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L'America ci sarà sempre ma gli Stati europei e asiatici dovranno sapersi difendere da soli

La nuova dottrina americana per il XXI Secolo

La nuova strategia ribalta il modello precedente, accusato per molti decenni di imperialismo: gli Stati Uniti smettono di essere il garante universale dell'ordine internazionale e si propongono agli alleati come un primus inter pares, in un ordine internazionale in cui tutti gli alleati (a partire da quelli europei) faranno la propria parte per difendere la libertà e l'autodeterminazione dei popoli

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump allo Studio Ovale, Casa Bianca, Washington, DC, 12 novembre 2025. Foto: REUTERS/Kevin Lamarque

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Tempo di lettura: 8 Min.

Per il suo secondo mandato, l’amministrazione Trump ha deciso di mettere in chiaro le proprie intenzioni: rifiutare il ruolo di Atlante. L’ordine mondiale non dovrà più essere un peso sulle spalle degli Usa, che daranno invece la priorità al controllo dei confini, alla forza industriale e all’influenza incontestata nell’Emisfero Occidentale, affrontando tutto il resto con una selettività più netta.
La nuova Strategia di sicurezza nazionale, pubblicata il 5 dicembre dalla Casa Bianca, può essere suddivisa in cinque punti chiave, volti a ridefinire la posizione dell’America nei confronti dei maggiori temi internazionali e a rimodellare le priorità statunitensi geopolitiche in Cina e Indo-Pacifico, Ucraina, Medio Oriente e in Occidente.

I PROBLEMI DELL’EUROPA

Nell’analisi pubblicata dalla Casa Bianca L’Europa è una regione colpita da problemi strutturali: migrazione di massa, declino demografico, grave debolezza militare, burocratizzazione e crisi di rappresentatività politica. Il rischio è che il Vecchio Continente arrivi alla cancellazione della propria civiltà se non inverte queste dinamiche. Oltre alla condivisione dell’onere della propria difesa, la strategia chiede anche un complessivo riallineamento della posizione economica e politica dell’Europa, con un incremento dell’accesso degli Stati Uniti ai mercati europei e il rafforzamento dei legami commerciali e di difesa con le diverse nazioni dell’Europa e, in parallelo, con la fine dell’idea della Nato come un’alleanza in “infinita” espansione e la richiesta americana ai governi europei di combattere le condotte e economiche ostili cinesi come l’eccesso di produzione, il furto di tecnologia e lo spionaggio informatico
Per Washington, questo significa un cambiamento di ruolo: gli Stati Uniti continueranno a sostenere gli alleati della Nato, ma principalmente come coordinatore strategico piuttosto che come una forza combattente pronta a intervenire al posto loro. L’Europa, dice in sostanza l’amministrazione Trump, deve imparare a camminare con le proprie gambe.
Il documento descrive l’Europa come una regione «strategicamente e culturalmente vitale» per gli Stati Uniti, e identifica i rapporti commerciali come il pilastro sia dell’economia mondiale che della prosperità americana; ed è nell’interesse nazionale degli Stati Uniti che l’Europa sia forte,  non debole come è ora.
Quanto alla guerra in Ucraina, l’Europa appare sempre più provata dal conflitto: l’aggressione russa ha sconvolto gli Stati europei, che finalmente ora considerano la Russia come una minaccia alla propria esistenza.
La risoluzione del conflitto in Ucraina è necessaria non solo all’Europa ma anche agli Stati Uniti, che vedono la fine della guerra come essenziale per riequilibrare la posizione internazionale. «È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation involontaria della guerra e ristabilire dei rapporti strategici con la Russia, nonché per consentire la ricostruzione dell’Ucraina» afferma il documento. Che poi critica i governi europei per insistere su obiettivi troppo ottimistici per l’Ucraina, ignorando le voci contrarie interne e impedendo che la volontà popolare di pace diventi una strategia politica. Negoziare la fine del conflitto non significa tradire l’Ucraina – secondo l’amministrazione Trump – ma è l’unico modo per permettere all’Europa di ritrovare stabilità e di tornare a essere un alleato forte e credibile a livello internazionale.
Sottesa alla nuova Dottrina Monroe americana è l’idea che l’Europa arrivi a gestire il conflitto sempre più in autonomia, con Washington a svolgere un ruolo di supporto.

