Tajani: l’Ue si rinnovi e diventi protagonista autonoma

Il ministro Tajani in una immagine di repertorio. Foto: Alberto PIZZOLI / AFP)
Photo: by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images
Di fronte agli attacchi provenienti da Usa e Russia serve un’Europa che si ricompatti, si rinnovi e diventi protagonista e anche autonoma, e l’Italia può avere un grande ruolo in questo cambiamento. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al “Corriere della Sera“. «L’Europa così come è strutturata non può reggere al confronto con altre potenze. E non è questione di replicare a questa o quella dichiarazione – l’America resta necessariamente il nostro principale alleato – o di pensare di essere in guerra con la Russia. Serve pensare a come noi possiamo risollevarci, non ridurci ad azioni di piccolo cabotaggio», ha affermato Tajani. «L’Italia può avere un grande ruolo in questo cambiamento, sapendo quali sono le necessità. La prima è ritrovare un’anima politica, quella di un continente dalle radici cristiane, dell’illuminismo, dei diritti, del rispetto per la persona, l’unico che non prevede la pena di morte. Abbiamo validi e capaci leader nazionali, ma mancano grandi leadership europee come quelle di De Gasperi, o Kohl, o Mitterrand. Tutti devono fare un passo avanti. Non limitarsi appunto a ragionare come leader di un paese, ma di un progetto più ampio», ha proseguito il ministro. Secondo Tajani è necessario contrastare le spinte nazionaliste con riforme incisive e vere. «È ora di eliminare il diritto di veto almeno per molte materie, ne parlerò con i miei alleati. Poi unificare il ruolo di presidente della Commissione europea con quello del Consiglio europeo, eletto direttamente dai cittadini. E rafforzare il Parlamento europeo, che non ha ancora iniziativa legislativa. Tutto questo per avere un’Europa più politica e meno burocratica», ha osservato il vicepremier, sottolineando inoltre la necessità di arrivare al completamento del mercato unico. «Si fa con l’unione bancaria, il mercato unico dell’energia, il mercato dei capitali, le leggi sulla concorrenza, l’armonizzazione fiscale che impedisce si creino paradisi fiscali». Secondo Tajani, inoltre, «deve tornare la politica e finire lo strapotere delle burocrazie di Bruxelles. Non è possibile che solo perché si è studiato al Collegio di Bruges si possa pensare di avere più potere da chi è eletto dai cittadini. La burocrazia europea è elefantiaca, in poteri, in lacci e lacciuoli. Bisogna essere rapidi, veloci, elastici. Per ogni nuova norma, due vanno abolite. E basta con politiche da harakiri, come l’esagerazione sul Green Deal che ha fatto danni a un continente industriale come il nostro. Per non parlare dell’agricoltura…», ha affermato. Un’altra necessità, secondo Tajani, è il rafforzamento della difesa europea, «il che non significa solo armi da usare contro un ipotetico nemico, ma mezzi anche per difendere la nostra economia, penso alla nostra Marina militare, alle forze che prestano servizio sotto l’egida Onu. Io penso serva un esercito comune come punto d’arrivo, ma intanto è necessario un coordinamento per una difesa comune, anche attraverso una stretta collaborazione industriale con Usa e gli altri paesi della Nato e del G7», ha aggiunto. Quanto al decreto Ucraina, ha poi assicurato Tajani, «si farà come ha detto chiaramente la premier». «Non c’è dubbio sulla nostra linea. Per impegni maggiori, possiamo pensare a fondi europei ad hoc, a eurobond per rafforzarci. Perché la realtà è quella che abbiamo davanti: dobbiamo saper garantire la nostra difesa e lavorare alla riunificazione dell’Europa anche ad Est, e noi siamo i primi sostenitori dell’ingresso nella Ue dei paesi balcanici. «L’unità dell’Occidente è un patrimonio irrinunciabile. Io non credo si possa fare a meno così facilmente dell’Europa, anche se è chiaro che agli Usa interessa la sfida con la Cina», ha proseguito il vicepremier. «Perché non è detto che la Cina rompa con la Russia e non servirebbe neanche agli Usa perdere un alleato e un continente che è un mercato di import ed export ricchissimo. E tantomeno – lo dico a tutti quelli che contestano l’importanza dalla Ue – serve all’Italia isolarsi. Dei 623 miliardi di export delle nostre aziende, oltre 200 sono verso paesi europei. Isolarsi, dire no all’Europa, ci farebbe diventare residuali e irrilevanti», ha concluso.
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