Perché le scie chimiche non c’entrano niente con il caldo

In questo periodo fa caldo: è evidente non solo uscendo di casa, ma anche accendendo la tv. Tanti sono infatti i notiziari sulle ondate di calore persistenti ed eccezionali, e quest’estate è già stata paragonata a quella più calda di sempre del 2003.

In queste circostanze, non si può fare a meno di pensare al riscaldamento globale, mentre su internet il caldo eccessivo è anche occasione per riproporre articoli sulla teoria complottistica delle scie chimiche, quelle scie bianche nel cielo che secondo alcuni sarebbero esperimenti di modificazione climatica condotti dai militari dei vari governi, ad esempio quello Usa nel progetto Haarp, e che sarebbero le vere cause del riscaldamento globale.

Per il prof. Stefano Caserini, ingegnere ambientale e dottore di ricerca in Ingegneria sanitaria, è un fatto ovvio che il riscaldamento globale sta giocando un ruolo importante nel rendere le nostre estati più roventi con «una maggior frequenza di giornate molto più calde». Infatti, continua Caserini «se si guarda il 5° rapporto dell’IPcc, dice chiaramente che col progredire del riscaldamento globale la frequenza e l’intensità delle ondate di calore crescerà». Per quanto riguarda il singolo evento, poi, «è una questione statistica», quindi nessuna ondata di calore «di per sé è proprio soltanto dovuta al cambiamento climatico», precisa Caserini.

Ma quella teoria che imputa il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici alle scie chimiche «nella letteratura scientifica non esiste… se si fanno due conti non sta in piedi… è proprio una bufala che gira su internet».

Infatti per Caserini la vera causa del riscaldamento sono i gas serra, che provocano uno «sbilanciamento energetico» pari all’energia di 4 bombe di Hiroshima al secondo, e in confronto, quelle scie «messe qua e là» non sarebbero niente, anche qualora esistessero davvero.

Per quanto riguarda invece gli inverni più freddi e le ondate di freddo, quindi i probabili squilibri del clima su estremi opposti, per Caserini questo fenomeno non esiste perché il riscaldamento aumenta la temperatura anche degli inverni, semmai quei picchi di gelo sono dovuti ad un «meccanismo più complicato che aumenta i cold spell negli Stati Uniti, questo è un feedback legato all’Artico, alla Groenlandia», però alla fine sono ondate inserite sempre in periodi caldi nel complesso, spiega Caserini. «Non è vero che ci sono questi record di freddo, i record sono più del caldo e sono molto più frequenti adesso».

Inoltre, aggiunge l’ingegnere ambientale, quelle estati che ci sembrano più fresche in realtà non lo sono, è solo che se veniamo da un’estate più calda quella dopo ci sembrerà più fresca, ma in realtà è «solo nella norma».

In sintesi si cominciano a vedere gli effetti del riscaldamento globale. «Poi è chiaro: non è che tutti gli anni c’è l’ondata di calore più intensa; c’è stata nel 2003, poi adesso nel 2015, poi anziché essere nel 2028 magari è nel 2020», spiega Caserini, che fa notare come in realtà, al di là di tutto, dobbiamo ancora vedere se questa estate è stata davvero un’estate con «temperature anomale».

 

 

 
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