IL “NUOVO” RUOLO DEGLI STATI UNITI IN OCCIDENTE

Altro pilastro della nuova linea politica americana è un riorientamento geografico chiave verso l’emisfero occidentale. In un contesto in cui gli Stati Uniti d’America ricoprono in Occidente un ruolo di primus inter pares e di estremo baluardo della civilizzazione occidentale (evidentemente in contrapposizione alla dittatura comunista cinese e ai suoi alleati, a partire da Russia, Corea del Nord e Iran), il primato americano è considerato un presupposto essenziale per la sicurezza e la prosperità mondiali. La forza americana, sul piano sia interno che internazionale, dipende primariamente dalla messa in sicurezza dell’emisfero occidentale. A tal fine, il documento il “Corollario Trump” prevede implicitamente che la Repubblica Popolare Cinese venga ricacciata fuori dall’America Latina, una politica più aggressiva nei confronti dei cartelli della droga e un maggiore impegno commerciale.

LA COMPETIZIONE COL REGIME CINESE

Quanto al convitato di pietra della nuova Dottrina Trump, sebbene la strategia identifichi nella dittatura cinese il principale avversario degli Stati Uniti, l’intento è di rimanere sul piano prevalentemente economico evitando lo scontro militare. Il programma è quello di contrastare l’influenza mondiale della Cina, ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalla produzione industriale cinese, rafforzare delle tutele sulle tecnologie avanzate, la messa in sicurezza delle catene di approvvigionamento di metalli di importanza strategica e l’espansione della cooperazione economica e di sicurezza con i partner asiatici, per garantire che l’Asia non sia totalmente dominata dal regime cinese.
«Nel lungo termine, mantenere la egemonia economica e tecnologica americana è il modo più sicuro per scoraggiare e prevenire un conflitto militare» afferma il documento. Quindi, per l’amministrazione Trump deve essere il potere economico – e non il numero di testate nucleari – ad assumere il ruolo di spina dorsale del principio di deterrenza.
E mentre la presenza militare americana nell’Indo-Pacifico deve rimanere salda, la nuova impostazione geopolitica americana chiede anche agli alleati asiatici di assumersi molta più responsabilità per la propria difesa. D’altra parte, il Giappone ha seriamente iniziato a riarmarsi già da diversi anni.

LA POLVERIERA MEDIORIENTALE

Il Medio Oriente è idealmente inserito in una categoria a parte, rispetto alle precedenti politiche statunitensi: ancora strategicamente rilevante, ma non più un teatro per interventi militari o ingegneria politica a tempo indeterminato. Ogni riferimento a George Bush (padre e figlio) e ai neocon, qui appare niente affatto casuale.
Decenni di una titanica presenza militare e di tentativi di “esportazione” della democrazia hanno solo prodotto nuova instabilità, spesso dirottando  le risorse estere americane da regioni che ne avevano e ne hanno maggiore necessità. D’ora in poi, l’approccio di Washington è definito da obiettivi precisi: proteggere i corsi d’acqua vitali, difendere gli alleati fondamentali, contenere il terrorismo e impedire agli avversari di stabilire punti d’appoggio che minaccino la sicurezza energetica mondiale o gli interessi statunitensi.
«L’America si assume l’impegno di garantire per sempre che le forniture energetiche del Golfo non cadano nelle mani di un nemico dichiarato, che lo Stretto di Hormuz rimanga libero, che il Mar Rosso rimanga navigabile, che la regione non sia un incubatore o un esportatore di terrore in chiave anti-americana e che Israele rimanga al sicuro».

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