Smentite degli ufficiali cinesi sul prelievo di organi ne suggeriscono la colpevolezza

Recentemente, l’uomo incaricato di riformare il violento sistema dei trapianti di organi in Cina, ha tentato di difendere la sua testimonianza e gli sforzi di riforma in maniera elegante, ma entrambi i tentativi sembrano aver avuto solo l’effetto di peggiorare le cose.

Huang Jiefu, ex ministro della Salute in Cina, è ora il capo dell’Organ Transplantation Commitee (Otc) [Comitato per il trapianto di organi], un ente instaurato per supervisionare quello che viene chiamato il “nuovo sistema di trapianti”, creato con lo scopo di discostarsi dalla dipendenza dai prigionieri giustiziati (mentre i condannati a morte o la categoria religiosa sono un’altra questione).

A mezzogiorno, Huang ha tenuto una conferenza stampa a Pechino, nel tentativo di ripulire il suo nome da una recente controversia associata alla cattedra onoraria ricevuta dall’università di Sidney. È raro vedere un funzionario cinese tenere un discorso privato per i media stranieri.

Il caso di Huang è significativo perché è stato elogiato dai dottori occidentali e dalle istituzioni mediche per ciò che concerne i suoi sforzi di allontanare la Cina dall’usare i prigionieri condannati come fonte per i trapianti di organi.

Ma, durante la conferenza, ha ammesso pubblicamente di aver lui stesso rimosso e trapiantato organi da prigionieri condannati, un atto che avrebbe violato tutta una serie di codici etici medici internazionali, incluso quello dell’Università di Sidney che gli ha conferito la cattedra onoraria. Egli ha inoltre difeso l’uso dei prigionieri condannati per ottenere i loro organi nonostante questa violazione etica sia stata ciò che ha guidato la fondazione del nuovo sistema per il quale ha ricevuto le congratulazioni.

Si sospettava già, sulla base dei rapporti ufficiali della stampa cinese, che Huang avesse prelevato gli organi dai prigionieri condannati. Ma l’ammissione diretta è sorprendente e dannosa, secondo la Dafoh, un gruppo di difesa medica con sede a Washington che ha discusso contro il premio di Huang.

«La pratica di trapianto di Huang è in conflitto con il codice di condotta dell’Università», ha detto la Dafoh, in un’affermazione sul suo sito web in riferimento alle controversie che coinvolgono l’università di Sidney. «Huang [afferma] che il mondo dev’essere comprensivo e deve dare una possibilità alla Cina, ma la perversa richiesta di “una possibilità”, significa dare uno schiaffo a decine di migliaia di vite innocenti che non hanno avuto alcuna possibilità e sono state uccise per i loro organi».

Più di recente, un sito di propaganda cinese ha pubblicato altre osservazioni destinate a placare i critici, invitando semplicemente a ulteriori esami.

Nell’intervista, Huang ha detto: «Il nostro Paese possiede una legge molto severa: gli organi donati dai condannati a morte devono avere la firma del prigioniero o della famiglia. Dico ciò molto responsabilmente: ogni singolo caso possiede queste firme e non agiamo contro la volontà degli individui coinvolti. È sotto queste circostanze che gli organi vengono prelevati».

In superficie, questa suona come una posizione collaborativa da parte dei funzionari della salute cinese: indica che tutte i trapianti sono stati effettuati con il consenso dei donatori, cosa che sarebbe in linea con gli standard internazionali.

Ma secondo David Matas — un avvocato e ricercatore sui casi di espianto forzato di organi dai praticanti del Falun Gong in Cina — questa affermazione, se fosse vera, sarebbe problematica per il regime, costringendolo a fornire molte spiegazioni.

Per capire il perché bisogna andare indietro di alcuni anni. Fino al novembre 2006, la posizione ufficiale del Partito comunista cinese (Pcc) era che nessun trapianto di organi provenisse dai prigionieri condannati a morte. Il regime ha ribaltato tale posizione quando Huang ha ammesso, davanti all’informazione nazionale, che «la maggior parte degli organi proviene dai cadaveri dei prigionieri giustiziati».

