stato più attivo e meno rigenerante anche durante il sonno. E questo potrebbe spiegare l’impatto della caffeina sull’efficienza del recupero notturno, con conseguenze per l’elaborazione della memoria.

EFFETTI PIÙ MARCATI NEI GIOVANI

L’impatto risulta più evidente negli adulti tra i 20 e i 27 anni rispetto a quelli tra i 41 e i 58, in particolare durante il sonno Rem, associato ai sogni. Con l’avanzare dell’età, i recettori dell’adenosina diminuiscono, di conseguenza rendono la caffeina meno efficace nello stimolare l’attività cerebrale. Questo potrebbe spiegare la minore sensibilità nei soggetti di mezza età. Considerato l’uso quotidiano della caffeina, spesso come rimedio alla stanchezza, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori studi per valutare l’impatto di queste alterazioni neurali sulla salute cognitiva e sul funzionamento quotidiano e per definire linee guida personalizzate sul consumo.

Pur offrendo un temporaneo potenziamento mentale, la caffeina richiede un’assunzione ben calibrata. Consumata nel tardo pomeriggio, spinge il cervello verso uno stato di maggiore attività. Questo può sembrare vantaggioso, ma l’eccessiva attività cerebrale durante il sonno interferisce con processi chiave come il consolidamento della memoria e l’apprendimento. Le fasi del sonno sono fondamentali: il sonno profondo fissa fatti e concetti, mentre il sonno Rem elabora emozioni e stimola la creatività. Bloccando l’adenosina, la caffeina riduce il sonno profondo e disturba il sonno Rem. Anche dormendo dopo aver assunto caffeina, la qualità del sonno e la capacità del cervello di apprendere e ricordare risultano compromesse.

La ricerca propone una soluzione essenziale: il tempismo è cruciale. «La caffeina deve supportare, non ostacolare, e ciò richiede grande attenzione alle tempistiche», spiega il dottor Joseph Mercola, medico e autore di Your Guide to Cellular Health. Sebbene la sensibilità alla caffeina diminuisca con l’età, i cervelli più giovani sono particolarmente vulnerabili. Per chi ha meno di 40 anni, assumere caffeina nel pomeriggio può mantenere il cervello troppo attivo per diverse ore dopo l’addormentamento.

Gli esperti consigliano di evitare la caffeina dal primo pomeriggio a qualsiasi età. E per chi rileva un sonno frammentato (tramite dispositivi indossabili), il suggerimento è un “reset della caffeina”: sospendere l’assunzione per qualche giorno e osservare la risposta del corpo. Un sonno di qualità è una necessità irrinunciabile per il cervello.


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