Quest’ammissione ha avuto luogo in mezzo alle prove emergenti che i praticanti del Falun Gong, un’antica disciplina meditativa, venivano costretti al trapianto d’organi mentre erano ancora in vita, diventando la prima fonte per i trapianti di organi in Cina. Molti pensavano fosse una manovra tattica intesa a togliere i riflettori sulla questione del Falun Gong.

Nessuno in questo momento conosce esattamente quanti prigionieri sono condannati in Cina e il Partito comunista lo considera un segreto di Stato.

Tuttavia, gli esperti segnalano un grande vuoto tra il numero dei prigionieri condannati — ci sono limiti minimi e massimi entro i quali i ricercatori lavorano — e il numero dei trapianti che la Cina ha eseguito oltre ogni dato periodo. Dal 2000 al 2005, secondo David Matas e il suo collega David Kilgour — ex Parlamentare canadese e Pubblico Ministero — quel numero corrisponde a 41.500. La maggior parte dei prigionieri che hanno colmato il vuoto si crede appartengano ai praticanti del Falun Gong ancora perseguitati all’interno delle Cina.

Huang, dicendo ora che il trapianto da prigionieri condannati arriva con la firma del loro consenso o famiglia, ha semplicemente abbassato il numero di organi ai quali ci viene fatto credere provengano dai prigionieri condannati: la cifra non potrebbe mai corrispondere al 100 per cento dei prigionieri condannati, anche il cinquanta percento sarebbe troppo dato l’alto numero di emopatie tra i prigionieri detenuti che rendono i loro organi inadatti al trapianto.

Nella stessa intervista di Huang, come per assicurarsi che tutti questi dati restassero coperti, è stato citato Shi Bingyi, un’importante figura nel sistema di trapianto di organi medico-militare cinese, negando la conoscenza del prelievo di organi da praticanti del Falun Gong.

Senza fare un’affermazione basata sui fatti, Shi ha affermato che «non crede assolutamente» all’espianto di organi dai praticanti del Falun Gong mentre sono ancora in vita.

Shi è attualmente il presidente deputato per la branca del trapianto di organi dell’Associazione Medica Cinese; era il capo dei trapianti all’ospedale dell’armata 309 di Liberazione del Popolo. In uno scatto ufficiale viene rappresentato nelle sue vesti militari davanti a uno sfondo rosso brillante.

Le osservazioni di Shi e Huang sono state pubblicate il 28 maggio sul sito Kaifeng, il quale ha dichiarato essersi basato sulle interviste rilasciate a China Radio International. Kaifeng è il più corrosivo sito di propaganda anti Falun Gong associato con l’Ufficio 610 — il riservato organo di Partito extralegale istituito il 10 giugno 1999 per supervisionare la persecuzione del Falun Gong — L’ufficio era lo strumento chiave usato da Jiang Zemin, l’ex leader del regime, per realizzare la campagna tramite una violenza senza freni da parte della polizia e usando una varietà di misure illegali.

Diverse ricerche sui nomi di Huang e Shi non hanno rivelato alcuna traccia delle interviste sul sito web di China Radio International (Cri). Né il Cri né Kaifeng hanno risposto alle email che chiedevano spiegazioni.

Ethan Guttman, un ricercatore sull’espianto di organi dai prigionieri di coscienza in Cina, crede che le osservazioni di Shi facessero parte di un tentativo per distogliere l’attenzione dei media occidentali sulla questione dell’espianto di organi dai praticanti del Falun Gong.

«Vogliono contrastarla e soffocarla», ha detto in un’intervista telefonica dalla sua abitazione di Londra. Gutmann ha spiegato che il «punto critico» era solo prendere posto nella sfera dei media sull’espianto di organi dai praticanti del Falun Gong e che le osservazioni sono state fatte in preparazione a ciò. «Ora quando gli viene chiesto, possono dire “Oh, è una vecchia questione, l’abbiamo già negata”».

Ha detto, tuttavia, che in ogni caso: «la questione non è finita».

Articolo in inglese: Chinese Officials’ Denials on Organ Harvesting Suggest Culpability

 
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